"Quello che so - rispose il padre - è che a volte andando a caccia ho visto delle volpi che smettevano di fuggire e, nonostante fossero inseguite da quattro, cinque cani, decidevano di combattere. Quasi sempre venivano uccise dai cani o da me, ma a volte, lottando, riuscivano ad essere libere. Noi siamo come le volpi, non so se riusciremo a vincere, ma adesso non dobbiamo più fuggire, quel che sarà, sarà".
Con la prefazione di Walter Stefani, noto storico e memorialista vicentino, è arrivato in questi giorni in libreria Il canto di Ester, il nuovo romanzo del medico e scrittore vicentino Renato Giaretta, per i tipi della bolognese Gingko Edizioni. Presentato nei giorni scorsi nella gremitissima sala della libreria Galla, in una serata che ha visto la partecipazione, oltre all'autore stesso e a Stefani, di Stefano Ferrio, Antonio Stefani e l'intervento musicale del gruppo Contrada Ceresa, il romanzo racconta la storia di Angelo ed Ester, promessi sposi vicentini ai tempi dell'occupazione napoleonica del Veneto. Ambientata tra Schio e Vicenza con sullo sfondo il Venete rurale e poverissimo di inizio '800, la storia raccontata da Giaretta - apprezzata anche in una seconda presentazione la settimana scorsa a palazzo Toaldi Capra di Schio - narra dell'occupazione napoleonica del Veneto tra la fine del '700 e l'inizio dell'800.
Presunti portatori di uguaglianza, i francesi non risparmiarono angherie alle popolazioni venete. Depredarono i contadini e requisirono beni artistici e religiosi, inasprirono il prelievo fiscale sulle rendite fondiarie e instituirono dazi interni, tassando aspramente gli alimenti e pretendendo tributi dalle libere professioni. Quando nel 1806 fu promulgato il primo decreto sulla leva obbligatoria, in tutta la regione scoppiarono tumulti e numerosi giovani imbracciarono le armi. Il culmine della tensione giunse con la tassa sul macinato. Divampò una vera e propria rivolta. Nelle campagne piccoli eserciti di contadini ridotti alla miseria diedero vita a numerosi scontri caotici e violenti. La repressione militare francese alla fine ebbe la meglio. Gli insorti, a centinaia, caddero ghigliottinati o fucilati, altri vennero condannati ai lavori forzati a vita. Si trattò di un autentico massacro.
Il libro racconta di quei giorni eroici e dimenticati del Veneto, ripercorrendo le gesta e le aspirazioni di quegli uomini e donne che seppero temerariamente opporsi a un esercito organizzato. L’autore ricostruisce in presa diretta, sulla base di documenti storici, la loro appassionata rivoluzione, le condizioni di vita in cui erano costretti dall’invasore, i convulsi capovolgimenti politici e l’avvicendarsi degli eserciti sul territorio veneto, nonché la guerra civile che si ingenerò tra i fedeli al Leone di San Marco e i sostenitori delle nuove idee giacobine. In questa tragica epopea il tormentato amore di Ester, struggente e romantico, anela alla cacciata dello straniero, alla riconquistata libertà e all’emancipazione della sua gente dal giogo opprimente della fame che, con le sembianze terrificanti di corpi che si sgretolano, riecheggia per le strade e nelle povere case con un solo nome sussurrato: pellagra.
Abbiamo incontrato l'autore in occasione della serata da Galla.