Tutto insomma dipende dalla vera e propria trasformazione operata sull'ambiente da parte nostra: non ci sono più i predatori naturali di certe specie e in compenso sono rimaste e si sono sviluppate le cosiddette prede.
DIEGO MEGGIOLARO- La soluzione dei cacciatori sarebbe la migliore e da potenziare. Per il cacciatore è uno sport, ma con una serie di limitazioni si potrebbe governarlo questo intervento. Certo che non c'è più equilibrio, le nutrie dove arrivano fanno piazza pulita, diventano aggressive quando hanno i piccoli e sono portatrici di leptospirosi; il che non lascia tranquilli, si può andare verso situazioni difficili anche per la salute dell'uomo perché anche solo irrigando gli orti con acque inquinate dalle nutrie potrebbe verificarsi una infezione di qualche tipo. Poi ci sono anche le volpi: in mietitura e trebbiatura una volta incrociavamo durante la raccolta del mais una volpe ogni due anni, quest'anno ne abbiamo viste tre contemporaneamente. Non sono un esperto e chiederei che queste cose fossero analizzate attentamente e presto perché le soluzioni da cercare sono urgenti. I danni li stiamo subendo noi che raccogliamo ma il danno si allargherà a tutto il resto della società. Non ho idea di quale soluzione adottare, ma nemmeno si può rinviare e aspettare che la cosa si risolva da sola perché così non sarà. Se allunghiamo il discorso, diciamo anche che ci sono i caprioli e anche lì va tutto bene finché sono isolati, ma se diventano in mandria, una quindicina come mi capita di vedere, allora i danni alle colture si verificano facilmente.
GIANCARLO BONAVIGO- Abbiamo fatto campagne di contenimento perché la catena alimentare è cambiata e la mano dell'uomo è necessaria per mantenere le biodiversità in evidenza principale anziché ritrovarci nella condizione di oggi con poche specie affollate da tantissimi individui. Anche le volpi hanno una funzione, ma vanno contenute dentro certi standard. Non si può improvvisare: le cavallette non si combattono con le faraone, tanto per capirci su un tema sollevato pochi mesi fa. Occorrono naturalmente tante altre cose, preparazione, recinti chiusi, difesa seria degli animali all'interno dei recinti e delle fattorie e soprattutto occorre gestire intelligentemente la fauna selvatica. Difficile? Certo, c'è sempre qualcuno che sta dall'altra parte e rifiuta un dialogo costruttivo che agevoli il mondo agricolo e gli permetta di portare sul mercato i propri prodotti. Non c'è soluzione a breve, ma di sicuro a breve deve essere affrontato. Interveniamo sempre quando non c'è più rimedio, gestiamo le emergenze e naturalmente le gestiamo male perché è sempre troppo tardi. Un altro tema: i corsi d'acqua sono pieni di animali da negozio come le tartarughe: basterebbe contenere questo problema direttamente alle frontiere e controllare chi va a comprare questi animali che vengono regolarmente abbandonati quando hanno finito la loro funzione di "giocattolo" di famiglia.
CLAUDIO CATAGINI- Sono convinto che da noi gli animali non autoctoni come i cinghiali sono stati portati, ci sono da qualche anno; è impossibile estinguerli con mezzi improvvisati, ma so che i cacciatori abilitati a cacciarli debbono fare un corso per cui sono elementi affidabili anche per la sicurezza in quanto specializzati. Altavilla vede tutte queste specie con una certa preoccupazione anche se proprio i cacciatori stanno censendo con precisione i caprioli arrivando poi ad abbattimenti mirati per contenerne i numeri. Nessuno contiene invece i cinghiali e tanto meno le nutrie che mangiano qualunque cosa comprese le uova dei cigni del nostro laghetto. Le nutrie tra l'altro sono anche furbe e al minimo pericolo spariscono per cui cacciarle è molto difficile. Ultimamente infine ci sono arrivate anche alcune colonie di piccioni che davvero creano problemi di ogni genere oltre al danneggiamento dei raccolti e compreso l'igiene; anche per questo c'è un programma in atto di abbattimenti contingentati. Insomma, oltre a strade invasive e prostituzione non ci siamo tolti neppure questo problemuccio degli animali selvatici.
DIEGO MEGGIOLARO- Non è solo questione di caccia: è che c'è un radicalismo eccessivo e perfino intollerante da parte di chi è contro qualsiasi rimedio; siamo in un paese democratico ma dobbiamo capire e accettare il principio che non si può invadere la libertà e il diritto degli altri anche in materia di produzioni strategiche, contestando qualsiasi iniziativa soltanto per difendere il proprio interesse di parte. Meno curve sud e più ragionamento, insomma. Sulle nutrie debbo dire che bisognerebbe veramente eliminarle del tutto: sono un pericolo igienico, ma anche di tipo fisico: gli argini bucati dalle tane fanno bloccare i trattori quando addirittura non li fanno rovesciare con danni alle persone.
Il progetto anti-nutria della Provincia come ha funzionato e sta funzionando?
GIANCARLO BONAVIGO- All'epoca siamo arrivati a cinquemila capi abbattuti in un anno e il programma continua; il problema è che se vogliamo aggiungere qualcosa in più bisogna che la nutria sia inserita tra le specie cacciabili per legge; in quel momento si risolverebbe almeno il problema di approccio perché tutti i cacciatori potrebbero abbattere anche la nutria senza incorrere in qualsiasi infrazione. Però fino a quel momento non si può. Per il cinghiale in altre province si fanno attività di contenimento soprattutto tra dicembre e gennaio, quando non c'è vegetazione folta e non ci sono i cacciatori in giro; a Vicenza invece non lo facciamo, ma ovviamente la Polizia Provinciale non può risolvere tutto da sola perché i cinghiali sono dai Berici a Nogarole, da Bassano al confine con Trento e Padova, ecc. Non si può solo fare interventi di emergenza. Le altre specie ci sono ed è sempre questione di definizione sulle specie selvatiche: i colombi ne sono una prova dato che restano considerati animali domestici. Un intervento è possibile, ma il contenimento è possibile solo attraverso un meccanismo burocratico preciso e in parte giustificato, però la verità è che occorrerebbe più elasticità una volta riconosciuto il problema e stabilito che l'intervento è necessario. Più si aspetta, peggio è.
CLAUDIO CATAGINI- Torno sulla nutria: le tane sono lungo i corsi d'acqua e sono sempre un grossissimo danno alla stabilità degli argini, quando cresce l'acqua entra nei tunnel e strappa il terreno fino ad aprire l'argine, come hanno sottolineato Bonavigo e Meggiolaro. La nutria tra l'altro fa cucciolate due o tre volte all'anno e quindi facilmente torna a riprodursi anche nelle condizioni più difficili per la specie. C'è anche burocrazia, percorsi obbligati da rispettare per cui si perde magari qualche tempo e basta ad aumentare il danno...
DIEGO MEGGIOLARO- Sì il buco invaso dall'acqua diventa subito una falla e i danni alle cose e alle persone non sono da poco. La nutria tra l'altro scava in due o tre notti alcuni metri cubi di terreno e succede che quando passi col trattore sei a rischio di ribaltamento: bisogna stare molto attenti perché la profondità di queste piccole caverne è al massimo di una decina di centimetri, quasi a fior di terra; si riesce ad accorgersi del pericolo dal colore diverso dell'erba, ma non tutti si può essere sempre così attenti e così pronti. Le nidiate effettivamente sono anche tre all'anno e la moltiplicazione degli individui è rapidissima. Finisco dicendo che va benissimo proporre un contingentamento degli abbattimenti, ma a che cosa corrisponde calcolare una percentuale quando non si conosce il numero totale degli individui presenti del territorio? E comunque se ci si rivolge ai cacciatori è un conto, se invece ci si rivolge agli agricoltori non c'è possibilità di soluzione perché gli agricoltori possono anche essere cacciatori, ma certo non lo sono in maggioranza, per cui nasce anche il pericolo che la paura produca un fai da te estremamente pericoloso. Invece con i cacciatori si otterrebbe il controllo del territorio.
GIANCARLO FERRON- Siamo sempre alle prese con le posizioni radicali, è vero, e anche con la burocrazia; è successo anche con l'orso che alla fine è tornato in Slovenia e dato che era controllato si è visto che è stato abbattuto durante la caccia; qui siamo confinanti con Trento che ha parecchi orsi i quali stanno sconfinando anche verso di noi; oggi si sta discutendo un protocollo regionale che sarà adottato dalle Provincie. Vedremo che cosa succederà.
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