NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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La boxe a scuola? Un'occasione per crescere

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La boxe a scuola? Un'occasione per crescere

Alberto Dominato, presidente del Comitato Genitori dell'istituto "G. Piovene". «Sono favorevole, purché non diventi un incentivo alla violenza»

La boxe a scuola? Un'occasione per crescere (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Ma come la pensano su questo argomento i genitori degli studenti vicentini? In un periodo in cui diversi istituti stanno provvedendo alle nuove nomine, abbiamo interpellato Alberto Dominato, presidente del Comitato Genitori dell'istituto "G. Piovene" di Vicenza. «Ritengo - le sue prime parole – che ogni progetto di introduzione di una disciplina sportiva nelle scuole abbia sicuramente una giusta valenza. Molto spesso si tende a valorizzare maggiormente sport come il calcio perché sono molto più visibili da tutti e viene data una forte enfasi da tutti i mezzi di comunicazione a discapito di sport che vengono definiti minori, ma che in realtà non lo sono affatto, oppure ci si ricorda solamente quando un nostro atleta vince qualche medaglia in importanti eventi come le Olimpiadi. Infatti anche altre discipline sportive come il canottaggio, triathlon e lotta, per citarne alcuni, sono molto spesso "dimenticati" dai più e vengono ricordati solamente in poche occasioni».

Il presidente del Comitato Genitori dell'istituto "G. Piovene" di dice dunque favorevole. Ma con un distinguo ben preciso. «Nel caso della boxe, definita la nobile arte - le parole di Alberto Dominato - giudico sia positivo introdurla nelle nostre scuole prestando però molta attenzione al modo in cui la si propone perché non diventi un incentivo alla violenza, ma un valido strumento di formazione fisica e psicologica per i nostri ragazzi. Infatti nel passato molto spesso chi voleva intraprendere la strada del pugile lo faceva anche per un riscatto sociale. L'arte della boxe è sinonimo di grossi sacrifici, di un grande impegno, di caparbietà e non arrendersi alle prime difficoltà e ai primi ostacoli che si incontreranno strada facendo e penso che a molti dei nostri ragazzi potrebbe essere di aiuto poter fare un'esperienza di questo tipo per rafforzare la propria autostima e forgiare il proprio carattere».

«In una società - conclude il presidente del Comitato Genitori del "Piovene" di Vicenza - dove i ragazzi sono portati a stare molto tempo, e forse troppo, davanti ai videogame e al computer potrebbe essere molto utile e sano portarli ad esercitare una attività fisica avendo però una giusta guida da seguire. Ritengo che sia molto importante, a mio modesto avviso, l'insegnamento di uno o più sport, sia individuale che di gruppo, all'interno della scuola perché possono portare ad un corretto sviluppo psicofisico dei nostri ragazzi».

 

Pietro Pellizzaro, ex campione italiano di pugilato: «Nella mia vita mai tirato un pugno fuori dal ring. I miei figli hanno scelto il calcio»

Questa carrellata di interventi non potevamo che chiuderla con un ex campione del ring, quel Pietro Pellizzaro, vicentino nativo di Valdagno e ora residente a Gambellara, 50 anni ormai alle soglie (li compirà giovedì prossimo 17 ottobre, ndr.), che a metà degli Anni Novanta conquistò il titolo italiano nella categoria dei supermedi. Avvenne il 14 dicembre 1995, sul ring di Valdagno, contro Ivano Biagi (che l'aveva sconfitto cinque mesi prima) per poi chiudere la carriera con una sconfitta nella semifinale mondiale contro l'italo-tedesco Graziano Rocchigiani (atleta che scelse di gareggiare per la Germania): questo match si disputò il 6 aprile 1996 ad Hannover (il pugile vicentino aveva 32 anni e mezzo) che fu anche l'ultimo della sua carriera professionistica, iniziata il 4 aprile 1990 (vittoria ai punti contro Abdelkader Cherigui) e alla fine caratterizzata da 14 vittorie e 8 sconfitte.

«Sono favorevole all'introduzione del pugilato nelle scuole – esordisce Pellizzaro - purché a farlo siano ex atleti e tecnici in grado trasmettere agli studenti, per la maggior parte ragazzi minorenni, gli insegnamenti migliori e anche i consigli giusti. Durante la mia carriera non sono mai andato a raccontare le mie esperienze in una scuola, anche perché quando sei un professionista hai un programma di allenamenti da rispettare e un regime di vita rigoroso. Io credo che la differenza è propria questa, ossia chi fa il pugile professionista e che invece si diverte magari in palestra. Con un certo orgoglio posso dire che nella mia vita non ha mai tirato un pugno fuori dal ring e conto di non farlo mai. Che consiglio posso dare ai giovani? Di fare lo sport che a loro piace maggiormente, semmai qualche nozione di boxe potrebbe servire per difendersi, ad esempio nei casi di bullismo, diciamo come difesa personale».

L'ex campione italiano dei supermedi è sposato e padre di due figli maschi, uno di 24 anni e l'altro di 19 anni. «Non li ho mai spinti a fare il pugilato - racconta Pellizzaro - e infatti il maggiore fa l'arbitro di calcio, mentre l'altro gioca a pallone con buoni risultati. In particolare al più piccolo qualche insegnamento di boxe l'ho dato, ma solo in ambito familiare e in maniera non approfondita. A loro ho sempre detto "fate quello
che volete" e tutto sommato sono contento che non siano saliti mai su un ring. Da parte mia mi sono tolto nella carriera belle soddisfazioni, a partire dall'essere stato campione italiano in una categoria comunque ambita come i supermedi e aver disputato una semifinale, poi persa, per il titolo mondiale».



nr. 35 anno XVIII del 12 ottobre 2013

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