NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La sagra sulla porta di casa: pro e contro

Strumento di grande socializzazione e anche fonte di guadagno, le manifestazioni sono gradite quasi sempre: gli unici ad obiettare sono alcuni gestori di trattoria e ristorante che si sentono danneggiati da una concorrenza considerata sleale

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La sagra sulla porta di casa: pro e contro

(g. ar.)- C'era una volta la festa di paese. Aggregava, permetteva incontri in piazza inconsueti rispetto a quelli di tutti i giorni, e si riusciva anche a mangiare, per dire, una bracioletta, e a bere un bicchiere di vino. Con le dovute varianti, si capisce.

Dopo di che è successo di tutto, nel senso che la festa ha cambiato faccia, soprattutto ha cambiato dimensioni, questo almeno nel caso di una parte non proprio piccola delle sagre, e il cambiamento ha coinvolto ovviamente organizzazione, qualità controllabile dei cibi serviti, retribuzione del personale impiegato a meno che non si tratti di volontari, e tutto quanto può venire in mente in questi casi, dato che portare la gente in piazza implica comunque anche un costo.

Negli anni 90, dopo lunga attesa peraltro non esattamente impaziente da parte degli organizzatori di sagre e delle amministrazioni comunali che facevano da assistenza e coronamento esterni, arrivò a regolamentare tutto il settore la famosa legge 626 poi cambiata in varie tappe successive dal decreto 59 e seguenti, quella che dettava i modi della parte alimentazione e che al suo solo apparire provocò un vastissimo shock, una reazione diffusa dovuta al fatto che la norma era restrittiva come nessuna prima, al punto che il vero pericolo incombente sembrava essere quello di uno stop quasi totale alle attività in piazza.

La nuova normativa attribuiva infatti alle unità sanitarie proprietà di intervento che prima non erano se non teoriche e che ora investivano tutti gli aspetti della vendita di cibo pronto: dalla pastasciutta alle salsicce, niente poteva più ritenersi al di fuori delle regole e per quanto alla sagra tutte le cose offerte si consumassero da decenni senza tante storie ci si dovette adeguare e provvedere a fare da subito almeno in parte quanto la legge ordinava.

In quello stesso momento del primo approccio ci fu chi, come l'avvocato Michele Benettazzo, inventore dell'Unione delle Proloco e a lungo presidente della stessa, lanciò un grido di allarme non secondario, richiamò l'attenzione delle forze politiche su questo problema che rischiava di trasformarsi in un dramma vero e proprio e a breve scadenza ed ottenne alla fine che qualcosa si muovesse arrivando a rendere le cose -sempre nell'ambito di regole che restavano comunque lì ed erano da rispettare- un po' meno difficili, un po' più abbordabili, diciamo così, al punto che piano piano la macchina si rimise in moto e si arrivò nel giro di poco più di un ventennio ad un calendario fittissimo e importante che costituisce oggi il quadro generale delle sagre in provincia.

Oggi sono quasi duecento le sagre che formano la densissima agenda delle manifestazioni popolari in tutta la provincia di Vicenza, come dire che in circa metà dei 126 Comuni succede che la sagra si moltiplichi in due, o magari in tre, ripercuotendone evidentemente anche gli effetti su tutto il panorama generale.

Inutile dire che tutto questo va ovviamente a vantaggio di quel grande aprirsi della gente alla convivenza autentica, significativa che specie in periodi di crisi come quello attuale svolge un ruolo non indifferente contribuendo La sagra sulla porta di casa: pro e contro (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)in qualche modo ad evitare che le singole persone, particolarmente scoraggiate dalle difficoltà, si isolino nel loro privato.

C'è però anche l'altra faccia di questa medaglia così interessante ed è rappresentata dagli esercenti: due le opinioni prevalenti tra quelli che utilizzano la sagra per proporsi meglio al pubblico e quelli che invece lamentano danni diretti alla propria attività.

In Piazza ha parlato di sagre e problemi relativi con MASSIMO CHIOVATI di Confcommercio Vicenza, FAUSTO FABBRIS Presidente della Proloco di Sandrigo, GIORGIO ROSSI Presidente dell'Unione delle Proloco della provincia (UNPLI), GIULIANO STIVAN Sindaco di Sandrigo, tutti presenti in studio, e con Ezio Busatta, titolare della trattoria "Ezio e Antonietta" di Maragnole che rispondendo alle nostre domande in una intervista registrata ha fatto da riferimento per tutti gli interventi dei nostri ospiti.

Le tesi di Ezio Busatta sono presto sintetizzate: 1) le sagre occupano anche a lungo la piazza del paese e fanno da contraltare alle attività normalmente presenti provocando anche uno stato di concorrenza che alcuni ristoratori ritengono sleale; 2) il periodo di svolgimento si è allungato eccessivamente al confronto con la situazione di prima, quella delle tradizionali feste religiose del paese, per cui un vero e proprio confronto per gli esercizi pubblici è sempre svantaggiato; 3) i meccanismi di svolgimento delle sagre sono spesso sostenuti dai Comuni, dalla Regione o da qualche associazione di categoria per cui il minor peso economico per gli organizzatori alla fine aggrava il disagio di chi gestisce un ristorante o una trattoria che deve pagare in proprio luce acqua e gas oltre alle imposte previste per l'attività; 4) nel conto si debbono far rientrare anche gli agriturismo che come le sagre hanno registrato nell'arco degli ultimi vent'anni una trasformazione altrettanto forte e spesso con assistenze varie.



La sagra sulla porta di casa: pro e contro (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)

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