NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Non è vero ma ci credo

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Non è vero ma ci credo

Lo Monaco, sei venuto anche all’Olimpico anni fa.

“Nel 1980 ero nel coro a fare l’ “Edipo Re” con Salvo Randone, nell’81 l’“Andromaca” di Racine con la regia di Puggelli, nel ‘92 “La pace” di Aristofane con la regia di Arnoldo Foà e nel 2006 il “Prometeo incatenato” da protagonista con la regia di Roberto Guicciardini”.

lo_monaco_sebastiano (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)L’anno scorso hai portato in scena lo spettacolo “Per non morire di mafia” di Pietro Grasso, che ha avuto molto successo. Come mai il teatro civile di narrazione sembra essere la forma più efficace per portare in scena gli argomenti di cronaca? Tra l’altro funziona anche in televisione, oltre alla forma fiction tv.

S.L.M.: “Il teatro civile oggi incontra la società perché da tempo la gente sente l’esigenza che si parli in teatro dei problemi di oggi, oltre che di teatro classico che ha sempre un linguaggio e un motivo di esistere. Mentre prima la gente non voleva ascoltarli i problemi contemporanei della propria esistenza, in teatro, oggi invece non solo li accetta ma li cerca e vuole sentirli approfonditi e gli spettacoli di Pietro Grasso sono delle lame di coltello che entrano nell’anima della gente e fanno pensare, fanno soffrire e riflettere, per questo hanno molto successo”.

A.L.: “Si potrebbe poi aggiungere che questo è, a mio vedere, un ulteriore sviluppo di quello che è l’aspetto dell’inchiesta giornalistica televisiva dove però la televisione sta sempre più restringendo i suo tempi mentre il teatro offre la possibilità di distendersi nella spiegazione e nell’articolazione del discorso e quindi la gente è molto propensa in questo senso perché ha più tempo per capire”.

Quanto è importante il teatro classico nella formazione di un attore? Gli anglosassoni non lo studiano però sono considerati bravissimi, gli americani…

“Come no! Gli americani non lo so ma gli inglesi sono dei maestri del classico!”

Gli inglesi si, gli americani però mica tanto.

“Peggio per loro!”.

Però ci sono dei grandissimi attori americani …

“Che però fanno altre cose, se fanno Edipo Re non lo sanno fare, se metti De Niro a fare l’Edipo Re non lo sa fare, dà dei pugni magari…”.

A.L.: “La formazione di un attore è sicuramente legata al tipo di drammaturgia che il Paese propone: gli Stati Uniti sono sicuramente più legati al cinema per cui la loro formazione è sicuramente più condizionata. Il grande teatro classico inglese è sicuramente quello shakespeariano, se vai a guardare i grandi attori americani anche loro partivano dal teatro shakespeariano: il grande John Barrymore è famoso per un Amleto che è rimasto storico”.

 

nr. 07 anno XIX del 22 febbraio 2014





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