NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Antiche famiglie di Asiago

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Antiche famiglie di Asiago

Nel libro ci sono anche i suoi disegni a china: che ruolo hanno?

Antiche famiglie di Asiago (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)«Inizialmente il volume doveva avere solo quattro o cinque illustrazioni, quelle presenti nella parte introduttiva. Una volta terminata la scrittura dei testi - riletti con grande pazienza dall’amico Angelo Saccardo - l’impostazione grafica è stata pensata da mio fratello Michele. L’impostazione soprattutto delle schede relative alle singole famiglie avrebbe però comportato la presenza di numerose pagine bianche. Era pertanto necessario riempire questi vuoti ed ho rispolverato la mia vecchia passione per il disegno: ho comperato un paio di pennelli, una boccetta di china, un album da disegno adatto ed ho iniziato a disegnare... ma non a caso. I paesaggi che ritraggono Asiago, come poteva verosimilmente apparire 500 anni fa, sono basati su dati contenuti negli atti dei notai. I disegni che ritraggono le persone, in particolar modo il vestiario, sono stati realizzati traendo spunto da opere di artisti di scuola tedesca del periodo storico trattato. Alcuni disegni di animali - pecore, mucche, cavalli erano parte integrante della vita e dell’economia della gente - sono stati liberamente tratti da immagini riprodotte in pubblicazioni di Sandro Brazzale ed Enzo Rela».

Lei ha indagato sul passato della sua terra. Oggi come vede il presente ed il futuro dell’Altopiano?

«L’Altopiano non è un’isola e quanto sta succedendo a livello nazionale si rispecchia per molti aspetti anche da noi. Anche qui a mio avviso appare evidente come il benessere economico dei decenni appena trascorsi non abbia prodotto quella ricchezza culturale che permetterebbe di affrontare in modo diverso il periodo di crisi soprattutto economica, ma non solo, che stiamo affrontando. Solo adesso alcune Amministrazioni Comunali riconoscono che il mercato della seconda casa non è più sufficiente a sostenere l’economia locale, ma comunque sembra mancare una programmazione economica e/o culturale a lungo termine. E’ ovvio che dovrebbe essere il turismo il volano per far ripartire l’economia in Altopiano. Ritengo però che per rilanciare il turismo gli altopianesi debbano ritrovare una propria identità culturale che vada oltre il folklore di alcune manifestazioni e che sappia radicarsi in una concreta presa di coscienza delle potenzialità storiche e ambientali che l’Altopiano può offrire. La storia in Altopiano non è solamente la Prima Guerra Mondiale, ci sono secoli di storia da riscoprire, valorizzare e far conoscere. L’ambiente deve essere non solo salvaguardato, ma anche curato. Devono essere gestiti in modo più lungimirante i pascoli ed i boschi. I Comuni dell’Altopiano sono proprietari di un patrimonio inestimabile non solo per i quintali di formaggio prodotto o per i metri cubi di legname tagliato, ma soprattutto per la qualità ambientale che pascoli e foreste offrono a chi risiede e a chi visita l’Altopiano».

Antiche famiglie di Asiago (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Quali sono per lei i problemi e i nodi più difficili da sciogliere per la montagna vicentina?

«Per lavoro frequento molte zone della montagna vicentina al di fuori dell’Altopiano e credo che non si possa considerare questo settore della provincia come una zona omogenea né dal punto di vista economico né da quello sociale. L’Altopiano, per una certa identità culturale che in qualche modo a conservare e per una posizione ed estensione geografica certamente favorevole, non può essere assolutamente paragonato al resto della montagna vicentina. L’Altopiano, o almeno la parte centrale dell’Altopiano, ha conosciuto in modo minore lo spopolamento che ha caratterizzato le Valli dell’Astico e del Posina o le contrade della Val Leogra. Qui, come altrove, non si è saputo approfittare del benessere economico per creare solide basi sociali e culturali montane a garanzia di una tenuta in momenti di grave crisi, non solo economica, come quello che stiamo affrontando. Non sono certamente in grado di proporre soluzioni che vadano oltre le banalità di una chiacchierata al bar. Ritengo solamente che, nei nostri paesi, solo una presa di coscienza delle potenzialità ambientali, storiche e culturali dell’ambiente potranno garantire una rivitalizzazione delle comunità di montagna».

Come descriverebbe l’Altopiano ad un amico, magari straniero, che non c’è mai stato?

«Il fatto che in Altopiano gran parte dei boschi e dei pascoli e le montagne siano proprietà della collettività fa sentire l’Altopiano, a chi vi abita e lo vive, come la propria casa, e non è facile descrivere la propria casa a chi non l’ha mai visitata perché sono gli occhi del cuore a vederne le stanze. L’Altopiano, dal punto di vista naturalistico ed ambientale, offre paesaggi e scorci stupendi, dalle forre delle vallate che si insinuano al suo interno fino ai pascoli alpini e alle rocce delle cime più alte. Altissimi abeti secolari sembrano sostenere il cielo ed il fragoroso volo dei tetraonidi ti fa sussultare nel bosco. Le mandrie al pascolo, i pastori all’addiaccio, il volo dei corvi, la neve che ricopre ogni cosa ti fanno immergere in una dimensione lontana da tutto, dalla frenesia, dalla confusione. E poi ci sono gli altopianesi, montanari, che a saperli prendere non sono così male...».



nr. 34 anno XVIII del 5 ottobre 2013

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