NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Tempi e metodi della medicina sul territorio

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Tempi e metodi della medicina sul territorio

Matura la delibera della giunta regionale sulla riforma della sanità veneta: come risponderà alle attese?

STEFANO_FRACASSO (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)STEFANO FRACASSO- È un passo che vuole arrivare alla conclusione dopo l'accordo tra Regione e medici di famiglia con le parti già in trattativa quasi perfezionata. È il nuovo piano sociosanitario che disegna il settore del Veneto da qui al 2020, cioè una trasformazione di tutto a partire dai modi con cui si affronterà il tema; l'ultima volta fu 14 anni fa: nel frattempo è cambiata la popolazione che per il 20% ha oggi più di 65 anni per cui si parla molto più che in passato di malattie croniche come il diabete, l'ipertensione, gli scompensi cardiaci, eccetera; malattie che dovrebbero avere risposte in questi gruppi che i medici di famiglia dovrebbero trovare nella formula del sistema integrato.

È un nuovo modo per vedere il territorio e per capire così. direi: definitivamente, che l'ospedale non può e non deve restare l'unico centro del sistema?

RENZO GRISON- Non si può ospitare tutti nell'ospedale ma si fanno già ora scelte per l'organizzazione e i metodi di essere curati e di curare in una situazione di sicurezza sanitaria diversa in quanto attuata nell'ambito del proprio ambiente; negli ultimi anni stiamo selezionando una tipologia di pazienti assistiti a domicilio che hanno problemi molto complessi come gli ammalati oncologici in fase terminale che contano sull'intervento dei nuclei di cure palliative, tale e quale quel che si può dare nell'ospedale compreso il supporto psicologico; e poi ci sono gli ammalati con insufficienza respiratoria, tenuti in vita con la ventilazione meccanica, gli ammalati di SLA e in genere tutto il resto dell'assistenza a partire dagli ammalati di Alzheimer o per altre gravi disabilità i quali possono essere assistiti a domicilio solo se c'è da una parte organizzazione tecnica e assistenziale e dall'altra la famiglia che in questa condizione è davvero centrale. Si tratta di un incontro quantità/qualità di grado elevato che garantisce risultati e così deve essere.

Nella programmazione c'è anche un nuovo primariato a Noventa che potrebbe alleggerire in qualche modo la pressione specifica sul San Bortolo...

STEFANO FRACASSO- È questo l'obbiettivo della trasformazione, ma devo anche dire che comunque si veda tutto il problema della sanità il baricentro si sposterà dall'ospedale al territorio con l'assistenza domiciliare le attività di gruppo integrato i distretti i Comuni ecc. Però il territorio non ha un edificio riconoscibile come punto di riferimento come è il caso dell'ospedale. Questo spostamento deve essere accompagnato dall'aiuto di tutti gli enti coinvolti: dai Comuni ai distretti alle associazioni al volontariato: bisogna evitare che il carico rimanga oppure ritorni sulle spalle delle famiglie. È un rischio grossissimo...

VANNI POLI- Un rischio effettivo e molto forte in certe condizioni, è vero. Parto dall'idea che la sanità sia uno degli aspetti del sociale per cui una divaricazione non c'è anche se magari esiste nei bilanci: però nel momento in cui dall'ospedale ci si sposta al territorio c'è bisogno di una vera rete organizzativa, la famiglia da sola non può provvedere. Le famiglie che vedo e seguo da anni sono quelle che hanno già un problema quotidiano da affrontare cioè la disabilità di un loro componente. Si sostituiscono molto e spesso alla struttura pubblica con il loro supporto. Solo che tutti invecchiamo, anche i disabili e anche le famiglie, per cui la risposta costante della medicina pubblica non è teoria, diventa essenziale. Occorrono risposte certe e punti di riferimento certi. La rete è essenziale in tutte le sue componenti. A partire dall'informazione che è quella che ti aiuta nelle urgenze a non farti prendere dal panico e ottenere risposte certe dalla pubblica amministrazione: risposte concrete, indicazioni vere, niente scarica barile, per capirci... Una cosa manca ancora: si parla di ospedale, di assistenza territoriale, ma ancora non si parla di prevenzione: se lo avessimo fatto già 14 anni fa oggi i risultati li vedremmo. È un investimento in cui la programmazione deve assolutamente impegnarsi.



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