NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Il linguaggio internazionale della danza

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Ballet Jazz de Montreal

Come vive questa esperienza stando nel mezzo? Noi abbiamo avuto i Batsheva Dance Company che hanno coinvolto alcune persone del pubblico tra cui anche me…

“É andata sul palco?”.

Ballet Jazz de Montreal (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Sì, sul palco! Sono rimasta completamente rapita dallo sguardo di questa giovane danzatrice che poteva essere mia figlia e la mia impressione è stata che ciò che avviene sul palco sia completamente diverso da ciò che accade in sala, nel senso che le persone capiscono qualcosa che sta avendo luogo per loro ma ciò che succede on stage sarà sempre comunque diverso da ciò che avviene tra il pubblico. Come coreografo ed ex danzatore come vive questo stare in mezzo a ciò che si crea in scena e tra il pubblico?

“Questo è molto interessante. C’è la “quarta parete”, quel muro invisibile tra il palco e il pubblico, e la dinamica è che il pubblico riceve e il performer offre. Quando c’è uno scambio nella comunicazione, per cui si crea una simbiosi tra ciò che accade in scena e l’attenzione del pubblico, avviene ciò che chiamiamo “stato di grazia” e quando si crea questa chimica è davvero meraviglioso”.

I tre numeri che presentate qui a Vicenza sono molto diversi tra loro: uno è più minimal e intimo, un altro è più folklorico e popolare e l’altro è più metropolitano e forse malinconico. Ciò che ho notato dai video che ho visto é che ciò che hanno in comune sono il conflitto, l’ironia e una certa delicatezza ma anche il valore della comunità e allo stesso tempo la solitudine delle persone all’interno di una comunità. È un’impressione da spettatore o sono stati proprio costruiti così?

“Ha esattamente centrato il punto. Sono un insieme di emozioni e sensazioni e nella danza l’immaginario può essere molto forte ma ha ragione: Il primo è completamente astratto, la grande possibilità della meccanica del corpo umano, la sfida e l’idea di raggiungere la perfezione. Il secondo ci porta nella vita notturna dove gli esseri umani cercano qualcuno per condividere un momento o un periodo della loro vita in cui durante il giorno le dinamiche sono diverse, siamo al lavoro e abbiamo preoccupazioni: di notte si diventa se stessi e questo ci porta verso una relazione diversa con gli altri. Il terzo è completamente teatro danza dove i danzatori parlano e si esprimono essendo esseri umani in carne ed ossa con qualcosa che è assolutamente presente nelle nostre vite, il conflitto non come individui ma come entità globali. Quindi 3 universi completamente differenti. Ho voluto così per mostrare le possibilità della danza stessa ma anche la grande versatilità e il talento di ogni artista”.

Ballet Jazz de Montreal (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Il Canada è attaccato agli Stati Uniti che per tradizione tende a spettacolarizzare tutto. È così anche da voi oppure avete un gusto completamente diverso da questo modo americano di fare i grandi show?

“No, non possiamo essere diversi, siamo troppo vicini, eppure allo stesso tempo li siamo. Il Canada è complicato, un po’ come lo è la Russia, perché abbiamo due “nazioni”, due lingue. Il Quebec è una piccola provincia dove parliamo francese, è completamente isolato, il resto del Canada parla inglese: da una parte gli States con circa 300 milioni di abitanti dall’altra circa 30 milioni e poi ci siamo noi che siamo meno di 8 milioni di francofoni in questo oceano di anglofoni. Direi che il Quebec è un po’ diverso da tutto il resto e che ci sono delle differenze tra Canada e States: l’America è tutto molto showbiz, il Canada è un po’ più tradizionale e il Quebec è un misto tra America, Canada e Europa e questo raffina un po’ le cose, le rende un po’ più sofisticate che è la caratteristica del luogo da cui proveniamo”.

La vostra compagnia ha più di 40 anni. Come coreografo e direttore artistico, c’è qualcosa che sta ancora cercando e se c’è, che cos’è?

“Direi l’evoluzione, per me è la chiave per essere uno specchio di ciò che accade nel mondo in questo momento e avere una visione per anticipare cosa avverrà. Nella danza posso dire che quello che sento è una fusione tra stili e molte altre discipline stanno influenzando e saranno sempre più presenti: multimedia, teatro, circo, ginnastica e atletica, stanno influenzando sempre di più. Questo è il futuro, sicuramente”.

 

nr. 06 anno XIX del 15 febbraio 2014

Ballet Jazz de Montreal (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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