NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La solidarietà come scialuppa di salvataggio

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La solidarietà come scialuppa di salvataggio

La relazione tra quelli che intervengono e quelli che usufruiscono del servizio qual è?

RAFFAELE_BONO (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)RAFFAELE BONO- Si fa un pezzo di strada assieme, ci si aiuta; partiti dalla borsa alimentare e arrivati alla situazione di oggi possiamo dire che ci sono interventi concreti, con rapporti fissi con i Comuni, ma soprattutto con lo sportello STRADE che alla fine individua un percorso basato su priorità e impegni specifici: dallo sportello arriva dopo l'analisi e il dialogo anche il finanziamento e su questo parte un altro ragionamento ancora più avanzato.

STEFANO OSTI- I numeri del resto sono importanti: il servizio di difficoltà economica dal 2006 ha incontrato 3000 famiglie ed aiutato 1200 persone con 3milioni di euro; a questi si aggiunge il fondo straordinario di solidarietà per chi ha perso il lavoro con 1300 famiglie aiutate; teniamo presente che i sostegni di vicinanza dal confronto tra 80 e 50 tra donatori e aiutati sono passati a 400 e 400 circa, cioè un pareggio con una famiglia che aiuta una famiglia. I bisogni aumentano ma la comunità sta reagendo bene e manda segnali importanti di sensibilità; così è possibile organizzarsi meglio, fare promozione a tutti i livelli con vari tipi di donazione che coinvolgono gruppi di vario genere come le coppie, i cresimandi, ecc. Poi tutti gli aiuti per alimenti, vestiario, qualche soldo dai centri di ascolto e tutto si alza molto di più come entità numerica.

RAFFAELE BONO- C'è sicuramente un sottofondo cristiano e cattolico anche se la generosità non ha targhe; in questo momento c'è questa targa che è di onore e deve essere considerata. Siamo in un momento di particolare crisi e di particolari bisogni, ma nonostante la crisi sono convinto che esista un bacino potenziale ancora più grande di persone che possono aiutare. Il passaggio dell'aiuto non è comunque semplice perché prima di tutto bisogna avvicinare e capire il caso. La Caritas avvicina appunto il bisogno di chi si trova in stato di necessità al potenziale donatore e queste cose camminano poi assieme attraverso questa nostra organizzazione che diventa distributore di solidarietà vera. Voglio anche ricordare che comunque la decisione di essere e diventare solidali in concreto deve accompagnarsi alla capacità di esserlo e questo chiede una organizzazione precisa e molto efficace, una combinazione di eventi che fa convergere lungo una strada unica un po' di soldi e un po' di gente, solo che i beneficati restano in rapporto con questo fatto per tutta la vita. Oltre che pregare e sentire prediche si può insomma svolgere una attività come questa.

Torno per ultimo sul problema della presenza dell'assistenza pubblica: rimane il fatto che senza i volontari e questa rete messa a punto dalla Caritas non ci sarebbe iniziativa possibile perlomeno non determinata dalla precedente esperienza di fede di chi se ne fa protagonista perché di altra organizzazione similare ma laica non c'è traccia...

MAURIZIO_SEGATO (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)MAURIZIO SEGATO- Il pubblico gioca le sue carte, ciascun Comune fa il proprio lavoro e dedica all'assistenza sociale una certa attenzione; almeno per la mia esperienza. Non faccio ovviamente classifiche tra chi fa di più e di meno...

GIUSEPPE SOLA- Personalmente ho la speranza che le famose famiglie della corte continuino ad esistere o tornino ad esistere perché il bisogno è alto. Abbiamo una ventina di casi a settimana e occorre che ci siano risorse e uomini per soddisfare queste richieste. Lavoriamo con la monitorizzazione e l'accertamento accurato per cui a volte per mancanza di forze dobbiamo purtroppo interrompere qualche percorso di aiuto. Tra l'altro agli sportelli abbiamo oggi la metà esatta tra stranieri e italiani per cui si capisce perfettamente come la caratterizzazione delle persone che vengono coinvolte non implicano nient'altro che il vero bisogno, la vera necessità di ricevere un aiuto e ancora di più di essere ascoltati.

STEFANO OSTI- La bilancia la terremo sempre a metà, non ci sostituiremo agli enti pubblici, segnaleremo come sempre anche i nuovi bisogni, ma non ci sostituiremo a chi gli interventi in prima persona deve farli per dovere di istituto.

 

nr. 40 anno XVIII del 16 novembre 2013 

 

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