NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Non solo “povero Silvio”

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Non solo “povero Silvio”

Lei fa anche satira sull’informazione perché prende in giro il giornalista che fa il collegamento e i processi in cui cercate di non nominare Berlusconi perché tanto lui c’è lo stesso. Se il sistema si autoalimenta parlando sempre di lui, non si rischia davvero che si perda la capacità di affrontare altre notizie, di creare uno sguardo diverso e di diventare culturalmente “monoalfabetizzati”, nel senso che tutta la vita sociale e civile ruota attorno a un unico perno fisso che non cambia mai ?

A.C.: “Il comico non ha il potere di cambiare argomento e di andare a teatro a parlare di. La satira deve parlare delle cose di cui tutti parlano”.

Ma non si sclerotizza l’argomento?

Non solo “povero Silvio” (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)A.C.: “Se si sclerotizza meglio, così si cambia e il comico parlerà di un nuovo argomento. L’argomento te lo dà la cronaca, non possiamo farlo noi: come se io dicessi che a me piacerebbe che fosse eletto Grillo perché ci voglio far la satira, ma non lo decido io, se tu voti Grillo io posso parlare di lui. Per questo lo spettacolo su Berlusconi non lo faccio neanche più, però nel caso in cui lui dovesse diventare di nuovo il Presidente del Consiglio o l’ago della bilancia, è chiaro che ne devi parlare”.

Negli ultimi anni si sono moltiplicati i programmi e gli spettacoli di comicità, cabaret e satira. l’aumentare dell’offerta porta a un abbassamento della qualità oppure permette di riscontrare, e anche di monitorare, una differenziazione maggiore nei gusti del pubblico? Come si crea una proposta di qualità quando si è così tanti?

A.C.: “Probabilmente le proposte sono talmente tante che qualcosa si abbassa, però il pubblico può scegliere, è il pubblico che va a vedere, non è impreparato, lo sa, non so per quali meccanismi va a vedere le cose che più lo colpiscono e che secondo me sono di qualità”.

E quali solo le cose che negli ultimi anni sono cambiate nel gusto del pubblico?

A.C.: “Ne parlavamo con il regista: parlavamo di Jango Edwards, un clown che 25 anni fa noi andavamo a vedere in teatro. Il pubblico oggi forse è meno curioso rispetto a 30 anni fa. Il web ha tolto quel senso di curiosità che si aveva, perché uno magari andava a vedere degli spettacoli. A Milano c’era un festival di teatro comico di clown che venivano da tutta Europa, aveva un suo pubblico, non era tantissimo,ma piaceva. Oggi questa cosa qui te la vai a vedere su internet, magari quella curiosità te la esaudisce. È anche vero che però non ce n’è come andarlo a vedere”.

“Povero Silvio” è un tormentone che l’ha caratterizzato o che comunque l’ha reso riconoscibile per tanti anni. Il rischio non è che poi si rimanga ancorati a quello? Non tutti riescono poi a cambiare e a spaziare in altri campi e tendono a perdersi un po’.

A.C.: “Io tendo comunque a difendere la nobiltà del comico: non c’è bisogno che faccia vedere che sa fare altro, il comico è il comico e secondo me deve fare bene quella cosa lì che sa fare”.

Avete avuto un incontro con le scuole, i giovani sono considerati economicamente un target commerciale, i beni e i servizi legati all’intrattenimento che consumano di più sono sicuramente la musica e la televisione o comunque l’intrattenimento su web. È possibile creare, non dico dei fenomeni, ma interesse nel teatro come succede per televisione, web, eccetera?
A.C. “Assolutamente sì, anche perché i giovani sono quelli che andranno a teatro domani o dopodomani”.

A vedere cosa però?

A.C.: “Eh quello che gli verrà proposto. I giovani in quanto pubblico comunque hanno una loro testa e sanno bene cosa scegliere e cosa no; finito, come dici tu, il periodo di “innamoramento” per certi aspetti, diciamo, superficiali della comunicazione, poi magari possono avere il bisogno di andare a vedere in teatro, anzi deve essere il teatro a essere capace di interessarli. È chiaro che se si parlasse anche di loro e dei loro problemi, li vedresti venire a teatro. Il teatro comico ti deve guardare negli occhi, non ti può guardare dall’alto”.



nr. 42 anno XVIII del 30 novembre 2013

Non solo “povero Silvio” (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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