La Svizzera del Veneto ti si schiude all’ultimo scalino, ed è un mondo a sé, col suo labirinto di pascoli lontani dal mondo, le antiche leggi comunitarie, i Sette Comuni federati da sette secoli e lasciati liberi dalla Grande Venezia. Così Paolo Rumiz, scrittore e viaggiatore, nell'introduzione del nuovo libro di Mario Busana e Alberto Manzan, L'Altopiano dei Sette Comuni - Guida ai luoghi, alla storia e alle tradizioni (Edizioni Itinera Progetti, Bassano del Grappa). Caratterizzata da trenta itinerari adatti a tutti, dall’appassionato di Nordic Walking, alle famiglie con bambini ed ai cicloamatori, la guida è nata per proporre ad un vasto pubblico un viaggio a tappe alla scoperta dei paesi, dei luoghi, della storia, della natura e delle leggende di questo territorio dalle radici molto antiche. Ogni percorso è composto da una descrizione dell’itinerario, corredato dalla nuova cartografia del Cai, da numerose fotografie a colori e da uno o più box con approfondimenti e curiosità su leggende, piante, animali o edifici storici, inerenti il percorso stesso.
L'Altopiano dei Sette Comuni, in lingua cimbra "Hoaga Ebene vun Siiben Kameûn", è più noto comunemente come Altopiano di Asiago dal nome del suo principale centro. L’Altopiano è una isola linguistica cimbra; è molto esteso (473,5 km²) e si trova sulle Prealpi vicentine nella zona a nord della Provincia di Vicenza al confine con la Provincia di Trento. È suddiviso in otto circoscrizioni (Comuni) che fino all'avvento di Napoleone nel 1807, erano organizzati in una Federazione, fondata nel 1310, denominata Spettabile Reggenza dei Sette Comuni che costituiva uno Stato autonomo legato, più tardi, alle vicissitudini della Serenissima; gli otto Comuni sono: Asiago (Slege); Enego (Genebe o Ghenebe); Foza (Vüsche); Gallio (Gel o Ghèl); Lusiana (Lusaan); Roana (Robaan); Rotzo (Rotz); Conco (Kunken), definito l'ottavo Comune in quanto fino al 1796 era una frazione di Lusiana - il che spiega perché l'Altopiano si chiama dei 7 Comuni pur comprendendone otto...-.
Quando si percorre l’Altopiano non può sfuggire, nella segnaletica, come i nomi dei paesi e delle località siano indicati con una doppia dicitura di cui una, sembra di ineccepibile derivazione tedesca. Alcuni potrebbero pensare che si tratti di un retaggio conseguente all’antica dominazione austriaca ma ciò è molto distante dalla realtà storica; i termini, si devono invece ricondurre ad un preciso, riconosciuto ed approfondito elemento etnico. Un tempo una popolazione di origine germanica, i così detti “cimbri”, trovò nell’Altopiano il luogo ideale dove insediarsi; nel corso degli anni consolidò la propria presenza, la propria identità e il proprio prestigio fino ad ottenere dalla Serenissima Repubblica di Venezia il riconoscimento di una propria istituzione autonoma che ora conosciamo comunemente come Reggenza dei Sette Comuni; l’antica parlata tedesca non è più in uso se non in pochissime realtà, anche se si sta cercando di sostenere e mantenere vivo questo legame con le origini.
Così, i luoghi e le loro denominazioni si richiamano a vicende, usanze, costumi, modi di dire, avvenimenti e ricorrenze, diventando memorie, tradizioni e cultura che si tramanda, che persiste nella gente dell’Altopiano trovando un supporto di autenticità che ne esalta il valore. In questo territorio ricco di elementi contrastanti, le antiche denominazioni dei luoghi, delle contrade, delle cime, dei boschi, delle fonti e altro, si sono esaltati nel tempo attraverso leggende e fiabe dove compaiono sia divinità pagane che personaggi di saghe nordiche, santi della tradizione tedesca prima e di quella veneta poi e così via per altro ancora. Quindi, il rapporto tra natura, tradizione e abitanti dell’Altopiano, è un patrimonio ricco che il turismo può contribuire a salvare dedicando un po’ di interesse e un momento di attenzione anche ai luoghi meno noti.
Abbiamo dialogato con Busana sul senso del suo libro.