NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Conco: da articolo a libro

Giuseppe Stefani inizialmente intendeva dedicare un articolo giornalistico alla località dell’Altopiano ha finito per stenderne un libro che ripercorre la storia del paese

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Conco, tra case e antiche mappe

Conco, tra case e antiche mappe (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Conco, tra case e antiche mappe è il titolo di un bel volume riccamente illustrato che Giuseppe Stefani, nativo del paese dell'Altopiano, dedica alle sue origini specificando che si tratta di una "breve storia illustrata dell'ottavo dei Sette Comuni", piccola contraddizione in termini che ha una sua logica di essere e sulla quale torneremo più sotto. È uno sguardo amorevole anche quando è severo quello di Stefani, distaccato, ma mai separato – come scrive nella prefazione Sergio Frigo, giornalista e amico dell'autore - . Il suo è un pregevole lavoro storico compiuto sul paese, che rivela l’amore per le sue radici, ma evidenzia anche il rigore delle sue competenze professionali e la lucidità di chi sa valutare le cose da una giusta distanza. Il risultato è piacevole, sia per l’apparato documentario raccolto, sia per le straordinarie immagini messe Conco, tra case e antiche mappe (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)insieme e sapientemente articolate fra il passato e il presente, con interessanti digressioni nella demografia e nella storia. Ne risulta un affresco che piacerà molto ai suoi compaesani che amano ritrovare nei libri vecchie storie e antichi sapori, ma anche a quelli più esigenti, in cerca di analisi e approfondimenti su quello che è stato lo sviluppo del paese, fino agli anni Settanta del secolo scorso. Un lavoro sulla memoria che parla al presente, dunque, non tanto per alimentare nostalgie, bensì per non ripetere errori e scelte sbagliate del passato che stanno pregiudicando l’oggi e rischiano di compromettere anche il domani. Ecco perché mi sento di dire che questo è un libro destinato a durare, e a produrre a lungo effetti fecondi: come un albero dalle radici antiche e profonde, ma dai rami ancora giovani e vitali.

Molti anni fa - scrive Frigo - un compaesano altopianese mi regalò la riproduzione di un quadro di Magritte che raffigurava uno dei suoi omini surreali, in procinto di partire, con tanto di cappello in testa e valigia alla mano: solo che alla sua gamba era attaccata una corda, che lo teneva saldamente legato a un albero. C’era anche una dedica - Sono io o sei tu? – che ben rappresentava la nostra condizione di studenti a Padova che non avevano (ancora?) reciso il loro cordone ombelicale con l’Altopiano. Ho ripensato a quel quadro, e a quella dedica, scorrendo le pagine di questo libro, che l’amico Giuseppe Stefani ha voluto dedicare all’evoluzione urbanistica, ma anche storica e demografica, del suo paese. Anche lui se n’è allontanato per ragioni di studio, anche lui ha viaggiato a lungo nel mondo per lavoro, ma quella corda che lo tiene legato a Conco, ai suoi compaesani e alle sue montagne, si è solo allungata, ma mai è stata recisa. È una condizione singolare – e credo feconda – quella di noi emigranti pendolari, rimasti abbastanza vicini all’Altopiano per continuare a condividerne regolarmente le ricchezze naturali e umane, ma al tempo stesso abbastanza lontani da poterne cogliere le problematiche e le contraddizioni che la consuetudine quotidiana non consente di registrare.

Conco, tra case e antiche mappe (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)



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