NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Imprigionati dalla droga, fino al riscatto

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Imprigionati dalla droga, fino al riscatto

Che cosa dice tutto questo ad un professionista del settore come Gelain che lavora al Sert nel quotidiano? Quanti di questi ragazzi vede e quanti riesce a distrarne dall'idea che la droga e lo spacciatore siano una realtà normale?

ENZO GELAIN- È una bella scena questa che con tre immagini diverse dà esattamente l'idea di che cosa si parla. C'è davvero molta confusione nella mente di questa ragazza, ad esempio tra il contrasto degli affetti e la gratitudine verso il pusher che ormai è una specie di dio, così come succede realmente nelle scuole superiori dove il giovane che spaccia è visto come una specie di eroe negativo. Il pregio di questo film è tra l'altro di riportare la droga al centro del dibattito. Negli anni 80 i tossicodipendenti erano un terzo di quelli di oggi, c'era una presenza e una iniziativa politica fortissime. Ora non è più così. I tossicodipendenti bisognosi di cura in Italia oggi sono quasi 400mila, si tratta di gente che ha bisogno di essere curata, anche se si tratta di adulti che sostengono di praticare la droga in modo controllato. È un inganno. Se riportiamo al centro della discussione questa vera e propria piaga sociale e come dice l'assessore riusciamo a prevenire la cosa è possibile che si riesca quanto meno a intaccare questo fronte incredibilmente compatto; oggi i genitori di 40 anni con figli adolescenti sono spaesati e privi di capacità e competenze, non sanno per la maggior parte cosa fare e allora fanno gli amici e non i genitori.

BRUNO GABURRO- Prima di cominciare sono andato a documentarmi, sono andato da un Carabiniere e mi sono fatto raccontare un po' di cose. Davanti al suo tavolo, che aveva sopra delle pile di fascicoli con le denunce per droga, è uscita una realtà che va oltre qualsiasi fantasia, compreso il giovane genitore che dice al Carabiniere dai maresciallo, dacci un tiro anche, tu tanto prima o poi tutti lo abbiamo provato; e di peggio ancora una scena da film comico, come una signora che senza battere ciglio in caserma ha precisato: guardi che mio figlio non fuma mai in casa, va in terrazza. Ecco, queste realtà mi hanno fatto capire come dovevamo parlare per riuscire a trasmettere in sceneggiatura qualcosa di davvero reale a tantissime persone che il senso della realtà lo hanno perduto quasi del tutto. Se i genitori stessero vicino ai figli il rischio sarebbe bassissimo anche se sempre presente. Finchè uno non si accorge di un ragazzo che torna alle 5 del mattino il problema non può che esistere ed essere di difficile soluzione.

Passiamo la terza scena del film con l'overdose come vertice inevitabile del dramma e appunto la cecità del padre che continua a non rendersi conto del fatto che la figlia è effettivamente una tossicodipendente...

Imprigionati dalla droga, fino al riscatto (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)ENZO GELAIN- La capacità della famiglia di rimettersi in gioco per ascoltare è appunto il centro del ragionamento perché bisogna sapere ascoltare di nuovo. Il padre è colpevole ma anche gli altri... È tutto molto verosimile, la ragazzina mete in atto un alzo di tiro continuo perché gli altri, quelli con cui convive, si rendano conto finalmente di come sta soffrendo, sia pure a partire da un segnale secondario come l'abbandono dell'attività sportiva.

MICHELE CALI'- Secondo me questa scena ci dice che la ragazza non è guasta di suo, ma si è guastata per il fatto che nessuno l'ha ascoltata, appunto. Se avesse avuto altri interlocutori sicuramente il suo percorso di vita non sarebbe stato questo. Non basta nascere come buon ragazzo, sono poi gli eventi, i capricci dei genitori, l'incoscienza nei confonti dei figli a fare il resto. Questo padre è sicuramente colpevole, è lui che deve rendersi conto di essere il problema più grave in questo equilibrio reso tanto precario. Avendo tutto a disposizione nella normalità, sicuramente Martina avrebbe una vita normale, parlerebbe con i genitori, non sarebbe un'esca o una preda per gli spacciatori. I ragazzi vanno seguiti, ha ragione Sernagiotto, bisogna spegnere il telefono quando si torna a casa dal lavoro e stare a sentire con molta attenzione che cosa ci dicono e perfino capire quel che ancora non ci hanno detto.

BRUNO GABURRO- È davvero una discesa agli inferi progressiva, guardate cosa dice Martina quando cerca di fare da moglie al padre visto che la moglie se n'è andata. La situazione è difficile ed ha questi sviluppi perché sono sviluppi davvero inevitabili oltre che prevedibili entro una certa misura. Del resto sono storie di ordinaria quotidianità che leggiamo sui giornali, non è che ci siamo inventati cose particolari. L'importante è farle vedere e dare a tutti la capacità di prenderne atto e di discuterne. La verità è che i problemi gravissimi diventano irrimediabili quando si supera una determinata soglia. Per abbiamo cercato di presentare tutte le situazioni singole e di assieme proprio all'inizio del film in modo che il quadro fosse ben chiaro.

Imprigionati dalla droga, fino al riscatto (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)REMO SERNAGIOTTO- C'è un'altra grandissima scena quando l'amico e collaboratore del padre gli dice di non chiedergli nulla perché gli amici si difendono quando hanno torto, ma "tu hai sempre ragione, per cui...". Oggi nel Veneto quella generazione dello sviluppo industriale perfino studiato nel mondo è in grande calo: non ci sono più otto su dieci partite iva per abitante. La gente nata nel dopo-guerra come me era talmente impegnata a uscire dalla povertà e l'emigrazione che ha trascurato molte cose: oggi tra essere e avere scopriamo che servono entrambi, non si butta via nessuna delle due essenze di vita. Se non c'è benessere sociale oltre all'economico abbiamo una specie di grande pianta con radici però irrimediabilmente superficiali. Questa ragazza magari non era destinata al percorso infernale che il film ci descrive, ma pur facendo di tutto per interessare i suoi genitori non ottiene niente, non ne cava nessun risultato, e allora entra sempre più nel problema che la travolgerà. La prevenzione è un grande patrimonio che abbiamo nelle nostre mani. Dobbiamo soltanto prenderne atto e con grande serietà e impegno lavorarci al meglio. Se non ci riuscissimo sarebbe però una occasione perduta, l'ennesima occasione perduta dalla nostra società, per riuscire a cambiare davvero qualcosa in questa nostra vita. 

 

 

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