NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Nel segno di Tito Gobbi

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Tosca

Tosca è uno dei drammi più famosi di Puccini, viene considerato quello più tragico eppure anche, per esempio, una delle altre opere di Puccini famosissime, Madama Butterfly, è veramente molto triste e commovente. Sono entrambe storie fittizie ma verosimili: in Tosca i ribelli politici che si sacrificano per amore e per i loro ideali, la gelosia di lei; in Butterfly la ragazzina orientale irretita dallo straniero che poi l’abbandona. Fermo restando che comunque Puccini è famoso per questo tipo di storie, perché secondo voi Tosca viene sentita come la più drammatica?

E.F.: “forse è il più drammatico perché si consuma una vera e propria violenza fisica, è chiara e alla luce di tutti: nel secondo atto con Scarpia che cerca di approfittare di Tosca, la tortura a Cavaradossi che viene ammazzato quando invece doveva essere sparato un colpo a salve. Forse è la più diretta, non si lascia niente all’immaginario del pubblico, gli si fa vedere tutto”.

T.C.: “I tre protagonisti muoiono, è molto stringato ed efficace: in mezzo atto ti descrive, in 4 battute, che Tosca è gelosa, che perderà le staffe, è una donna passionale, vuole sentirsi amata e amare, c’è l’amore per Cavaradossi e poi l’inizio della tragedia. Scarpia riconosce in lei una donna gelosa: Tosca è un donna semplice e trasparente ma complessa”.

La-Prima-della-Traviata-alla-Scala (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Sabato scorso #primascala è stato l’hashtag al secondo posto nei toptrend di Twitter, anche domenica mattina la gente ha continuato a commentare la prima alla Scala con ben 3 hashtag diversi, sempre in top trend. La diretta di RAI5 ha fatto più di 650mila telespettatori, che per un canale tematico è tantissimo. Si verificò un fenomeno simile anche quando andò in onda La Traviata con la regia di Ozpetek in diretta dal San Carlo di Napoli: una grande partecipazione. Secondo voi come vanno lette queste reazioni del pubblico, il desiderio di commentare e di partecipare? È il titolo che attira, oppure l’opera in prima serata in tv?

E.F.: “Secondo me in questo caso sono state tutte e due le componenti: una è la prima della Scala, che è un evento mondano, e poi che fosse La Traviata, forse l’opera più rappresenta al mondo, credo insieme a Il Barbiere di Siviglia. Secondo me l’opera non è morta come vogliono farci credere in Italia, piace ai giovani, alla gente di media età, matura e agli anziani. Come fa a non piacere l’opera? L’opera trasmette dei sentimenti: uno non può non emozionarsi ascoltandola e soprattutto guardandola, la musica che esprime quello che poi è il libretto, quello che succede in scena. È un insieme di componenti che non può non emozionare e questo all’estero lo sanno, è solo in Italia… forse perché i teatri non interessano più alla politica”.

T.C.: “La traviata piace! È un’opera modernissima e attualissima!”

Si ma se fosse stata “L’Europa riconosciuta” con cui avevano aperto alcuni anni fa?

T.C: “Con tutto il rispetto per il M° Salieri, non credo che sarebbe stato lo stesso, perché poi Traviata arriva a toccare, fino alla fine, questo rapporto, questa donna che si nasconde dall’amore: l’amore può far male, questo è ovvio e nel suo caso va triplicato perché è come un’eco dentro di lei, la paura di innamorarsi. Forse sta ritornando la lirica, sta riprendendo, io me lo auguro perché stiamo passando un periodo piuttosto difficile e mi auguro che questa forma d’arte italiana, tutta nostra, ritorni ad essere apprezzata, per cui in qualche modo bisogna “modernizzarsi” nel senso che bisogna sempre avere rispetto della musica e del canto, non rovinare con volgarità anche personali, confrontarsi sempre”.

Cosa pensi di quella regia?

T.C.: “Ritengo che un personaggio come Violetta Valery debba essere valorizzato in un altro modo, anche fuori dal tempo”.

Come hanno fatto a Salisburgo nella versione con Anna Netrebko (regia di Willy Decker ndr)?

T.C.: “Si, per esempio, si. Perché l’opera lirica, andando verso il moderno, per me, non dovrebbe avere tempo: non è cinema, non è televisione, deve rimanere teatro ma un teatro diverso, apparentemente sonoro ma in fondo potrebbe essere anche muto, vedi queste bocche che cantano, non parleranno mai. Traviata è un personaggio, poi devi andare a vedere le ragioni di questo regista, le motivazioni profonde che l’hanno spinto ad avere questo tipo di impianto scenico, per me, troppo televisivo. Lui mi sembra che abbia voluto mettere l’accento sulla disperazione che hanno i giovani di innamorarsi, loro anche come giovani non credono realmente nel loro amore: qui si tratta di una vita disperata, Violetta è disperata, non muore di tisi ma di avvelenamento, si suicida, però La Traviata è La Traviata, è stata scritta da Verdi, una storia c’è, può anche imbottirsi di farmaci, o la capovolgi totalmente… a me non ha convinto. Però mi è piaciuta molto la signora Damrau, tantissimo, vocalmente e scenicamente”.

 

www.artisceniche.com



nr. 44 anno XVIII del 14 dicembre 2013

Tosca (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

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