(g. ar.)- Papa Bergoglio partirà il giorno 23 di luglio per il Brasile dove è in programma la GMG, adunata mondiale dei giovani. Papa Francesco sta sorprendendo di giorno in giorno sempre di più: è andato fino a Lampedusa per manifestare solidarietà a quella umanità di emarginati che approda quando è fortunata alle spiagge dell'isola, ma anche troppo di frequente non riesce neppure ad arrivare. le vittime in mare ormai da anni sono centinaia.
Il viaggio in Brasile poi si può ritenere dentro la stessa logica di vicinanza alla gente: in questo caso sono i giovani e il programma era a punto da parecchio tempo, ma visto i giorni di tensione e di disagio verificatisi in coincidenza con la Confederation Cup di calcio è chiaro che il Papa non andrà laggiù senza sottolineare che al disagio della gente bisogna saper rispondere adeguatamente e con il linguaggio della comprensione.
Ma tornando all’inizio del discorso, quel che distacca nettamente questo Papa dai suoi predecessori è la sintesi del linguaggio che utilizza per comunicare, ma non solo; distacca ancora di più –e non sarebbe da meravigliarsi di questo- la sostanza di quel che esprime.
Quando si va a Lampedusa per un giro fisicamente problematico in uno dei luoghi più caldi del Mediterraneo e si attraversa tutta l’isola a bordo di una semplicissima Campagnola militare, questo ha o non ha qualcosa di fortemente stridente rispetto all’uso della cosiddetta papamobile che con una sintesi perfino offensiva ha nel corso degli ultimi decenni accostato la figura dell’erede del trono di Pietro ad una figura da fumetti come Barman?
E quando si interviene direttamente sulla questione brasiliana dicendo a chiare lettere che le proteste della gente che si sente trascurata e impoverita sono comprensibili, si parla o no direttamente al cuore del problema?
Naturalmente le risposte sono perfino scontate e le domande sono domande retoriche. Resta il fatto però che di queste domande e di queste risposte per tantissimi anni non ne abbiamo sentite e che quindi questo ex vescovo argentino di origine piemontese sta recitando un ruolo decisamente diverso, inconsueto rispetto alle abitudini non solo nostre ma di tutto il mondo cattolico che sta aspettando..
Ora naturalmente il problema, entri nel dibattito Lampedusa o il Brasile, si parli di parroci da aiutare o di un istituto come lo IOR tra i più chiacchierati del mondo finanziario, rimane nella sostanza una presenza di fondo, o di sfondo per usare un termine vicino alla scenografia di un palcoscenico, che davvero non può essere non soltanto ignorata ma ancora meno minimizzata o sminuita in qualsiasi modo.
La morale che emerge anche nel corso della nostra trasmissione settimanale sull’attualità, che certo non poteva far finta di non vedere Lampedusa e il Brasile stesso, è così fortemente orientata verso un apprezzamento deciso e non più sorpreso per quanto questo Papa sta offrendo agli uomini. La precisione con qui Francesco ha indicato nell’indifferenza e nella cecità morale i mali peggiori che affiorano quando sarebbe il momento di aiutare i più deboli, quelli condannati a vivere al margine di tutto, è come un raggio laser puntato là dove il problema si deve mettere a fuoco e lo si può capire e valutare nel modo più completo.
Non ci può essere solidarietà senza una presa di coscienza generosa e pronta, così come non può esistere la minima ipotesi di soluzione ai problemi del mondo se la parte migliore del mondo, quella dei giovani, trova ad aspettarla un muro di opposizione o di indifferenza.
Di tutto questo abbiamo parlato nella puntata di In Piazza con GRAZIANO CULPO Diacono di Vicenza, ANDREA GUGLIELMI responsabile della Pastorale Giovanile della Diocesi di Vicenza e SILVIO SCACCO giornalista.