NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Quando a parlare sono le donne ammazzate

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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“Ferite a Morte”

Su Twitter è stato linkato un servizio di un TG belga che parlava della versione francofona in cui si diceva che una delle vittime che parla è addirittura una bambina di 9 anni.

“Ferite a Morte” (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)“È una concezione di femminicidio: certo la bambina di 9 anni, nella nostra storia forse ne ha qualcuno di più, è una bambina che muore per le conseguenze di una infibulazione finita male, quindi tecnicamente non è stata uccisa da una mano maschile ma l’infibulazione, e tutte le mutilazioni genitali femminili, fanno parte di quel progetto di sottomissione della donna e quindi di violenza perpetrata, così come ci sono in tutto il mondo vittime bambine che sono costrette a ingurgitare pillole, quelle che chiamano “cow pills”, quelle che servono a ingrossare artificialmente i vitelli e le mucche, che date alle bambine provocano la crescita precoce e fasulla di attributi sessuali in modo che vengano usate per il mercato della prostituzione e poi vengono letteralmente buttate via, anche perché queste pillole danno assuefazione, dipendenza e rovina e quindi poi vengono usate per il mercato degli organi. Questo è un pezzo che ogni tanto è stato letto nei reading ed è veramente quello che forse fa indignare di più”.

Tra i reading e la pièce viene sollevato il problema religioso?

“Ferite a Morte” (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)“Assolutamente no, proprio perché c’è il racconto della donna iraniana che viene lapidata ma non è diverso da quella che l’accompagna e che è di Caltanissetta. Purtroppo la violenza sulle donne, il femminicidio, è trasversale ed è uguale identico. Può avere delle punte di recrudescenza più violente in certi paesi e certe situazioni ma, ahimè, in un mio spettacolo di qualche anno fa l’ho definito il più macabro esempio di globalizzazione. Quello che ci interessava di più è riconoscere quel paradigma che è la violenza maschile e la sopraffazione, poi ci sono storie ambientate in Iran, la storia della bambina che vive in Italia ma è di origine africana”.

Quindi non c’è nessun retaggio culturale che spinge un uomo a prevaricare su una donna? Cioè: qual è il retaggio culturale comune?

“Evidentemente l’incapacità di sopportare l’autonomia e la libertà di pensiero e di azione, l’alterità della donna, il fatto che la donna non sia una propria appendice, non sia al proprio servizio e non sia alle proprie assolute dipendenze. Ci teniamo a dire che questo non è un problema di ordine pubblico ma di PATOLOGIA della relazione: la relazione tra maschile e femminile nel mondo è malata, in alcuni posti un po’meno in alcuni altri un po’ di più”.

“Ferite a Morte” (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Parliamo dell’Italia: oggi la donna dovrebbe essere più libera, nel mondo dello spettacolo o della cultura molto spesso si nota un ritorno a una forma di oscurantismo: le donne che riescono ad emergere in qualche modo, delle nuove generazioni, sono spesso accompagnate da qualcuno molto più grande.

“Questa è la narrazione che viene data, dei fatti, tendenziosa e dolosa dei mezzi di comunicazione. La realtà è un’altra: tutti noi conosciamo delle donne di diversa età che si fanno un mazzo tanto nella vita, che studiano, che hanno un sacco di qualità e un sacco di talento, che raramente vengono valorizzate ma che spesso ce la fanno e che non sono in quella situazione lì, solo che fa gioco amplificare QUELLE situazioni, che sicuramente esistono, così come sicuramente esistono delle donne che credono (per carità, legittimo) che quella sia la strada migliore, ma che nessuno si sogni di dire che quindi oggi sono così. Le donne oggi in Italia fanno ancora più fatica di prima perché gli ammortizzatori sociali sono ridotti a niente, perché addosso sulle donne pesa TUTTO il lavoro di cura, che non è più solo quello dei figli ma che è anche quello dei genitori e degli anziani, in più se hai un lavoro fuori casa te lo devi tenere ben caro perché spesso è l’unico reddito della famiglia; in più, siccome gli uomini hanno le loro frustrazioni e la loro incapacità di elaborarle, rischi anche di prendere le botte? Forse basta!!”.

“Ferite a Morte” (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Che riscontri state avendo?

“Molto molto buoni: grande commozione, grande rabbia anche da parte del pubblico maschile che viene, in misura minore di quello femminile ovviamente, ma che è quello che interessa a noi coinvolgere, così come troviamo associazioni di uomini che si danno molto da fare”.



nr. 43 anno XVIII del 7 dicembre 2013

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