NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Tempi e metodi della medicina sul territorio

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Tempi e metodi della medicina sul territorio

Se riprendiamo per un attimo il concetto delle integrazioni di intervento da attuare tra le varie componenti dell'assistenza, pubblica, sanitaria o affidata ad altri come le associazioni o il volontariato, da che cosa dovremmo partire?

VANNI POLI- Nel 1978 si è inventata la usl che diceva: non è l'ospedale centro della sanità. Allora era una associazione di Comuni come ora, l'integrazione della sanità era già indicata come essenziale e diceva anche che la comunità deve essere protagonista perché in alternativa non c'è organizzazione. A parte il ruolo dei Comuni, che deve tornare quello di allora, credo che i principi siano corretti: occorrono gangli collegati, territorio coperto, risposte immediate ed efficaci. Il ruolo del volontariato va promosso e impiegato nella maniera più opportuna. Molti di quei 40 progetti prevedono proprio il volontariato coinvolto, ma è l'organizzazione che si fa carico di quel coinvolgimento. Oggi l'attenzione di tutti deve produrre un coinvolgimento che parta dall'idea che stiamo facendo un investimento; i risultati non li potremo vedere subito e tutti assieme. Aggiungerei che il ruolo della conferenza dei sindaci dell'ulss va recuperato perché la vecchia "riforma della riforma" li ha di fatto emarginati. Importante è che non ci siano sprechi di risorse. Personalmente credo molto nei Comuni e nel loro ruolo.

Resta il fatto che il volontariato implica un inghippo: non può invogliare ad approfittarne lasciando che surroghi le manchevolezze dell'organizzazione pubblica?

STEFANO FRACASSO- Il volontariato lo vedo com'è, utilissimo e generoso, ma anche come sentinella magari severa per quanto accade attorno, un sensore e una verifica reale della qualità, dello stato delle cose, una sentinella che segnali se el cose non vanno, ma che dica anche dove invece vanno. Per questo penso che la medicina sul territorio deve essere una medicina partecipata. Ripeto: quel che è codificato nell'ospedale deve esserlo anche nel territorio e quindi deve poter contare su una partecipazione vera per la salvezza e la costruzione del bene comune: se parliamo del bene comune che cosa lo è più della salute di tutti?

RENZO GRISON- Parliamo di territorio dove il ruolo dei sindaci è centrale e lo sarà anche a fine riforma perché le future aggregazioni funzionali saranno collocate proprio nel cuore del territorio ed è auspicabile che ci siano iniziative specifiche delle amministrazioni per dare disponibilità di locali e di spazi in quanto la medicina di gruppo come si sta configurando vedrà confluire nella stessa sede operativa più medici, magari con professionalità diverse, magari con la presenza di specialisti e con la gestione delle figure infermieristiche che completeranno il quadro della rete sanitaria esterna all'ospedale. Anche queste figure stanno cambiando e quindi parliamo di nuove professionalità con relativi problemi di formazione e aggiornamento. La gestione delle cronicità è una domanda di servizio molto rilevante che diventa comunque un problema sociale mentre sradica la persona dal suo ambiente. Avere a disposizione un pacchetto di operatività che tenga conto di tutto sapendo quel che va fatto chiaramente dà garanzie piene, come accade già oggi per i nuclei di medicina primaria che si muovo verso l'esterno partendo dall'ospedale.

SILVIO_REGIS (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)SILVIO REGIS- Per concludere, aggiungo che esiste anche un altro aspetto da tener presente: progressivamente andrà ridefinito il ruolo delle case di riposo che dovranno essere un supporto all'ospedale diverso; oggi nella casa di riposo ci sono in maggioranza persone ammalate, ma noi sappiamo che dobbiamo mantenere a casa il più possibile le persone; dopo di che se è necessario andiamo fuori di casa, ma apriamo le case di riposo alla comunità: un elettrocardiogramma attraverso il teleconsulto può essere sistemato tranquillamente in una sede pubblica come può essere una casa di riposo senza che per questo lavoro si debba spostare nessuno. Insomma, bisogna che la rete pur nella sua complicazione organizzativa che non è indubbiamente semplice sappia diventare semplice. Questo è il punto ed è possibile riuscire a raggiungere questo risultato. In questa riorganizzazione e in questo momento storico di gente che perde il lavoro credo che sia una occasione non piccola e anzi particolarmente interessante quella di tornare a creare qualche nuova occasione di lavoro.

 

nr. 23 anno XVIII del 15 giugno 2013


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