NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Tre mesi dopo che si fa in Parlamento?

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Tre mesi dopo che si fa in Parlamento?

Che cosa ci ha portato a parlare del titolo V e delle riforme accennate e non fatte, compreso il discorso della Spagna che mette assieme Popolari e Socialisti?

Tre mesi dopo che si fa in Parlamento? (Art. corrente, Pag. 4, Foto generica)STEFANO STEFANI- Le nostre disfunzioni croniche: all'inizio della legislatura eravamo cinque partiti, ma siamo finiti con 18 senza avere il coraggio di cambiare quelle regole assurde che governano il Parlamento. Un accordo internazionale da ratificare già firmato dal governo passa ancora in commissione, in aula con interventi e stesso iter ha in senato con votazioni relative. Siamo in una gabbia vera e propria e se non si parte con cambiare questa situazione non si va da nessuna parte. La struttura è fumosa: scientificamente si dimostra che per ogni lira investita all'estero la resa è di 77. Le nostre imprese invece sono isolate, vanno e viaggiano da sole, soprattutto i piccoli. Solo che non ce la fanno più. Lo stato deve fare la sua parte perché non è il momento di abbandonare il campo. Qualcosa che non va c'è perché siamo tutti d'accordo, ma una vera soluzione non si riesce mai a trovarla.

FEDERICO GINATO- Qualcosa ora però stiamo facendo a partire dalla detassazione. Anche i costi inutili da tagliare sono utili per migliorare. In questo momento abbiamo tutti coscienza di quel che stiamo vivendo nel paese, le cose si fanno e ce n'è un monte da fare. Le regole vanno cambiate e le cambieremo ma naturalmente occorre tempo. Da segretario del PD ho lavorato con Franco e Stradiotto per arrivare a capirci sulle singoli questioni: sono stati una decina di incontri che Lega e PD hanno portato avanti costruttivamente.

ERIKA STEFANI- Vorrei anche ricordare cosa ha detto Napolitano nel suo discorso di insediamento: non perdersi nelle politiche ma costruire una politica ed è quello che occorre, una ottica generale che non sia il singolo provvedimento in se' che potrebbe essere anche solo tampone. È nel nostro complesso che dobbiamo andare a ristudiare. Quanti consensi stanno arrivando su quanto diceva la Lega anni fa? Le cose sono quelle, tanti temi adesso si è capito che sono fondamentali a partire da quelli dei costi standard in tutta Italia.

STEFANO STEFANI- Questione di economia. Siamo un paese esportatore, il made in Italy è un marchio che tira ancora e va promosso. Non è dato dalla grande impresa, ma la nostra peculiarità è quella che portava i giapponesi anni fa a venire fin qui per studiare il nostro sistema economico e produttivo del nordest.

Tre mesi dopo che si fa in Parlamento? (Art. corrente, Pag. 4, Foto generica)Ma che spiragli rimangono oggi come oggi per arrivare ad una ricomposizione di tutto, a partire dalla situazione dei conti economici anche locali del Veneto?

GIORGIO CONTE- Sono ottimista per natura; anche se le ideologie non ci sono più, ci sono le idealità e va colta la opportunità di produrre qualcosa di utile per una semina da trasmettere alle prossime generazioni della politica. L'attuale potere del governo non è quello che produca chissà quali novità per innescare cose virtuose, però... Qui però si scontrano gli spiriti che sostengono o la prospettiva di un aggiustamento minimo o invece la possibilità di rivoltare tutto. Il fatto è che la linea mediana rimane per me quella del confronto e del trovare una piattaforma comune. Lo dico io che vengo da una tradizione giovanile barricadera. Oggi non c'è più, i giovani vogliono vedere affrontati e risolti i problemi territoriali. Ho affrontato le mie due elezioni in Parlamento con il mattarellum e poi col porcellum, liste uninominali e liste bloccate. Anche il primo sistema che ha spirito più condivisibile ha i suoi limiti de vi dico un esempio: per me che ero vicensindaco di Vicenza decisero di mettermi in lista a Valdagno con una scelta di segreteria e non di territorio. Anche nell'uninominale ci vuole un correttivo per finirla con il fenomeno dei paracadutati e arrivare magari a mettere in lista uno davvero residente e non uno che è stato scelto con quei criteri all'ultimo momento. Un mattarellum con qualche correttivo di questo tipo può risolvere il problema del contatto col territorio.

FEDERICO GINATO- Anche per me il mattarellum è meglio ma preferisco il sistema delle regionali che danno un assetto forte alla politica e al governo di una entità politica e di una amministrazione. Il rapporto diretto è utile anche alle preferenze perché ti spinge a stare sul territorio. Variabili ce ne possono essere, ma la sostanza indubbiamente è buona.

STEFANO STEFANI- Anche per questo occorre un investimento pubblicitario. Tutti e due i sistemi hanno le loro variabili. A me andrebbe bene il sistema attuale preceduto da primarie interne che avessero anche un regolamento uguale però per tutti i gruppi per cui tu ti affidi alla tua base quando ti candidi. Ferma la premessa che nessuno dei due sistemi è perfetto bisogna anche dire che la democrazia richiede un costo ed una scelta va fatta.

 

 nr. 24 anno XVIII del 22 giugno 2013

 

 

 

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