NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Neri Pozza, l’intervista… possibile

Tutto quello che avreste voluto e oggi vorreste chiedere all’indimenticato scrittore ed editore, è stato trasformato in libro da Giulio Ardinghi e Stefano Ferrio

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Neri Pozza

 

Ci voleva un editore veronese per pubblicare un nuovo libro su Neri Pozza? E nonostante entrambi i due autori, Giulio Ardinghi e Stefano Ferrio, siano vicentini ben presenti e radicati da tempo nella vita culturale della città di Andrea Palladio? Domande più che legittime per il lettore, soprattutto quello vicentino, che si trovasse tra le mani il volume appena pubblicato da Gabrielli Editore Neri Pozza non è morto e nella tomba ha lasciato un messaggio, scritto a quattro mani da due che Vicenza la conoscono bene.

Neri Pozza (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Lungo i secoli le stradine e la grande piazza hanno collezionato di tutto: austriaci e molto prima di loro Carraresi, Scaligeri, Serenissima. Come è possibile passeggiare di notte per questa città e non pensare, non domandarsi se e come Vicenza ha ottenuto di diventare non soltanto una entità autonoma di amministrazione, ma per caso anche qualcosa di diverso, qualcosa che la faccia almeno un po' assomigliare alle altre città venete che le sono molto vicine: Padova, ma ancora di più Verona, con la quale il distacco pare tuttavia incolmabile. E come è possibile questo ritorno nella memoria in compagnia di un personaggio che non c'è più, questo sì, ma che dalle sue esternazioni pubbliche dal 1945 al 1988, dalla sua analisi spietata e lucida, ha spremuNeri Pozza (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)to sulla sua città quel che poteva. Voce nel deserto, si direbbe, ma il fatto è che l'editore parlò più volte di una città più simile a una necropoli che a un luogo di vita. In compagnia di Neri Pozza, ecco una intervista impossibile però "vera". Un equilibrismo, un azzardo forse, ma attorno ad articoli e interventi ufficiali che chiunque ha potuto leggere o ascoltare.

Ci sono dei notturni autunnali in cui Vicenza si traveste davvero da necropoli - scrive nella prefazione Antonio Stefani -. Ecco: è lì che Giulio Ardinghi incontra Neri Pozza. In giro non si vede anima viva, ma quella di Neri Pozza lo è. Almeno fino al sorgere dell'alba, poi chissà. C'è dunque tempo per una passeggiata attraverso il centro, durante la quale Ardinghi fa il suo mestiere, quello del giornalista che ha - chissà come - ottenuto licenza d'intervista al caro estinto e figurarsi se Pozza si sottrae, dato che l'argomento è Vicenza. Il tema è concretissimo: qui si soffia su braci appena celate da uno strato di cenere e pronte a riaccendersi in un fuoco crepitante, in violenti sbuffi di faville memorialistiche. Cosa ne viene fuori? Che Neri Pozza è stato uno che suonava la musica giusta nel posto sbagliato. Uno che stampava libri - e che libri - mentre i concittadini erano impegnati in tutti gli affari possibili tranne il suo. Eppure lui sapeva - dimostrandolo ampiamente - che di cultura si può vivere. E che senza cultura non vai da nessuna parte. Senza aiuti o soccorsi, combatteva la sua battaglia quotidiana e parlava col resto del mondo.

Per parlare del nuovo libro abbiamo incontrato uno dei due autori, Giulio Ardinghi.

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