NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

A lezione di musica

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

facebookStampa la pagina invia la pagina

A lezione di musica

Non c’è il rischio che la gente che è abituata ad un certo tipo di struttura visiva e televisiva ideata per provocare certe e mozioni che devono attirare un certo tipo di pubblico, porti fuorviare dalla percezione di quello che è il messaggio che si vuol mandare? Tu dici che a XF c’è Morgan che parla di Tenco e degli Ultravox, però questo avviene in un ambito in cui lui è l’unico e hanno dei paletti insormontabili che sono quelli per cui “21st Century Schizoid Man” è tagliata in un minuto e mezzo. Il fatto che non venga concesso più di un minuto e mezzo non è disinformazione secondo te?

«Se finisce lì sì. Ma se invece germina in qualche modo in una attenzione e curiosità no. paradossalmente è più disinformazione l’autoghettizzazione intellettuale che non il minuto di 21st Century Schizoid Man, ripeto: paradossalmente».

Poplife (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Si ma vale la pena? Voglio dire, costi e benefici: parliamo di programmi televisivi che hanno costi immensi il cui scopo non è quello di divulgare.

«Bisogna buttare giù gli steccati, confondere le acque perché laddove c’è un po’di tutto, la tua curiosità viene solleticata da più cose e c’è più possibilità. Ogni tanto ci sono delle cose, Sky ha migliorato tantissimo: Sky arte è un canale in cui il 70 % delle volte che metti sul 130, ti fermi. Vuol dire che la tv generalista non riesce più a fare queste cose. C’erano trasmissioni meravigliose anni fa, una su tutte: DOC di Renzo Arbore, negli anni ’80, trasmissione fantastica di musica dal vivo in cui sono venuti Miles Davis, la Penguin Cafe Orchestra, David Sylvian, i CCCP, De Gregori, James Brown. Videomusic ogni tanto faceva qualcosa di buono, prima che MTV diventasse la negazione della tv musicale. Poi Mister Fantasy, ma si parla di 30 anni fa».

Eppure in questo momento tutto sa di già sentito.

«Il già sentito, sul nuovo, è un rischio che c’è da una decina d’anni. Evoluzioni ce ne sono state sempre fino al 2000-2001: l’epoca che Simon Reynolds, uno dei più grandi critici che scrive adesso, descrive come retromania è vera, cioè la percezione dell’oggi attraverso suoni ed estetiche di ieri. Il problema è che il ragazzino di 18 anni che ascolta gli Interpol e non sa chi fossero i Joy Division ha dei problemi di cultura musicale e di storia. Il mio disco preferito di quest’anno è l’ultimo dei Flaming Lips: assolutamente scritto domani, futuribile e futurista. Quindi ci sono ancora grandi band del passato che fanno cose. I Radiohead, tanto pompati, non hanno inventato assolutamente nulla, però chi non ascoltava la musica della Warp, Aphex Twin, Autechre, negli anni ’90, improvvisamente, ascoltando KID A, gli si è aperto un ascolto anche a certe avanguardie elettroniche a certo post rock. L’approccio storico, alla fine ti crea complessità. A me piace Ravel come mi piace Captain Beefheart o i dischi più astrusi di Frank Zappa. È raro però trovare l’amante di Piero della Francesca a cui piace anche Pollock mentre è molto più semplice trovare l’amante di Pollock a cui piace anche Piero della Francesca. La complessità vince anche per capire il minimalismo. Oggi vanno di moda i cantori del banale che vanno trattati da alta cultura perché non c’è una cultura popolare neanche per giudicare: la gente ascolta Billie Holiday e Stravinsky e si annoia perché preferisce ascoltare Emma, questo è il problema».

Cosa vorresti che alla gente arrivasse dallo spettacolo che farai con Morgan?

«Che migliorasse l’attenzione verso la musica che la gente ascolta troppo spesso “lateralmente” e che capisse l’importanza, oltre che emotiva, proprio anche sociale e generazionale di certi dischi. Tirerò fuori dei vinili vecchi quindi vorrei che si capisse questo: l’oggetto, il soggetto, la società e il fattore identitario che ha la musica che studiamo e ci fa crescere. La poesia non serve a nulla ma se non ci fosse, vivere sarebbe peggio. Idem per la filosofia, che è una ginnastica mentale e scientifica. John Cage, uno dei più grandi geni del ‘900, diceva che la musica c’è sempre, è l’ascolto che ogni tanto viene a mancare».

 

www.artisceniche.com



nr. 25 anno XVIII del 29 giugno 2013



« ritorna

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar