NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Il grillo parlante di Italo Francesco Baldo; Quale progetto per l’Italia? di Mario Giulianati

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Il grillo parlante di Italo Francesco Baldo; Quale

Ginevra: Il Muro della riforma

 

Il grillo parlante

VIII parte

 

La riforma cattolica

 

Introduzione

 La chiesa cristiana con Lutero si ritrovò divisa; ciò non solo per quanto il riformatore aveva proposto, ma anche perché erano sorte diverse altre prospettive di riforma. Alcune avevano assunto principi luterani e altri propri, altre indicavano nuove vie e tutte tra loro erano spesso in conflitto, come attesta lo scontro tra Lutero stesso e lo svizzero magister artium Huldrych Zwingli (1484–1531). Essi avevano in comune alcune prospettive, come la superiorità delle Sacre Scritture rispetto alle tradizioni ecclesiastiche, il rifiuto dell'autorità del Papa, ma la divisione era netta sul problema dell’Eucaristia. Inoltre il riformatore svizzero era portatore di una visione che prevedeva il coinvolgimento attivo nella società, che invece la riforma luterana lasciava ai princìpi. È la visione del Vangelo sociale, già presente nel pauperismo medioevale e che ispirerà anche i Quaccheri e i Battisti, ma anche certe frange del mondo cattolico ai primi del Novecento, si pensi a Romolo Murri (1870-1944), ad alcune istanze del modernismo, a certa “sinistra” della del Partito della democrazia cristiana, ai “cristiani per il socialismo”degli anni settanta del secolo scorso, e anche della cosiddetta teologia della liberazione, nata in Germania, ma sviluppatasi soprattutto in America latina e che ha anche a Vicenza qualche cultore pure nel mondo ecclesiastico.

 Moltissimi furono i riformatori, alcuni ebbero piccola storia, altri sono ancora presenti, tra loro ricordiamo gli Hutteriti, oggi presenti in USA e nel Canada, fautori di una vita evangelica molto rigorosa e che furono studiati dal vicentino Aldo Stella. Tra tutti ebbe però maggior fama e seguito il francese Jean Cauvin (Giovanni Calvino 1509–1564), che operò a Ginevra, ma la sua riforma si sparse in tutta Europa, particolarmente in Francia dove assunsero il nome dispregiativo di ugonotti (francesizzazione del termine tedesco Eidgenossen =confederato e inteso come congiurato), in Ungheria e in Boemia, dando luogo a diverse altre fazioni in cui il mondo riformato ancora oggi si suddivide: una miriade di raggruppamenti, alcuni dei quali legati solo alla figura di “un predicatore” e talora non sempre in odore di santità.

 La prospettiva di Calvino prende spunto da Zwingli, anche se per alcuni elementi se ne distacca. L’uomo è un peccatore e il suo destino è gia segnato; non vi è libertà: “ riguardo alle cose che Dio ci ha ordinato o proibito non abbiamo nessuna libertà di cambiare nulla.” (Contro la setta visionaria e rabbiosa dei libertini che si definiscono spirituali, in ID, Opere scelte, a cura di L. Ronchi De Michelis, Torino, Claudiana, 2006, vol. II, p.469). L’uomo deve in ogni modo professare la fede cristiana e questo soprattutto nella vita sociale. Le sue indicazioni riformatrici sono contenute nell’opera completata nel 1559 Istituzione della religione cristiana (tr. it. a cura di G. Tourn, UTET, Torino 1983, 2 voll.).

 A Ginevra nacque una “repubblica” che professò apertamente e in modo organizzato il calvinismo. La città ebbe una precisa e legale struttura ecclesiale a partire dal 1542; a tale scopo il riformatore pubblicò le Ordonnances ecclésiastiques e istituì un Concistoro. Questo aveva il compito di controllare l'ortodossia religiosa e la moralità pubblica e la massima pena che esso poteva infliggere era una sanzione di natura esclusivamente ecclesiastica, non civile, la scomunica, consistente nell'esclusione dalle quattro Cene del Signore che erano celebrate annualmente. In realtà il calvinismo a Ginevra non tollerava nessun’altra prospettiva religiosa. Il primo rogo contro un eretico nel periodo della riforma, contrariamente a quanto si narra, è quello del medico spagnolo Michele Serveto (1511 – 1553). Costui era stato imprigionato in Francia a causa delle sue teorie considerate eretiche intorno alla Trinità e riteneva privo d’ogni significato il battesimo dei bambini, come la corrente degli anabattisti, i più odiati da cattolici e protestanti e anche da Calvino (cfr. Contro la setta visionaria.., op. cit., pp-439-551). Questa parte del cristianesimo insisteva sulla necessità di un ritorno alle origini evangeliche, non riconoscevano l’autorità né religiosa né laica e chiedeva l’abolizione della proprietà privata. Per quest’ultima prospettiva erano invisi ai principi. In Germania avevano appoggiato la guerra dei contadini e a Münster si erano insediati e avevano costituito una comunità comunistica. Questa verrà distrutta sempre dai prìncipi tedeschi che massacrarono quasi tutti gli abitanti.

 A Ginevra Serveto cercava rifugio, ma su denuncia di Calvino il 13 agosto 1553 fu arrestato, e dopo un processo condannato al rogo, sentenza che fu eseguita il 26 ottobre 1553.

 Calvino difese sempre la sua condanna, che riteneva giusta, dello spagnolo, pubblicando l’anno successivo una Defensio orthodoxae fidei, contra prodigiosos errores Michaelis Serveti Hispani (Genève, Librairie Droz, 2009)

 L’avversione e l’intolleranza di Calvino al pensiero di Serveto si manifestò in modo particolare contro antitrinitario italiano, il calabrese Valentino Gentile (1520 ca. –1566) che fu imprigionato a Ginevra nel 1555 e, interrogato da Calvino in persona, fu costretto ad abiurare per evitare la condanna a morte, che però subì, per decapitazione, a Berna sempre in Isvizzera nel 1566 per eresia. Di ciò nemmeno Bertoldt Brecht ha parlato, preferendo la vicenda di Galileo, ma si sa che l’avversione alla Chiesa di Roma è maggiore nel comunismo di quella al calvinismo che pure è padre del capitalismo moderno, come ben analizza M. Weber, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, tr.it P. Burresi, Introduzione di E. Sestan, Firenze, Sansoni, 1973)

 Accanto al Gentile, una numerosa schiera di antitrinitari italiani; alcuni dei quali, tra cui Lelio Sozzini o Socino (1525-1562) furono presenti anche a Vicenza, cfr. G. Mantese, Memorie storiche della Chiesa Vicentina, Vicenza Accademia Olimpica, 1974, vol. IV, parte I (1563-1700), pp.15-41)6,dove fondarono una società segreta, e il Lelio è talora considerato come l’antesignano della massoneria, (cfr. A proposito della circolare del nuovo Gr. Maestro della massoneria Italiana, “Civiltà cattolica” 47(1896), Serie XVI, vol:VI, fasc. 1099, pp. 51-65, part. p. 63 e il recente del vicentino D. Marin, Il segreto degli illuminati: dalle origini ai giorni nostri: storia dell'Occhio che tutto vede,Milano, Mondadori, 2013) ma non ebbero seguito, anche a causa della repressione cui furono sottoposti in ogni parte d’Europa.

 Per una precisa storia della riforma rimandiamo a E. G. Leonard, Storia del protestantesimo, tr. it. AA.VV., Milano, Il Saggiatore, 1971, 4 voll..

 Erano tempi difficili, la Chiesa di Roma, aveva intrapreso, dopo molte esitazioni e sollecitazioni da parte dello stesso imperatore del S.R.I. Carlo V, la via del Concilio riteneva che questo potesse risolvere la vessata questione delle riforme proposte in tutta Europa. In realtà quasi nessuno dei nuovi raggruppamenti riformati accettò la prospettiva di una risoluzione delle controversie. N’è prova la difficoltà di convocazione del concilio stesso. Ora non si accettava la città che doveva essere la sede. Vicenza fu rifiutata al pari di altre ed infine ci si accordò per Trento, retta da un principe-vescovo e in territorio imperiale. Poi fu la volta dei temi, poi quella dei salvacondotti per i riformati. Così solo nel 1544 fu emanata la bolla di convocazione per il dicembre 1545.

 Il Concilio prese l’avvio senza i riformati e giunse alla definizione dei decreti che sono ancor oggi alla base della fede e d’altre modalità, come quella dei Seminari, della Chiesa cattolica.

 La riforma luterana insieme con le altre costituì una nuova direzione del mondo cristiano, con divisioni innumerevoli, cui si aggiunse con l’atto di Supremazia (1534) di Enrico VIII l’anglicanesimo, non trovò se non in tempi recenti una sorta di confederazione, ma non un’unità. Nei tempi successivi proprio queste divisioni diedero luogo alla riflessione intorno alla necessità della tolleranza, ma fu quasi sempre dichiarata più che praticata, come ben testimoniano le guerre di religione in Francia, ma soprattutto la Guerra dei trent’anni (cfr. il mio Un po’ di tolleranza, “La domenica di Vicenza”, nr. 08 anno XVII del 3 marzo 2012 e H. Kamen, Nascita della tolleranza, tr.it. di G. Bernardi, Milano, Il saggiatore, 1967)

 Sul tema della coscienza e della sua libertà ogni riformatore espresse la propria visione e sarebbe ben difficile percorrerle tutte. In generale nelle chiese riformate prevale la visione del servo arbitrio (cfr. il testo di Lutero), che farà generare una visione della libertà come espressione della sola individuale volontà, non più quindi una libertà ontologica, in altre parole propria dell’essere umano, datagli da Dio, ma un uomo predestinato e proprio perché predestinato, potrò compiere “tutto quello che vuole”, perché le sue possibili decisioni di bene non hanno la possibilità di mutare il destino cui è assegnato. Una morale pubblica è richiesta, ma non quella della coscienza, che è sottomessa solo all’individuo, in quale decide per sé quali siano “i valori” da perseguire, ovvero di non praticare alcun valore, tranne quelli richiesti nella vita relazionale, pubblica, ma oggi anche questo è sempre più messo in discussione a favore di una realizzazione del proprio volere che deve essere considerato come “diritto” del singolo cui nemmeno l’autorità dello Stato può opporsi.

Esamineremo questo, dopo aver considerato nel complesso la prospettiva che assunse dal Concilio di Trento e quelli successivi la Chiesa Cattolica.

TRENTO (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica) 

 

Il Concilio di Trento

 

 

I concili

L’importanza del Concilio di Trento è a tutt’oggi grandissima per i temi dibattuti e risolti, per i suoi decreti e anche per tanti altri aspetti. Talora si tende a considerare questo Concilio come “antiquato” rispetto all’ultimo, ossia al Vaticano II, ma la questione è “da salotto” di qualcuno in vena di modernismo di maniera più che di sostanza A tale proposito basterà verificare quanto la Lumen gentium, costituzione dogmatica, si riferisca al Concilio di Trento e al Vaticano I, oltre che ai padri della Chiesa, a san Tommaso d’Aquino e a papi come Leone XIII e Pio XII. Ciò che ha stabilito il Concilio di Trento nell’ambito della dottrina è fermo e non è stato certo mutato. La definizione dell’Eucaristia e il libero arbitrio ne sono due esempi. Se nel corso dei quasi cinquecento anni dalla sua celebrazione la chiesa ha ritenuto di mutare qualche aspetto nella organizzazione, ad esempio nella struttura dei Seminari, come fece San Pio X, o nella “tonsura” dei religiosi non più prevista, chi affiderà a queste modifiche il cambiamento di quello di fondamentale che fu deciso?

Proprio sul tema della libertà e di fronte alla crescente visione che legava l’uomo alla concezione del servo arbitrio, il Concilio di Trento decretò che la vera condizione dell’uomo è il libero arbitrio

Il tema della libertà è affrontato dai padri conciliari allorché nella Sessione VI (13 gennaio I547) è approvato il Decreto sulla giustificazione. In esso appare ben chiara la dottrina conciliare della Chiesa allorché si stabilisce a proposito della: ”Necessità degli adulti di prepararsi alla giustificazione, e da dove essa scaturisce.

Dichiara ancora il concilio che negli adulti l’inizio della stessa giustificazione deve prender la mosse dalla grazia preveniente di Dio, per mezzo di Gesù Cristo, cioè della chiamata, che essi ricevono senza alcun loro merito, di modo che quelli che coi loro peccati si erano allontanati da Dio, disposti dalla sua grazia, che sollecita ed aiuta, ad orientarsi verso la loro giustificazione, accettando e cooperando liberamente alla stessa grazia, così che, toccando Dio il cuore dell’uomo con l’illuminazione dello Spirito Santo, l’uomo non resti assolutamente inerte subendo quella ispirazione, che egli può anche respingere, né senza la grazia divina possa, con la sua libera volontà, rivolgersi alla giustizia dinanzi a Dio.

Perciò quando nelle sacre scritture si dice: Convertitevi a me, ed io mi rivolgerò a voi (61), si accenna alla nostra libertà e quando rispondiamo: Facci tornare, Signore, a te e noi ritorneremo (62), noi confessiamo di essere prevenuti dalla grazia di Dio.”

L’affermazione del libero arbitrio e puntuale tanto che nel capitolo XII si definisce che:”Bisogna evitare la presunzione temeraria della predestinazione.

Nessuno, inoltre, fino che vivrà in questa condizione mortale, deve presumere talmente del mistero segreto della divina predestinazione, da ritenere per certo di essere senz’altro nel numero dei predestinati (117), quasi fosse vero che chi è stato giustificato o non possa davvero più peccare, o se anche peccasse, debba ripromettersi un sicuro ravvedimento. Infatti non si possono conoscere quelli che Dio si è scelti se non per una speciale rivelazione.”

Nel contempo si afferma che il cristiano è tenuto all’osservanza dei comandamenti.

Nessuno, poi, per quanto giustificato, deve ritenersi libero dall’osservanza dei comandamenti, nessuno deve far propria quell’espressione temeraria e proibita dai padri sotto pena di scomunica (100), esser cioè impossibile per l’uomo giustificato osservare i comandamenti di Dio. Dio, infatti, non comanda l’impossibile; ma quando comanda ti ammonisce di fare quello che puoi (101) e di chiedere quello che non puoi, ed aiuta perché tu possa: i suoi comandamenti non sono gravosi (102), il suo giogo è soave e il peso leggero.” (103).

Il concilio chiude queste dichiarazione con indicazioni canoniche molto precise, dato che ha stabilito in modo quale è la dottrina sulla giustificazione in relazione alla libertà e lo compie secondo l’uso legale difendendo con l’anatema, ossia la maledizione coloro che non ammettono il libero arbitrio. Così:” I canoni sulla giustificazione.

1. Se qualcuno afferma che l’uomo può essere giustificato davanti a Dio dalle sue opere, compiute con le sole forze umane, o con il solo insegnamento della legge, senza la grazia divina meritata da Gesù Cristo: sia anatema.

2. Se qualcuno afferma che la grazia divina meritata da Gesù Cristo è data solo perché l’uomo possa più facilmente vivere giustamente e meritare la vita eterna, come se col libero arbitrio, senza la grazia egli possa realizzare l’una e l’altra cosa, benché faticosamente e con difficoltà: sia anatema.

3. Se qualcuno afferma che l’uomo, senza previa ispirazione ed aiuto dello Spirito santo, può credere, sperare ed amare o pentirsi come si conviene, perché gli venga conferita la grazia della giustificazione: sia anatema.

4. Se qualcuno dice che il libero arbitrio dell’uomo, mosso ed eccitato da Dio, non coopera in nessun modo esprimendo il proprio assenso a Dio, che lo muove e lo prepara ad ottenere la grazia della giustificazione; e che egli non può dissentire, se lo vuole, ma come cosa senz’anima non opera in nessun modo e si comporta del tutto passivamente: sia anatema.

5. Se qualcuno afferma che il libero arbitrio dell’uomo dopo il peccato di Adamo è perduto ed estinto; o che esso è cosa di sola apparenza anzi nome senza contenuto e finalmente inganno introdotto nella chiesa da Satana: sia anatema.”

Dichiarazioni che hanno condotto la Chiesa cattolica per secoli e che nei due concili sono stati tenuti presenti e accettati; mai le conclusioni furono dichiarate “nulle”.

Il Concilio Ecumenico Vaticano I svoltosi a Roma nel 1870, quando il liberalismo era una dei riferimenti culturali importanti soprattutto nella versione “massonica”, riprese le affermazioni del Concilio di Trento e ribadì in modo chiaro e preciso la propria dottrina. I Padri conciliari così si espressero nella Sessione III, 24 aprile 1870 allorché stabilirono la Costituzione dogmatica sulla fede cattolica:

Capitolo I. Dio, creatore di tutte le cose.

La santa chiesa cattolica apostolica romana crede e confessa che vi è un solo Dio, vero e vivo, creatore e signore del cielo e della terra, onnipotente, eterno, immenso, incomprensibile, infinito nel suo intelletto, nella sua volontà, ed in ogni perfezione. Essendo Egli un’unica e singola sostanza spirituale, del tutto semplice ed immutabile, dev’essere concepito nella sua realtà e nella sua essenza come distinto dal mondo, in sé e per sé beatissimo ed ineffabilmente al di sopra di tutto ciò che esiste al di fuori di Lui e che può essere concepito.

Questo solo vero Dio, liberissimamente, all’inizio dei tempi, creò dal nulla l’una e l’altra creatura, la spirituale e la materiale, e cioè gli angeli e il mondo, e poi l’umana, come partecipe di entrambe, costituita di anima e di corpo (8), per pura bontà e con la sua onnipotente virtù e non per aumentare la sua beatitudine né per acquistare perfezione, ma per manifestarla attraverso i beni che dà alle creature.

Dio, con la sua provvidenza protegge e governa tutto ciò che ha creato, guidando da un confine all’altro con forza, e disponendo tutto soavemente (9). Tutto, infatti, è nudo e aperto dinanzi ai suoi occhi (10), anche quello che sarà fatto dalla libera azione delle creature.” Perché lo stesso assenso di fede:”non sia affatto un moto cieco dell’anima, nessuno tuttavia, può prestare il suo consenso alla predicazione del vangelo, com’è necessario al conseguimento dell’eterna salute, senza l’illuminazione e l’ispirazione dello Spirito santo, che rende soave ad ognuno l’accettare e il credere la verità.” Dettando poi il canone afferma: “5. Se qualcuno dice che l’assenso alla fede cristiana non è libero, ma che è prodotto necessariamente dalle argomentazioni dell’umana ragione o che alla sola fede viva - che opera per mezzo della carità - è necessaria la grazia di Dio, sia anatema.”

A mentre si infittivano le accuse rivolte alla Chiesa Cattolica di essere contraria alle scienze, questa affermò, sempre nel Concilio che non vi può essere divergenza tra le due conoscenze:” distinti non solo per il loro principio, ma anche per il loro oggetto. Per il loro principio, perché nell’uno conosciamo con la ragione naturale, nell’altro con la fede divina; per l’oggetto, perché oltre quello che la ragione naturale può attingere, ci si propongono a credere dei misteri nascosti in Dio, che, qualora non fossero rivelati da Dio, non potrebbero conoscersi.”

È questo uno degli approfondimenti principali e che avrà una lunga storia, prima con il positivismo contrario ad ogni fede religiosa e appoggiato da una visione liberale di origine anglosassone combatterà a tutti i livelli la Chiesa cattolica. A questo movimento si affiancherà nella sua autonomia il marxismo con la sua concezione atea e materialista dell’uomo e del mondo, che avrà lunga storia fino agli epigoni odierni.

ECUMENICO (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica) 

Concilio ecumenico vaticano I

 

Negli anni del Concilio Vaticano I fu il liberalismo il movimento da avversare da parte della Chiesa e ciò era già avvenuto con l’enciclica Quanta cura di Pio IX del 1864 e l’annesso Sillabo dei principali errori, 80, dell’età nostra che son notati nelle allocuzioni concistoriali, nelle encicliche e in altre lettere apostoliche del SS.Signor nostro papa Pio IX. Erano le principali affermazioni che non potevano essere accettate dal cristiano. L’enciclica ricorda che:”credere che questo solo ci possa bastare, di avere cioè ricevuto, quando nascemmo, il libero arbitrio, e non domandare più altro al Signore; questo è dimenticare il nostro fattore, ed abiurare, per mostrarci liberi, la sua potenza”. Pertanto la Chiesa ritiene che sia necessario salvaguardare l’uomo ed in particolare i fedeli dagli errori e nell’indicarli assume la responsabilità del proprio compito. Il Sillabo è ancor oggi indicato come il documento con il quale la Chiesa Cattolica si distaccherebbe dal mondo moderno e dalla visione della libertà, ma questa è intesa secondo quella elaborazione che maturerà nel mondo del liberalismo anglosassone e in quello che si è diffuso dopo la Rivoluzione francese, fautrice di una visione della libertà soprattutto sotto l’aspetto politico e sociale e a cui farà principale riferimento proprio il nascente movimento operaio secondo le tesi di K. Marx e F. Engels e non sarà a ciò estraneo nemmeno il movimento anarchico fondato da M. Bakunin (1814-1876) e riferito al filosofo tedesco Max Stirner (1806-1856).

VATICANO_2. (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica) 

Concilio ecumenico vaticano II

 

Il Concilio ecumenico vaticano II, che secondo errate interpretazioni, confutate dal papa Benedetto XVI, è interpretato con una visione soprattutto a sfondo sociologico e politico, rappresenterebbe una “rivoluzione” nella Chiesa cattolica. Per gli esegeti “rivoluzionari” bisognerebbe distinguere una Chiesa prima del Concilio da una Chiesa successiva. L’assise approfondì tanti temi, tra cui quello della libertà. Le affermazioni relative sono contenute a partire dalla Costituzione pastorale Gaudium et spes, promulgata il 7 dicembre 1965, dove al cap.17 Grandezza della libertà: afferma:” Ma l'uomo può volgersi al bene soltanto nella libertà.

I nostri contemporanei stimano grandemente e perseguono con ardore tale libertà, e a ragione. Spesso però la coltivano in modo sbagliato quasi sia lecito tutto quel che piace, compreso il male.

La vera libertà, invece, è nell'uomo un segno privilegiato dell'immagine divina.

Dio volle, infatti, lasciare l'uomo « in mano al suo consiglio » (20) che cerchi spontaneamente il suo Creatore e giunga liberamente, aderendo a lui, alla piena e beata perfezione.

Perciò la dignità dell'uomo richiede che egli agisca secondo scelte consapevoli e libere, mosso cioè e determinato da convinzioni personali, e non per un cieco impulso istintivo o per mera coazione esterna. L'uomo perviene a tale dignità quando, liberandosi da ogni schiavitù di passioni, tende al suo fine mediante la scelta libera del bene e se ne procura con la sua diligente iniziativa i mezzi convenienti. Questa ordinazione verso Dio, la libertà dell'uomo, realmente ferita dal peccato, non può renderla effettiva in pieno se non mediante l'aiuto della grazia divina.

Ogni singolo uomo, poi, dovrà rendere conto della propria vita davanti al tribunale di Dio, per tutto quel che avrà fatto di bene e di male. ”

Più oltre nella Costituzione, cap.31 con consapevolezza i padri Conciliari considerano la libertà proprio nella dimensione della società e sostengono:” Invero la libertà umana spesso si indebolisce qualora l'uomo cada in estrema indigenza, come si degrada quando egli stesso, lasciandosi andare a una vita troppo facile, si chiude in una specie di aurea solitudine. Al contrario, essa si fortifica quando l'uomo accetta le inevitabili difficoltà della vita sociale, assume le molteplici esigenze dell'umana convivenza e si impegna al servizio della comunità umana. Perciò bisogna stimolare la volontà di tutti ad assumersi la propria parte nelle comuni imprese. È poi da lodarsi il modo di agire di quelle nazioni nelle quali la maggioranza dei cittadini è fatta partecipe degli affari pubblici, in un’autentica libertà.”

In un altro documento, nella Inter mirifica, Decreto sugli strumenti della comunicazione sociale, il concilio, riferendosi ai Doveri dell'autorità civile, al cap. 12, così si esprime: “Particolari doveri in questo settore incombono all'autorità civile in vista del bene comune, al quale questi strumenti sono ordinati. È infatti compito di tale autorità, nel proprio suo ambito, difendere e proteggere ­­-- specialmente riguardo alla stampa-- la vera e giusta libertà d'informazione che è indispensabile alla odierna società per il suo progresso; favorire i valori religiosi, culturali e artistici; assicurare agli utenti il libero uso dei loro legittimi diritti.”

Nelle Costituzioni e nei Decreti del Concilio vaticano II mancano “i canoni”, quelli che si chiudevano con l’anatema; ciò è dovuto alla adozione di nuova espressione, ma ciò che dobbiamo considerare è che nella dottrina nulla è cambiato, semmai approfondito alla luce delle questioni che il mondo pone, come i mezzi nuovi di comunicazione di massa, ma non certo la sostanza del valore e dignità del libero arbitrio e quindi della libertà della coscienza che si fa attiva di fronte alla Rivelazione, che non chiede la sottomissione, ma l’accettazione libera, cosa che è espressa anche nella liturgia del S. Battesimo e del Sabato santo, nonché in tutte le Domeniche quando nella S. messa i fedeli sono chiamati a recitare il “Credo”, ovvero la professione di fede che è liberamente accettata anche, ad esempio, nei legami, voti, degli Ordini religiosi.

 

Conclusione

La libertà della persona umana è fondamentale nella Chiesa cattolica e ciò anche al di là delle vicende storiche che talora hanno anche infangato il nome di cristiani, che hanno abusato della libertà umana senza saperla rapportare ai comandamenti divini e per le quali con la grandezza che gli era dettata dalla fede, dalla speranza e dalla carità, Giovanni Paolo II chiese “il perdono” in occasione del Giubileo dell’anno 2000. Ciò senza dimenticare quanti cattolici e sono milioni hanno operato, operano e opereranno con vera fede e nel rispetto della libertà di ogni uomo.

La prospettiva della Chiesa sul libero arbitrio e la libertà della coscienza appare chiara nei Concili e lo sarà anche nei documenti pontifici che esamineremo con particolare attenzione all’enciclica di Leone XIII Libertas del 1888.

 

Italo Francesco Baldo



nr. 03 anno XIX del 25 gennaio 2014

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