NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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L’uomo con la barella e le due schermitrici

Per Operaestate Festival in scena Siena, spettacolo di danza-teatro firmato dal giovane coreografo spagnolo Marcos Morau

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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“Siena”

In questi giorni alle Bolle Nardini di Bassano del Grappa, per il festival Operaestate, sta andando in scena lo spettacolo di danza- teatro “Siena” messo in  opera  dalla compagnia barcellonese La Veronal diretta dal giovane coreografo Marcos Morau. “Siena” è il 6° episodio di una serie di spettacoli dedicati a nazioni e città: Russia, Finlandia, Isalnda, Maryland e quest’anno, appunto, l’Italia con Siena; l’anno prossimo sarà il turno del Giappone, in collaborazione con la Compagnia Nazionale di Danza di Spagna. Lo spettacolo si è svolto all’interno delle sale della distilleria Nardini e sebbene sia uno spettacolo di non immediata comprensione risulta molto coinvolgente grazie anche all’atmosfera creata dall’illuminazione. Non è solo la forma coreutica ad esprimere i concetti ma anche alcune parti recitate in inglese e in italiano. La musica ha un ruolo centrale in questo spettacolo, a partire da quella napoletana:  da “Malafemmena” nella versione di Roberto Murolo o la tradizionale “Napule bella” alla musica barocca di Domenico Scarlatti ma anche Haendel  che si contrappongono alla colonna sonora del film “La donna che visse due volte” di Hitchcock, scritta dallo storico collaboratore del maestro del brivido, il compositore Bernard Hermann. Lo spettacolo è coprodotto con la sinergia di più enti e centri europei per la produzione e la promozione della danza e va in scena alle Bolle Nardini di Bassano in prima nazionale. Abbiamo incontrato il direttore artistico e coreografo della compagnia, Marcos Morau, che ci ha spiegato la sua visione dello spettacolo. Si replica stasera e domani alle ore 21.20. Prenotazione obbligatoria. Info www.operaestate.it

 

Siena è una città molto caratteristica, toscana, per cui una parte d’Italia particolare. Questa ispirazione la trasformi completamente: cosa pensi che il pubblico colga e capisca della dell’italianità e cosa ti aspetti dal pubblico italiano?

“Siena” (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Marcos Morau: «Per me è difficile con il pubblico italiano perché io ho un grande rispetto per il Rinascimento, per l’Italia e la cultura di qui.  Io cerco di parlare dell’Umanesimo e mi focalizzo su Siena in Toscana perché certa filosofia mi appare in quel modo. Il modo in cui vedo l’Umanesimo oggi è ciò che accade al corpo, alle nostre relazioni, la vita e la morte. La scherma è lo sport più vicino alla danza e in questa scherma noi  nascondiamo il corpo, lo annulliamo e giochiamo con l’equilibrio tra vita e morte. Questo è un adattamento perché Siena ha 12 danzatori, dura un’ora e mezza ed è molto diverso perché l’ambiente è un museo con quadri di Tiziano e trasformiamo lo spazio prima in un museo, poi in una camera mortuaria e usiamo il linguaggio del corpo di dipinti di Tiziano e Caravaggio. Qui  però l’ambiente è molto differente».

“Siena” (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Tu metti moltissimi segni, dici che nascondi l’identità del corpo attraverso le divise della scherma poi parli del corpo del Rinascimento, ci sono anche i segni moderni e hai mescolato tutto insieme: lo hai fatto seguendo una sorta di stream of consciousness visivo oppure hai cercato una sorta di architettura mentale?

«Architettura mentale. Oggi siamo connessi con tutto: passato, futuro, abbiamo tanti feedback e cerco di metterli in ordine. Che succede se li mettiamo nella stessa scatola e li mescoliamo e poi li gettiamo? Lavoriamo anche con la drammaturgia e con il testo, questa sera solo una parte del testo ed è interessante che il testo parli di un museo, di relazioni: abbiamo una conversazione tra due persone che si chiedono dove siamo, chi sei. Per me è stato interessante mettere questa conversazione in questa fabbrica. L’umanesimo è antropocentrico, l’uomo è al centro del mondo, ora dove si trova l’uomo? Al centro del mondo? No, ognuno di noi è solo e non penso in gruppo, tutta l’idea di Umanesimo è una visione egoistica».

L’uomo vestito di nero che porta la barella sembra dirigere le due danzatrici che fanno la scherma come se fosse un direttore d’orchestra. A un certo punto lui interagisce con il pubblico, scivola per terra ci sfiora eccetera, è stato pianificato o era improvvisazione? Te lo chiedo perché per un momento è sembrato che toccasse uno dei silos accidentalmente e quindi mi è sembrato che cercasse una soluzione di quel tipo in modo da far sembrare che non fosse casuale.

«È tutto pianificato: è una cerimonia, tutto il tempo. All’inizio si vede un funerale, poi la scherma e un funerale di nuovo, giochiamo in continuazione tra realtà e finzione. Poi sei in un padiglione, guardando un combattimento, poi funerale, poi sei in un museo a guardare dei quadri, c’è un uomo in nero, le ombre, il corpo è stato annullato del tutto e rimaniamo delle ombre».

“Siena” (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)



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