NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Tempi e metodi della medicina sul territorio

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Tempi e metodi della medicina sul territorio

Vogliamo anche dire che il ruolo delle famiglie o del volontariato non deve essere un alibi per nessuno? Certi servizi assicurati per contratto dal sistema sanitario pubblico lo devono essere sul serio e non in teoria come accade a volte per le associazioni in convenzione con l'ospedale per alcuni servizi.

RENZO_GRISON (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)RENZO GRISON- La famiglia ha necessità di trovarsi dentro una rete di servizi; non possiamo pensare che un paziente possa essere sempre e comunque assistito anche a domicilio. Può esserci necessità di un ricovero temporaneo per varie ragioni e non necessariamente in una corsia di ospedale. È evidente che figura centrale di tutta questa situazione quando il paziente è fuori dall'ospedale diventa il medico di famiglia, cioè il medico di medicina generale che è in grado di ricevere la segnalazione dei bisogni dopo di che intervengono le strutture che ci sono attorno, strutture sanitarie ma anche sociali; in questo senso la famiglia deve trovare altra serenità nel gestire a domicilio un paziente anche complesso e difficile.

STEFANO FRACASSO- La difficoltà è individuare un unico referente per la medicina sul territorio; se sei costretto a chiamare pronto soccorso, medico di famiglia, distretto o chi altro è chiaro che non trovi la risposta che vuoi. Invece il nuovo piano prevede il cosiddetto distretto che assume questa regia complessiva e poi la medicina di gruppo integrato che costituisce il faccia a faccia diretto visto che conosce direttamente il paziente. Certo che tra l'ospedale e il territorio il salto è grosso e se il territorio non è strutturato come si deve il problema per la famiglia è anche più grosso. Ecco il pericolo di cui parlavo prima.

VANNI_POLI (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)VANNI POLI- Tra distretto e famiglia esiste un incrocio di competenze che va chiarito con l'unico referente che secondo me deve essere il medico. Abbiamo 40 progetti elaborati nell'ulss per il triennio da quest'anno e la Regione sta promuovendo il tutto. Vedremo, ma è una buona prospettiva almeno per partire.

SILVIO REGIS- Detto che fatto il riferimento alla legge si parla di riorganizzazione che tra l'altro per Vicenza non esiste perché ha già avuto i suoi tagli, bisogna notare che a fronte di una fase acuta della malattia poi si presenta la fase della cronicità che inevitabilmente va pesare sui pazienti più deboli, quelli a patologia più importante come gli oncologici, i diabetici, gli anziani anche non ammalati, ecc. Tutto il contesto della cronicità necessita di un trattamento particolare e assecondato da una rete organizzativa. La Regione sta interpretando bene i compiti della riorganizzazione per continuità di assistenza verso i più deboli, cosa che comporta un cambiamento il quale per ora non c'è perché siamo in fase di costruzione. Per noi i punti di riferimento sono tutti concentrati attorno alla figura del medico di famiglia, il quale è oggi impegnato a trasformare radicalmente in una diversa realtà anche personale la sua figura per tradizione votata all'isolamento dell'ambulatorio, individualista. Dopo di che le realtà si chiamano anche in altro modo: ad esempio la tecnologia informatica, la telemedicina, le 12 ore di servizio disponibili per i pazienti, la presenza del medico in grado comunque di leggere in tempo reale la scheda personale di ciascuno e interpretare i problemi e risolverli; si tratta di un cambiamento epocale non riesco a definirlo in altro modo. C'è appunto questo cambiamento culturale per cui il medico di famiglia costituisce la prima interfaccia anche al posto del pronto soccorso. ma la partita si gioca secondo noi soprattutto sull'investimento in direzione del personale perché tutto è destinato a fallire se la riorganizzazione in senso moderno non è vera, cioè non sostenuta e supportata da un organico indispensabile. Avere personale preparato e competente darà sicurezza a tutti, al sistema e naturalmente ai destinatari dei servizi. In poche parole, ci vuole una progressività nell'investire su questi concetti: il risparmio in partenza non esiste, è inattuabile.

Detta in questo modo ci pare che sia difficile rendere possibile fare tutto questo e arrivare alla costruzione completa del nuovo sistema: non vi sembra?

STEFANO FRACASSO- Se ci saranno elementi recuperabili di personale per il territorio e la medicina di gruppo e poi qualche assistente, e anche l'intervento dei Comuni, tutto diventerà possibile. Se trasferiamo il concetto delle funzionalità delle figure assistenziali dell'ospedale al territorio non c'è pericolo che tutto poi vada a finire sulle spalle delle famiglie. Sullo sfondo c'è una transizione demografica importante: siamo più vecchi e dobbiamo fare in modo che quel che si guadagna con l'età sia un vantaggio non un peso per chi vive questo periodo. Diventare vecchi e vivere bene da vecchi deve diventare un obbiettivo di tutti.



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