NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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La "guerra del pane" tra nuove leggi e regole

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La "guerra del pane" tra nuove leggi e regole

Luigi Morato, consigliere Confindustria Vicenza e presidente nazionale Appc: «Non cambia nulla, inutile scrivere "pane non fresco" se dura 60 giorni»

luigi_morato (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Una voce "fuori dal coro", anche con un pizzico di polemica, arriva da Luigi Morato, noto imprenditore a capo dell'omonimo colosso industriale di Altavilla Vicentina, già presidente della sezione alimentari e bevande di Confindustria Vicenza (di cui adesso è un consigliere) e attuale presidente nazionale dell'Associazione panificatori pane confezionato, che comprende aziende estese in tutta Italia.

«Questa legge o presunta tale - esordisce Luigi Morato - non cambierà nulla, inutile scrivere sull'etichetta "pane non fresco", quando a fianco si può leggere che lo stesso prodotto ha una durata di 60 giorni. Le aziende che producono pane industriale sanno benissimo quali sono le regole, ma una cosa deve essere chiara: non siamo assolutamente in concorrenza con i negozi e le piccole attività. Loro hanno bisogno di noi, come noi abbiamo bisogno di loro perché è fondamentale che continui ad esistere una cultura del pane che fa parte della storia italiana».

Lo stesso imprenditore rende noto un dato che per certi aspetti ha del clamoroso. «In Italia il consumo del pane confezionato, comprensivo anche di grissini e prodotti analoghi, si aggira attorno al 5% del fatturato totale di questo comparto, quindi rappresenta solo una piccolissima fetta. E c'è un dato ancora più clamoroso, emerso da uno studio commissionato dall'industria Morato, che precisa che una gran parte dei clienti utilizzano il nostro pane solamente 3 volte all'anno, quindi in situazione di assoluta emergenza. Ecco dunque che questa presunta concorrenza in realtà non esiste e non basterà un'indicazione su un'etichetta a cambiare le cose e a garantire ai negozi una crescita degli affari, quando in realtà i problemi sono altri e legati ad una contrazione dei consumi che non ha risparmiato nessun settore. La verità è che le aziende che producono pane confezionato garantiscono un servizio al consumatore e anche al negoziante: quello che noi produciamo, mi riferisco al pane per la bruschetta e l'hamburger, o il tramezzino, non è un'alternativa al pane fresco ma qualcosa di diverso, necessario solo in certe occasioni. E che spesso viene venduto dagli stessi commercianti che nel momento in cui finiscono il pane fresco, hanno la possibilità di offrire un prodotto che può essere utilizzato per molte settimane».

Infine l'ultima battuta è per il settore del pane industriale. «È un comparto - conclude il consigliere di Confindustria Vicenza - che sta soffrendo come tutti gli altri. Per sopravvivere tutte le aziende devono organizzare almeno due turni di lavoro al giorno, sabato e domenica compresi: nelle nostre industrie il 40% delle maestranze fa i turni di notte e nessuno si lamenta».

 

Il consiglio del dottor Giovanni Ronzani, dietologo: «La quantità di pane deve essere sempre collegata al pranzo o alla cena nel suo complesso»

Giovanni_Ronzani (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Doveroso chiudere questa inchiesta sentendo il parere di un noto e apprezzato dietologo, il dottor Giovanni Ronzani, medico specializzato in scienza dell'alimentazione, già direttore di dietetica ospedaliera e nutrizione clinica dell´Ulss 6 di Vicenza. A lui abbiamo chiesto alcuni consigli collegati al consumo quotidiano. «In linea generale - spiega il dottor Ronzani - la quantità di pane che consiglio di mangiare deve essere sempre collegata a quello che in realtà rappresenta il pranzo o la cena nel suo complesso. Tanto per fare l'esempio più classico, se uno opta per un abbondante piatto di pasta non dovrebbe mangiare anche il pane».

«Detto questo va precisato - prosegue il dottor Ronzani - che il pane rappresenta una delle basi dell'alimentazione, in quanto garantisce un'indispensabile fonte energetica attraverso carboidrati e zuccheri. Sino al 1992 nella cosiddetta piramide alimentare stava alla base: adesso il pane raffinato è salito nella piramide, mentre alla base rimane il pane integrale. Noi dietologi consigliamo già da tempo di far uso in tavola di pane integrale, che è sicuramente da preferire rispetto al pane lavorato. Una buona percentuale potrebbe essere quella del 50%, perché ci rendiamo conto che è difficile improvvisamente passare a mangiare totalmente pane integrale. La verità è che, come in tutto quello che si mangia e si beve, fondamentale è la quantità ingerita».

Nel loro lavoro quotidiano dietologi ed esperti di nutrizione si trovano a dover risolvere casi di disturbi gastrici legati all'alimentazione. «Molto spesso - precisa l'ex direttore - si tende a dare la colpa al pane, o meglio ai cereali e al frumento, quando invece il problema è più complesso e riguarda sovrappeso e sedentarietà. Negli ultimi anni viene pubblicizzato e venduto il pane senza glutine che però ha meno fibre e più grassi, quindi hanno più calorie. In termine tecnico si dice che il pane senza glutine sia meno "bilanciato", la verità è che non sempre rappresenta la soluzione ideale».

Infine al dottor Giovanni Ronzani abbiamo chiesto come deve comportarsi un cliente che all'interno di un grande supermercato si trova a scegliere sino a 40-50 tipi di pane diverso. «Da dietologo ma anche da semplice consumatore vorrei capire la composizione di quel pezzo di pane: se c'è qualche aroma va bene, ma non escluderei che questi prodotti possano contenere altre sostanze, ad esempio maggiori grassi. Ma anche qui, in linea generale, vale il discorso fatto prima riguardante l'attenzione alla quantità».

 

nr. 01 anno XIX dell'11 gennaio 2014

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