L’iconografia è quella classica dei dipinti del Rinascimento anche della danza classica, vediamo questa lotta tra queste due ragazze e metti la canzone “Malafemmena”. Perché questa canzone napoletana così triste e dolce con queste due ragazze che lottano? È un contrasto molto forte.
«Qui parliamo del corpo e del corpo della donna, del nudo. Io credo che il peggior nemico di una donna sia un’altra donna e ho messo Malafemmena per uno stupido machismo tra le due ragazze e i loro corpi, lì ho creato per l’ambiente e perché la gente metta il proprio significato, è molto aperto. Ho messo Malafemmena per il significato della canzone, le parole sono molto forti. Anche l’ultima canzone è napoletana».
C’è una parte dello spettacolo in cui una ragazza dice qualcosa riguardo al ritratto della donna nuda che la spaventa e che le assomiglia. C’è una musica con degli accordi molto lenti, in minore, e poi lei dice che la giovane del dipinto la osserva mentre la guarda. Io ho pensato: “Vertigo- la donna che visse due volte” e poi tu fai tutta la scena proprio con la musica del momento del film in cui Kim Novak guarda il quadro di Carlotta Valdes. Tu hai messo la musica dopo: mi spieghi la scena di Carlotta Valdes, il discorso dell’identità e del Rinascimento?
«Giochiamo sempre con questo paesaggio di mistero perché parliamo sempre di finzione e realtà e tu sei perso tra i due. Loro ti dicono che sono in un museo, guardano il corpo di una donna nuda, forse la donna nuda con Malafemmena, giochiamo in continuazione con l’ordinare e riordinare la sequenza. Il dipinto non esiste e nemmeno il museo, forse nella tua mente ma magari no. Per noi Hitchcock in “Vertigo” cerca di parlare della vertigine tra la nostra vita e la vita che vorremmo avere o la vita finta, quella di Carlotta Valdes, infatti è un’altra vita. Giochiamo in continuazione con questa dualità: le due ragazze di Malafemmena, la ragazza che parla del dipinto nudo che non esiste e il riferimento a Hitchcock».
Questa parte del film di Hitchcock è la donna che guarda se stessa: per te la figura femminile è molto importante.
«Sì, lavoro molto con le donne, in questo caso con un solo uomo. Non so perché ma forse perché è più facile con loro. È una domanda interessante: mi piace lavorare con le donne».
Nella storia della pittura, nella danza, nella poesia, letteratura, tanti film, le canzoni dedicate alle donne, in tutta l’arte la figura femminile è molto centrale, nell’arte contemporanea poi abbiamo anche delle forme di arte applicata…
«Oggi il corpo femminile non è importante come non lo è quello dell’uomo, per me è così».
Perché allora si parla molto di strumentalizzazione del copro femminile soprattutto nel campo della moda o della pubblicità?
«Nella seconda scena la ragazza cinese parla di una ragazza nuda e lei dice, che per me è la miglior risposta a questa domanda, che il mondo ha un solo punto di vista maschile. Soprattutto la pubblicità e la comunicazione girano intorno a questa cosa: l’uomo nel mondo e la donna come uno strumento. Parliamo del problema del genere, ma io penso che il punto di vista maschile finirà presto perché oggi il potere maschile è robaccia, oggi. Ora abbiamo Angela Merkel, forse la prima donna di potere dopo la Thatcher e ci sono poche donne nella storia. Ovviamente loro sono capaci ma il mondo è dominato da uomini: la moda, la pubblicità, tutto è un mondo maschilista».
So che in Spagna c’è il problema del maschilismo, c’è molta violenza contro le donne, è vero?
«Sì, è vero».
Più che in Italia?
Non lo so ma per noi le donne italiane sono molto superficiali negli spettacoli televisivi: noi scherziamo molto su queste ragazze mezze nude, Berlusconi eccetera e certamente oltre a questo ci sono anche figure femminili meravigliose come Sophia Loren. Abbiamo una visione doppia delle donne in Italia: le veline, magari senza tanta mente, e le donne dalla forte personalità».
nr. 27 anno XVIII del 13 luglio 2013