NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Un lungo viaggio per due

Andare a piedi, ritorno all’umanesimo, è il titolo del libro nel quale Osvaldo Benetti racconta l’avventura di una vita in cammino condivisa con la moglie Imelda

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Andare a piedi, ritorno all’umanesimo

Andare a piedi, ritorno all’umanesimo è il titolo del recente libro che Osvaldo Benetti, residente a Vigardolo ma cittadino del mondo - e mai come in questo caso l'espressione è azzeccata - ha pubblicato da qualche tempo con successo e grandi riconoscimenti pubblici e privati. Dopo una presentazione ufficiale insieme all'artista e compaesano Galliano Rosset lo scorso ottobre, c'è stata una serata a Vigardolo il 14 novembre cui ne seguirà un'altra a Breganze nelle prossime settimane. Un libro scritto anche per raccontare l'avventura di una vita in cammino, percorrendo le strade d'Italia e d'Europa sempre a fianco della moglie Imelda. Un’avventura lunga quasi tutta una vita, che ora, dalle polverose strade del mondo, si trasferisce dritta dentro le pagine di un libro che non è soltanto un racconto di viaggi ma anche e soprattutto il racconto di una grande passione.

Andare a piedi, ritorno all’umanesimo (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Osvaldo Benetti e Imelda Battistella si sono sposati nel 1964, hanno tre figli e sono sempre stati amanti della natura. Provengono entrambi da famiglie di agricoltori e contadini, ma la vita li ha poi allontanati dal rapporto diretto con la campagna: consulente fiscale lui, piccola imprenditrice artigiana lei. Non avevano la stoffa dei gran camminatori: poche passeggiate in campagna e sui monti del Vicentino e del Trentino, qualche camminata sulle straordinarie Dolomiti, niente più.

Ma sul finire degli anni Ottanta hanno iniziato ad appassionarsi alle escursioni in montagna: un piccolo rifugio a Canal San Bovo in Val Vanoi, il cuore verde del Trentino, è stato per alcuni anni la meta delle loro vacanze. Quindici giorni, con escursioni di 8-10 ore di cammino alternate ad un giorno di riposo: una piccola passeggiata di tre o quattro ore. Durante l’anno, per tenersi in allenamento, passeggiate giornaliere di 6-7 chilometri e, d’estate, lunghe pedalate in bicicletta e qualche escursione di uno o due giorni. Nel 1999 provano il primo lungo percorso, in compagnia di altre cinque persone: Bologna-Firenze. Nel 2000 decidono di affrontare il primo vero viaggio da soli: Vicenza-Roma. E poi gli altri percorsi, che Osvaldo studia sempre con molta cura, durante l’anno, leggendo libri e consultando cartine, mappe, descrizioni di sentieri. Nel 2001 c’è Vienna, nel 2002 la Transcarnica, nel 2003 Santiago de Compostela, nel 2004 Strasburgo e nel 2005 il Gran Sasso. Seguono poi altri viaggi in Europa dell'est e dintorni, sempre con la voglia di andare e di scoprire. Il loro camminare è lento, ma costante, senza alcuna necessità di battere record o di arrivare primi. Solo per il piacere del viaggio e dell’andare a piedi.

Andare a piedi, ritorno all’umanesimo (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Un libro che è anche un diario nel quale - come scrive Toni Fabris in prefazione - vengono scrupolosamente narrati alcuni dei molti viaggi compiuti da Osvaldo Benetti, accompagnato immancabilmente dalla moglie, nel corso dei quali funge oltre che da moglie anche da consigliera, segretaria e cuoca. Osvaldo e Imelda, nonostante l’età e gli acciacchi, sono dei veri appassionati dell’andar per il mondo usando il cavallo di Sant’Antonio, un mezzo con trazione a natiche e quindi abbastanza economico e che, soprattutto, dà la garanzia di non trovare chiusi i distributori per il rifornimento, né le officine necessarie per rimettere a punto eventuali guasti o anomali funzionamenti. Una volta raggiunta l’età pensionabile, anche se la passione è di gran lunga antecedente, ha rivolto tutto il suo impegno prima alla famiglia, figli e nipoti, poi a praticare il suo hobby preferito: i lunghi viaggi a piedi per visitare e gustare tutte le bellezze del Creato, sia naturale che opera dell’uomo. Una volta iniziato un piccolo viaggio, fatto apposta per tastare il polso e valutarne le conseguenze, i due camminatori non si sono più fermati, anzi hanno continuato a macinare chilometri su chilometri, allungando di anno in anno le mete da visitare, anziché accontentarsi di ridurre le distanze. Osvaldo opta sempre per i tragitti meno agevoli ma più panoramici e con traffico limitato. Qualche giorno prima della partenza è d’obbligo un minuzioso e certosino controllo, affinché nulla abbia a mancare, ad iniziare dai documenti, quindi vestiario appropriato a seconda della stagione, macchina fotografica, torcia per far luce, batterie, coltello svizzero, creme solari e per la puntura di insetti, medicinali per l’automedicazione. Il marciatore, man mano che si avvicina l’ora della partenza, si carica di un entusiasmo contagioso ma sempre in assoluta tranquillità perché, da saggio qual è, sa che la fretta è la cosa che ti fa perdere più tempo. E finalmente si parte! Durante il viaggio Osvaldo annota nell’immancabile diario ogni e qualsiasi evento, bello o brutto, per un ricordo personale ed anche per chi avrà la fortuna di poterlo sfogliare e complimentarsi con i viaggiatori. Leggere i suoi diari di bordo è una cosa piacevolissima che non stanca mai anche per il suo modo di renderti partecipe delle situazione che incontra strada facendo. Ti sembra di sentire l’aria fresca che ti accarezza il volto, mentre quella afosa lo rende madido di sudore; la stessa pioggia battente, che lo perseguita a volte per ore, sembra penetrarti nelle ossa, facendoti rabbrividire; per non parlare della stanchezza che a volte lo coglie stremato ed impreparato e che sembra coinvolgere anche il lettore.

Andare a piedi, ritorno all’umanesimo (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Sollecitato da amici e parenti, ma anche da motivazioni personali, ho pensato di unire in un unico volume la mia più che decennale esperienza di camminatore - scrive Benetti nell'introduzione - . Il mio terreno preferito è la montagna, ma non disdegno la pianura, il mare, i fiumi, i colli e tutto quel meraviglioso mondo che ci accoglie. Non cercate nella mia prosa qualcosa di letterario: ho scritto questo libro con... i piedi. La sera, stanco dopo una giornata di cammino, mi appartavo per fissare sulla carta le vicende del giorno. Troverete le solite cose: ci siamo svegliati, abbiamo fatto la colazione e siamo partiti; in salita o in piano abbiamo camminato per venti o trenta chilometri, a volte più, a volte meno e, alla fine, abbiamo trovato la cuccia per la notte. Vita semplice, da pellegrini. Poche cose nello zaino, il minimo indispensabile. Nessuna certezza più avanti, per la notte, ma sempre fiduciosi che la giornata si sarebbe conclusa bene. Oltre allo zaino, un paio di scarpe e un bastone: tassativamente bandito qualsiasi mezzo di trasporto; solo qualche traghetto per attraversare eventualmente un lago. Ma la più grande soddisfazione viene dall’andare a piedi. È stata la mia seconda giovinezza, forse più bella della prima, e il merito va anche alla mia compagna di tanti viaggi, mia moglie.

Abbiamo dialogato con Benetti sul volume e sui viaggi.



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