(C.R.) Il 2014 è destinato a diventare un anno strategico per la realizzazione delle grandi opere nel Vicentino. Da un lato le grandi infrastrutture viarie, in primis la conclusione della Valdastico sud e il proseguimento della Pedemontana Veneta, dall'altro la realizzazione dei bacini di Caldogno e quello dell'Agno-Guà tra Trissino e Arzignano, i cui cantieri potrebbero iniziare in contemporanea ad inizio primavera. Il portale www.ladomenicadivicenza.it ha voluto approfondire l'argomento con due importanti presidenti di categoria e con il sindaco di Trissino. Ecco cosa è emerso.
Gaetano Marangoni, presidente edili di Confindustria Vicenza: «Non bastano i bacini, servono pluralità di interventi per cambiare il trend»
«Il via libera dei lavori per la costruzione del bacino di Caldogno è un segnale utile. Ma non basterà solo questo per cambiare il trend al settore dell'edilizia». È questo il parere di Gaetano Marangoni, presidente della categoria edili di Confindustria Vicenza, al quale abbiamo chiesto di analizzare il momento del settore anche in chiave vicentina. «È un'opera importante - chiarisce Marangoni - anche perché sarà la prima in ordine di tempi di altri sei bacini, tra cui un altro di molto importante nel Vicentino, quello di Trissino-Arzignano, perché a sua volta coinvolgerà nostre aziende, facendo lavorare le maestranze del settore. Tuttavia servono pluralità di interventi per garantire l'inversione di tendenza ad un settore, quello dell'edilizia per l'appunto, che statistiche alla mano risulta tra i più penalizzati della crisi economica che non ha colpito solo l'Italia. Oltre alla costruzione dei bacini, sarà fondamentale mettere in moto altri lavori pubblici, in primis le grandi infrastrutture viarie e altri interventi, tra cui quelli annunciati di risanamento negli edifici scolastici. Contemporaneamente mi auguro che il Piano-casa possa a suo volta contribuire a consentire al settore di riprendersi, garantendo ulteriore lavoro. Francamente non sono comprensibili le proteste delle ultime settimane, soprattutto da parte dei sindaci: con la legge attuale esistono delle disparità consistenti che trovo ingiuste, visto che allo stato attuale un cittadino che risiede in un comune può eseguire determinanti lavori di ampliamento, mentre un altro che magari dista a 100 metri di distanza, ma che essendo ai confini abita in un altro comune, non li può fare. Una legge unica per tutti è assolutamente necessaria, anche perché quella promossa dalla Regione Veneto obbliga miglioramenti sotto il profilo energetico, sismico e idrogeologico».
Doveroso con Marangoni analizzare la questione che riguarda il bacino di Caldogno, che l'ha visto presenziare alla cerimonia di posa della prima pietra sabato 23 novembre. E capire se è d'accordo con la "promessa" del Governatore Luca Zaia, che ha assicurato che i lavori si concluderanno entro due anni. «Qui non si tratta solo di promesse - spiega Marangoni - ma di rispettare un bando e un contratto che le imprese hanno firmato e in tal senso hanno accettato le condizioni. Attualmente sta già lavorando un contingente compreso tra le 40 e le 50 persone, tra geologi, ingegneri, geometri e naturalmente operai che hanno già effettuato gli sbancamenti per le strade di accesso, già realizzate, al cantiere vero e proprio. Va ricordato che si tratta di un appalto integrato, composto da un progetto esecutivo che è già iniziato lo scorso 18 ottobre e che ha una durata di circa tre mesi e per l'appunto i 2 anni di lavoro che saranno sicuramente rispettati. In mezzo ci sarà l'approvazione da parte della Regione Veneto che sulla carta dovrebbe durare un periodo compreso tra i 40 e il 50 giorni».
Ecco dunque, riepilogando, il "crono-programma": il prossimo 18 gennaio scadranno i tre mesi per il progetto esecutivo, poi la "palla" passerà alla Regione che dovrebbe essere in grado di dare lo "start ufficiale" tra la metà e la fine di marzo, in modo che tutto sia concluso nella primavera del 2016. "Preoccupazioni per eventuali contrattempi esterni alle aziende?", chiediamo a Marangoni che risponde: «Tutto può succedere, ad esempio che qualche privato decida di appellarsi a qualche tribunale contro la "legge degli espropri". Noi ci auguriamo che tutto fili liscio, ma ad esempio per la Pedemontana Veneta c'è stato un contenzioso durato un paio d'anni perché un gruppo di imprese ha presentato un ricorso al Tar contro l'aggiudicazione. Noi siamo fiduciosi anche perché la Regione Veneto ha dimostrato di non voler perdere un solo giorno e ha fatto tutti i passi giusti per affrettare un lavoro considerato un diritto della comunità».