NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Edilizia e territorio tra crisi e conciliabilità

Concorrenza dal terzo mondo che lavora senza regole, problematico rapporto con la pubblica amministrazione, difficoltà nel trovare una sintesi alla situazione di oggi: ecco che cosa frena davvero la ripresa economica partendo dal settore delle costruzioni che per il quadro generale rimane un punto di partenza strategico

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Edilizia e territorio tra crisi e conciliabilità

(g. ar.)- L'andamento dell'economia è ancora una volta scandito dalle condizioni della base produttiva: mercato globale e concorrenza dalle zone più arretrate del mondo, crisi di posizionamento per le aziende europee, tartassate tra l'altro dalla questione del sistema impositorio che per l'Italia è certo il peggiore di tutti, ed infine il nodo di alcuni settori che in particolare determinano o soffrono la situazione attuale. L'edilizia rappresenta appunto un settore guida e la sua condizione di oggi, più tendente al fermo che alla ripresa, racconta con particolari molto comprensibili che cosa stiamo vivendo. In Piazza ha provato ad analizzare questo momento con GAETANO MARANGONI presidente degli Edili di Confindustria, SERAFINO MAGISTRO Immobiliaristi di Confcommercio, VIRGINIO PIVA Vicepresidente di Confartigianato, GIOVANNI LOVATO presidente degli Edili di Confartigianato e COSTANTINO TONIOLO responsabile del Piano Casa messo a punto dalla Regione Veneto.

Un incrocio tra crisi e modalità di analisi almeno accettabili per uscirne che coinvolge però in profondità il rapporto tra edilizia intesa come più in generale il mondo delle costruzioni ed il territorio; perché quello che va ricercato al più presto ora è la conciliabilità più conveniente per tutti, senza pregiudiziali di sorta, attenti al patrimonio rappresentato dal territorio che si deve continuare a salvaguardare, ma anche dalla stessa quotidianità delle imprese alle prese con la pubblica amministrazione che non paga e quindi con un ritardo o un rinvio di grandi lavori i quali forse garantirebbero altro futuro.

Edilizia e territorio tra crisi e conciliabilità (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)È chiaro che in una sintesi così poco facile da affrontare i primi a cadere vittima sono i parametri del lavoro. Proviamo infatti a pensare, quesito che abbiamo sottoposto ai nostri ospiti, a quante opere pubbliche sono state realizzate in questa città dagli anni 70 ad oggi: la risposta si dà praticamente da sola, non servono grandi ricerche e neppure grandi pezze d'appoggio.

Vicenza ha avuto in tutti questi anni la tangenziale sud e i relativi raccordi, il cavalcavia in zona Industriale, e proprio negli ultimi mesi più vicini a noi i due tratti della Valdastico sud prima fino a Longare, poi fino ad Agugliaro.

Pensiamo che non ci sia costruttore in grado di guardare a questo trend di realizzazioni con uno sguardo minimamente fiducioso. Perché nel frattempo è accaduto il quasi incredibile evento di un aeroporto cancellato dalla mappa cittadina e l'ancor più incredibile stato di sospensione perenne e con quale termine non si sa di una serie di infrastrutture che proprio attorno a questa perdita di dotazione patrimoniale dei servizi cittadini avrebbero dovuto crescere parallelamente segnando tempi sistematici e corrispondenti a quanto si stava facendo dell'ex Dal Molin.

Ci ricordiamo tutti che la tangenziale est con via Moro era e resta legata a questo discorso, così come la parte nord di una tangenziale che ancora non si vede: eppure proprio dal lato di Dueville e Caldogno era stata promessa una strada di scorrimento e di collegamento verso e attorno alla città per evitare che appunto l'aumento del traffico dovuto all'apertura della nuova installazione militare americana finisse col pesare senza rimedio su tutto il sistema stradale cittadino.

L'alternativa all'area Dal Verme/Albera invece non è stata creata e nemmeno ha l'aria di conoscere almeno un qualunque progetto, per cui mentre le forze armate americane hanno compiuto perfettamente e nei tempi promessi il loro lavoro attivando la caserma numero 2, le forze civili italiane, comunali e regionali, se ne sono rimaste a discutere su chi come e perché avesse dovere di intervento, fino al punto da mettere in difficoltà perfino l'unico ente in possesso delle risorse adeguate per effettuarlo, cioè l'autostrada.

Quando si parla di grandi lavori non compiuti, ecco di cosa si parla. Quando si parla di crisi di tutto un settore che dai grandi lavori ricaverebbe ossigeno vitale, i dubbi residui sono inesistenti.



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