NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Tre mesi dopo che si fa in Parlamento?

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Tre mesi dopo che si fa in Parlamento?

Tornando al discorso della possibilità di rifare le elezioni subito dopo il risultato delle ultime, vale a dire a bocce ferme sia per la presidenza della Repubblica sia per il governo: che cosa è successo esattamente?

GIORGIO CONTE- Diciamo che siamo rimasti perfettamente nel prevedibile a causa della legge elettorale in vigore. Nessuno credo potesse aspettarsi niente di diverso dal momento che le regole erano e sono ancora le stesse, cioè del pocellum cosiddetto: non potendo eleggere il Senato su base regionale come prevedeva la prima legge Calderoli, con stesso premio elettorale della Camera, fu rimandata la legge dal Quirinale e così la legge rimase com'è e in compenso si bloccò il Parlamento che rimase esposto ai rischi dell'ingovernabilità Ora questa situazione è paradossalmente quasi una opportunità e per questo ci si deve mettere d'accordo: le riforme costituzionali le facciamo a larga maggioranza con la più ampia maggioranza o a colpi di maggioranza? Nel 2006 è stata ottima la impostazione costituzionale ma c'erano talmente tanti ingredienti dentro che subito diventò preda della speculazione politica e fu bocciata la legge.

STEFANO_STEFANI (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)STEFANO STEFANI- È il sistema che va cambiato con le sue regole. Altrimenti ci ritroveremo sempre alla prese con un referendum qualunque che viene bocciato o promosso per dare contro a qualcuno. In quella legge bocciata c'era già tutto, ma l'importante era dar contro alla Lega e quel referendum ebbe quell'obiettivo.

GIORGIO CONTE- Nell'attuale situazione può esserci l'opportunità di lavorare assieme e lasciar stare il pessimismo. Andare al voto con questa legge significa ritrovarci subito alle prese con gli stessi problemi, ma aggravati. L'idea è che le parti si ritrovino su alcuni temi da discutere e risolvere adeguatamente sempre senza mettere troppa carne al fuoco...

FEDERICO GINATO- La nostra intenzione è sempre stata di fare le riforme assieme: non volevamo governare assieme, ma tutto il resto si può fare assieme. Ricordiamoci del fallimento della bicamerale D'Alema affondata quando sembrava ormai in porto. I tempi della democrazia sono troppo lunghi rispetto alle esigenze del paese: la stessa legge va e viene secondo itinerari che vanno resi più semplici e più rapidi. Molto stiamo facendo a marce forzate: con regolamenti diversi lavoreremmo infinitamente meglio. Parlo di tutto: dai 600 deputati alla disponibilità a seguire il territorio, dai meccanismi regolamentari a come si sviluppa il lavoro parlamentare. Ora la responsabilità è nostra e ce la giochiamo: temo che se falliamo noi a questo punto fallisce il paese e questa responsabilità la sentiamo molto forte.

ERIKA_STEFANI (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)ERIKA STEFANI- Vorrei che ci ricordassimo il momento del voto per il presidente della Repubblica: sono stati giorni di grande difficoltà. Tornare al voto in quella situazione come in quella di oggi voleva dire replicare lo stesso risultato amplificando le difficoltà di colloquio. Napolitano si è assunto come Letta una grande responsabilità. Le emergenze sono sotto gli occhi di tutti e ritardare voleva dire e vorrebbe dire oggi allungare ulteriormente i tempi. C'è davvero bisogno di altro coraggio. Vediamo come va in questi 18 mesi perché sono tanti e credo che serviranno. Ma prima di tornare a sentire il nostro elettorato bisogna cambiare le regole a partire dalle riforme. La legge noi della Lega l'avevamo fatta ma il referendum è stato sparato proprio contro la Lega: oggi ci ritroveremmo in altra situazione. Di questo sono certa.

Ma perché in Italia non riusciamo a fare quel che fanno i tedeschi i francesi e ora anche gli spagnoli?

GIORGIO CONTE- Perché come allo stadio ci sono sempre due fronti contrapposti che hanno speculato su qualsiasi cosa. Abbiamo avuto dall'Europa una ispirazione al sistema bipolare che invece ci ha fatto allontanare dall'Europa perché qui non si è cercato un conciliatore per interpretare nel migliore dei modi il bipolarismo. Doveva essere una semplificazione rispetto al prima invece è diventata una palla al piede ed ha peggiorato le nostre condizioni.

Dovremmo anche domandarci come mai siamo unici in Europa a lamentare un arretrato di un milione 250mila di processi civili non affrontati...

ERIKA STEFANI- Altro che. È un danno economico per tutti a cominciare da chi esige che sia soddisfatto il suo credito e si rivolge a un giudice per ottenere giustizia: sette anni di attesa per un procedimento civile scoraggiano chiunque, figuriamoci quale prospettiva possono costituire per un imprenditore straniero che abbia l'idea di investire in Italia...

FEDERICO GINATO- Il federalismo fiscale dovrebbe essere continuato per evitare di perdere anni: la Lega lo portava avanti e siamo dell'idea che si debba andare ancora su quella strada e non al contrario annullare tutto e ricominciare tutto: non è possibile ogni volta far ripartire tutto mentre invece bisogna che tutto quello che è utile e ipoteticamente buono sia utilizzato, riconosciuto come un buon lavoro da continuare.



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