NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Che spettacolo, l’orchestra nata su facebook

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Gaga Symphony Orchestra

Voi mescolate classica e pop. Ci sono tantissimi video di gruppi, ma anche ensemble cameristici, che scherzano sul fatto che con pochi accordi si possono fare anche 40 canzoni. Anche nella classica c’è questa cosa?

S.P.: «Assolutamente: questo riguarda come elaborare un tema, anche Beethoven prendeva tre note da sole e la cosa geniale era come le rielaborava. Nella musica che arrangiamo noi, possono esserci 4 accordi ma la cosa particolare è come giocano di tensione, aumentandola sempre di più man mano che va a vanti la canzone, con strumenti elettronici che sono molto difficili da rendere e noi giochiamo su questa cosa utilizzando tutti gli strumenti dell’orchestra. Quello che si dimostra è che sono suonabili benissimo anche in questo modo perché alla fine la musica è sempre musica, bisogna saper viaggiare e saltare da un genere all’altro e da un modo di suonare all’altro».

Ma in Italia quante orchestre come la vostra ci sono?

S.P.: «Nessuna».

S.T.: «Siamo i primi in Italia».

I fan del metal ascoltano molta musica classica e spesso arrangiano Mozart in chiave metal e la cosa regge. Come avviene e quali sono queste strutture, forme o segni che dalla musica classica del ‘500, ‘600 e ‘700 arrivano ad oggi e sono considerate imprescindibili, anche saltando dei secoli? Oggi vediamo che 200 o 300 anni fa si erano inventati delle cose che oggi sentiamo sempre.

BELA_BARTOK (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)S.T.: «Per un musicista penso sia fondamentale il riferimento al passato. Béla Bartok ha sempre detto che ogni arte ha il diritto e il dovere di rapportarsi con il suo precedente. Il passato insegna, non si può modernizzare dal nulla. Al di là del linguaggio dell’epoca, quindi il classicismo di Mozart, le messe di Monteverdi, una struttura estremamente fitta di vocale contrappuntistica del periodo del ‘500, ogni uomo è figlio del suo tempo però ci sono certi meccanismi che sono prevalentemente l’economia del materiale. Beethoven faceva musica da 4 suoni, l‘esempio è la IX sinfonia: è praticamente basata sul numero 5 e sul numero 4. Il primo è un intervallo (cioè una distanza) di 4 suoni, dopo diventa una quinta e dopo una quarta. Tutti i temi. L’Inno alla Gioia è basato su 5 note. Lui ha basato 90 minuti di musica sul numero 4 e sul 5, le proporzioni dei temi sono di 4 e di 5. È assurdo come una mente, dal niente, riesca a tirare fuori tutto questo. Monteverdi: anche lui basava un’aria su 4-5 strutture o accordi, questo perché alla fine anche il complesso deve partire da un punto fondamentale e semplice. È come uno schema mentale: se io ho chiaro in testa il semplice, che non significa banale, posso riuscire ad articolare bene il mio discorso, se io non ho il mio punto di riferimento non ci riesco».

Immagino che le musiche che vi danno meno da lavorare siano quelle dei film della Disney perché sono già strutturate e pensate per grandi orchestre.

S.T.: «Ho voluto fare io più che altro un omaggio ai grandi compositori di Disney che sono Alan Menken, che è quello che ha fatto “La sirenetta” e “La bella e la bestia”, Jerry Goldsmith, che ha fatto “Mulan” e Hans Zimmer, che ha fatto “Il re leone”. Erano tutti già orchestrati solo che in internet non siamo riusciti a trovare le partiture e l’orchestrazione è stata riadattata e ricavata tutta ad orecchio, quindi ascoltano e riascoltando, sentendo gli strumenti che utilizzavano e copiandoli pari pari».

Anche in Italia cominciano a comparire nei cartelloni delle stagioni le colonne sonore. Visto che hai citato Hans Zimmer, avete intenzione di fare anche colonne sonore?

S.T.: «Il problema delle colonne sonore: per accontentare il pubblico, visto che la musica da film è un genere che prende molto, lo fanno già tantissime orchestre e questa è una cosa che noi vogliamo evitare perché noi, assolutamente, non vogliamo suonare “Il gladiatore” o Morricone. Solo qua nel Veneto ci sono già due o tre orchestre che lo fanno».

Quindi tu dici che è una cosa che sta prendendo talmente piede che voi volete distinguervi.

S.T.: «Esatto».

 

www.artisceniche.com



nr. 24 anno XVIII del 22 giugno 2013

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