NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Lago di Fimon: una laguna nascosta

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Lago di Fimon: una laguna nascosta

Passiamo alla fauna del lago: i pesci non sono più ion prevalenza autoctoni, anzi: pesci siluro e gamberi killer stanno distruggendo tutti gli altri. Situazione ancora ricomponibile o rimediabile?

Antonio_Dal_Lago (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)ANTONIO DAL LAGO- Una volta i pescatori prendevano pesci gatto, tinche, carpe, ecc. ora si pesca non più per ricreazione o cibo, ma per sport, cioè funziona a chi cattura la preda più grossa e poi la libera. I pesci non sono più autoctoni in maggioranza, prima c'era un equilibrio anche con le specie non autoctone, ora no, i siluri sono di grande stazza, sono aggressivi e predatori; sono stati rilasciati qui con l'obiettivo di praticare qui questa pesca ed è un danno gravissimo perché siamo in un luogo di interesse comunitario, la zona SIC: poi ci sono anche i cigni che danneggiano per la loro parte con un'area per la nidificazione molto ampia la quale impedisce a tutti gli altri uccelli di stare nello stesso sito per la propria nidificazione: i cigni bisognerebbe toglierli dal lago e trasferirli altrove. Questo è facile ma c'è poco da fare per i gamberi killer ad esempio; intanto la Provincia ha creato un interevento per una zona di riproduzione e ripopolamento di lucci perché contribuiscano in qualche misura a liberare il lago dalle specie dannose.

PAOLO GOZZI- Io non sono un tecnico e devo dire che dal punto di vista di un amministratore non sono contrario alla fruizione del lago da parte dei pescatori. Il problema è che sia gestita questa situazione perché attualmente non lo è: i pescatori arrivano anche dall'Olanda e dalla Germania, si sistemano con le loro tendine, non hanno servizi, si fermano alcuni giorni. Siamo al limite del grottesco in qualche situazione il che vuol dire che in un campeggio che non esiste non ci può essere decoro. La pesca in se', se è controllata e ben gestita, non può essere controproducente è un altro modo di fruire il lago. Il problema vero è la gestione e ci si può arrivare. Per il resto non so bene quanti animali e quali possano creare danni. Dico che dobbiamo controllare il lago, amarlo e gestirlo. C'è una riserva di pesca B che serve perché ad esempio i pescatori funzionano anche come controllori e anche come volontari ripulitori di un sito che altrimenti sarebbe del tutto abbandonato. Poi ci sono altre associazioni che si affacciano sul lago, come la Lega Navale. Insomma, è una materia complessivamente delicata che non deve essere lasciata a se stessa.

ANTONIA MENON- Attualmente ci sono un paio di associazioni che fanno richiesta alla Provincia competente per territorio. La Lega Navale ha sospeso i lavori perché il lago è in cattive condizioni,. Come Comune abbiamo in gestione l'aula didattica partita due anni fa e che vuole dare una destinazione diversa a tutto: il turista che arriva deve infatti trovare materiale descrittivo fatto di filmati e pubblicazioni per capire dov'è. Prima sul lago c'era soltanto un bar, ora abbiamo dato una configurazione diversa. In un anno a Fimon arrivano quasi ventimila persone, 18mila nel 2012, gente che ha soggiornato almeno una notte e quindi bisogna attivarsi per migliorare la capacità ricettiva e la sua qualità. Ora abbiamo anche un DVD turistico finanziato dalla Regione per mettere in luce il territorio partendo appunto dal lago e portarlo agli appuntamenti turistici nazionali come a Milano o Iseo. Fimon risulta come sito tra i più interessanti in Italia tra l'altro molto apprezzato. C'è anche un progetto per creare un mini-villaggio palafitticolo per rivedere la situazione preistorica così come è arrivata fino a noi con gli scavi degli anni 60 dopo le ricerche di Paolo Lioy a fine Ottocento. Questo è il lago più antico del nord Italia, ha 170mila anni di storia, ha offerto reperti più che esaurienti. Era più sviluppato lungo la valle di Fimon, ora è confinato in questa sua dimensione dalla quale però si può ricavare ancora moltissimo recuperando tutto quel che si può recuperare. Purtroppo si è fermato un altro progetto pensato in collaborazione con una località austriaca della Carinzia che però non ha ricevuto dalla sua autorità territoriale il finanziamento necessario a collegarsi con noi.

ANTONIO DAL LAGO- Negli sfalci siamo in collaborazione col gruppo dei pescatori per non rovinare i luoghi dove ci sono uova depositate: all'occorrenza spostiamo i momenti di sfalcio ma non è un problema. La nostra gestione è soprattutto di tutti i canali che portano acqua al lago. Non facciamo grandi periodi di sfalcio nel lago, ci occupiamo molto di più al perimetro esterno. Con i Comuni abbiamo un ottimo rapporto ed è bene perché le cose si fanno bene assieme, io personalmente come consorzio non ho mai avuto problemi. Il tema è sempre quello di avere indicazioni precise per svolgere un compito preciso dal punto di vista scientifico. Il lago ha un suo sistema di vita che va continuato e non falsato con le immissioni come se si trattasse di cose senza importanza. Tale e quale alla questione dei cinghiali cresciuta a dismisura nei boschi così come qui a Fimon i pesci non autoctoni sono stati portati e rilasciati ed è stato davvero un danno gravissimo a cui sarà difficile rimediare.

Proviamo a ripercorrere la storia del lago cercando di capire come si è prodotto questo degrado che dalla preistoria ad oggi sembra limitato nel tempo agli ultimi cinquant'anni: che cosa è successo veramente?

ANTONIO DAL LAGO- La storia è lunga, a fine Ottocento Paolo Lioy ha prodotto degli studi preziosissimi che hanno portato a rintracciare i segni di un cammino addirittura millenario, dal quinto millennio prima di Cristo fino ai nostri giorni. Quest'anno siamo al 150 anniversario della morte di Lioy e di questi scavi che hanno reso noto il lago in tutta Europa. Stiamo infatti promuovendo come museo tutta questa attività archeologica oltre che la figura di Lioy, fondamentale per la conoscenza di tutto. Noi conserviamo tutti i materiali raccolti da Lioy nel 1864 e poi da Meschinelli più tardi, fino ai materiali degli scavi degli anni 60 del Novecento, ecc. Certamente che nel tempo il bacino si è ridotto, secondo una sua evoluzione naturale che l'ha portato alla piccola valle occupata oggi; lo scavo delle gallerie della bonifica hanno contribuito, le esigenze dell'irrigazione hanno contribuito. Nei miei ricordi il lago è molto più bello negli anni 60, prima che si costruisse la strada che lo circonda. Comunque ora bisogna prendere atto della situazione per quello che è, ed in questo siamo nella logica della Comunità europea che chiede sempre di regolare e di mantenere i siti nell'equilibrio naturale. Credo che la logica vera sia questa per la conservazione e anche per la gestione, la tutela di un bene naturale rappresenta un obbligo, la valorizzazione invece è una scelta, perché di modi ce ne sono molti e per questo bisogna essere molto molto cauti quando si fanno scelte approfondite e destinate a durare. Il valore archeologico emerso nell'area secondo me non è stato valorizzato, ha un potenziale ancora enorme, si possono creare percorsi archeologici, descrivere le attività che vi si svolgevano, insomma una realtà del tempo delle palafitte che deve essere ripercorsa

La pesca tra l'altro era pesca vera, con nasse particolari, era un vero e proprio reddito per la gente del lago. Anche questo è cambiato...

PAOLO GOZZI- Certo, la pesca era condotta con i criteri antichi, quelli del cercare nutrimento naturale con sistemi naturali. E anche le barche se vogliamo hanno subito una evoluzione di qualche tipo. C'è una storia e c'è una tradizione, ci sono scavi in prossimità del lago che hanno dato per ora un esito ridotto, ma non per questo sono meno interessanti; per me personalmente è stata una esperienza bellissima anche solo nel vedere le tecniche di ricerca paziente e minuziosa degli archeologi. Ci terrei anche ad avere altre indagini in altre zone delle sponde perché sono sicuro che si troverebbe qualcosa di prezioso per la cultura, come è successo a me da bambino quando ho trovato una punta di lancia in selce, come quelle conservate in museo. Tutto si trova ad una profondità di appena mezzo metro, basta avere pazienza e andare a cercare continuando poi a gestire i siti indagati senza abbandonarli mai: sarebbe sempre e comunque una palestra visibile e descrittiva di quello che può essere una indagine archeologica. Paolo Lioy è stato importantissimo, l'abbiamo ricordato nel 2011: è stato fondamentale per le vallate di Fimon, l'uomo che ha acceso la luce sugli scavi iniziandoli e tra l'altro ricavandone un risultato di grande valore scientifico che tutti abbiamo sotto gli occhi.

ANTONIA_MENON (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)ANTONIA MENON- Per me il futuro a breve ha il significato di riuscire, partendo dal lago e da Arcugnano, ad arrivare alla complessità dei Colli con tutte le potenzialità turistiche ancora tutte da sfruttare. Per me significa uscire dal territorio comunale identificando con prodotti locali e tipici tutta un'area che rientra nel concetto di prodotti DECO; saremo per questo a Milano nel 2015 per l'Expo, appunto per far capire che rappresentiamo una zona così affascinante e di grande valore naturalistico e di valore potenzialmente anche economico al punto da poter essere considerata attrattiva per il turismo di tutta Italia. La serie dei nostri progetti già iniziati la porteremo a conclusione e sarà un bel risultato.

 

 nr. 03 anno XIX del 25 gennaio 2014

 Lago di Fimon: una laguna nascosta (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)

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