Come è cambiato il mestiere di sindaco e quanto ci possiamo aspettare dalle prossime generazioni che stanno per cominciare la propria esperienza?
BRUNO SCALZERI- Questa per noi è una bella occasione per riproporre alcune tematiche dell'epoca forse molto complicate rispetto alla vita di adesso, però che spiegano bene. Allora alla prima esperienza avevo addosso una grossa sofferenza: quella di sapere benissimo che non sapevo, ero molto giovane, non avevo esperienza e da noi uno che non aveva i capelli bianchi o i baffi e la barba durava poco. Poi ho superato questa fase e mi sono lanciato puntando su tre punti: lavoro, servizi ed edilizia residenziale. Sulla scorta di alcune leggi dello Stato promozionali per le zone depresse abbiamo intavolato alcuni ragionamenti con gli imprenditori e subito ci sono stati una quarantina di posti di lavoro nuovi. Allora sapevo che si avverava una svolta storica. Per l'edilizia abbiamo avviato un progetto partendo da una proprietà parrocchiale e questo voleva dire dare futuro ai nostri figli. Poi campi di calcio e da tennis, scuole, il senso di un paese che forse prima di queste non c'era o c'era alla maniera antica.
UGO CERVO- Fall'80 al 90 le difficoltà di amministrare un Comune così particolare come Posina fatto di emigranti con 1200 abitanti di cui solo 600 residenti erano molto forti. Oggi siamo attorno ai 500, forse meno. Le realtà della montagna da paese a paese sono diverse e sono tutte difficili; la realtà di Pedemonte di Scalzeri è una realtà leggermente diversa, si trova su strada una statale, almeno quello; noi invece siamo dentro un imbuto stretto e lungo anche se ci sono strade come la Borcola o il Ponte Verde, strade che però non sono mai state abbastanza valorizzate soprattutto per lo sviluppo della vallata e del turismo che da noi potrebbe ancora essere importante e parlo anche del turismo di fine settimana. Insomma, occorrono motivazioni di sviluppo nuove ed è solo così che si esce dall'isolamento. La sopravvivenza di oggi e di sempre è difficile, il dissanguamento continuo, lo spopolamento va di conseguenza e coinvolge anche il territorio.
GIOVANNI SELLA- Come Posina, anche Laghi ha avuto ed ha gli stessi problemi. Io sono arrivato a fare il sindaco una ventina anni dopo Scalzeri, all'inizio del mio mandato avevo 20 anni, catapultato in questa realtà del tutto sconosciuta ma con un entusiasmo incredibile. I conti con la realtà li ho fatti subito: viabilità, anziani, posti di lavoro, momenti di sconforto terribile aggravati dal fatto che in una comunità come Laghi il sindaco è un interlocutore fisso per tutti. Mi hanno aiutato il compianto Marcello Borgo e Bruno Scalzeri: mi hanno aiutato facendomi capire che occorreva intanto mettere ordine nell'amministrazione, facendo i conti veri, ricorrendo se necessario a più tasse perchè l'idea dominante era invece quella della gratuità totale. Quando però con i miei 100 abitanti abbiamo cominciato a parlare direttamente almeno una volta all'anno abbiamo capito che le questioni si potevano risolvere dopo averle studiate tutti assieme. Una specie di democrazia diretta quasi obbligatoria in un posto così, dove tutti sanno e vedono e se occorre ti aiutano. Sono stati dodici anni molto importanti per me.
FRANCESCO DAL CASTELLO- Uno dei primi problemi per me è stata l'autostrada che doveva passare ma volevamo che passasse facendo meno danni possibile. Siamo riusciti a indurre anche la burocrazia a dare una mano. Occorrevano le aree produttive e il piano regolatore aveva cominciato a prevederle tenuto conto delle problematiche precedenti perchè in un territorio così necessariamente si doveva scendere a patti e cercare di sanare le situazioni difficili come quella del monte Cengio che per noi è sempre stata ovviamente centrale. L'impatto da sindaco è stato niente di fronte al masso che poco dopo ha distrutto la condotta e ci ha lasciato senza acqua: Prefettura Vigili del fuoco e gli altri Comuni ci hanno aiutato. Dopo una decina di giorni tutto si era risolto: il battesimo del fuoco per me è stato questo. Di molto importante ho trovato il dialogo con la gente che in dieci anni di sindaco ho incontrato sempre discutendo negli uffici ma anche in strada. In collaborazione come deve essere in una qualsiasi piccola comunità.
Anche Arsiero che vive al piede del monte e fa da porta di ingresso per le vallate di Posina e Laghi ha avuto i suoi problemi: come sono stati affrontati e risolti, ma anche com'è la situazione di oggi?
LORENZO MENEGHINI- Ho cominciato nell'80 sostituendo Marcello Borgo; la piazza di Arsiero è una cosa curiosa e bella: è così da quando i danni di guerra consentirono di intervenire e ripristinarla; tutto attorno c'è un paese che ha avuto importanza in passato come sede di pretura prima del 1915, con 3000 abitanti, due vallate, tre frazioni molto grosse (quella di Riofreddo aveva 600 persone mentre oggi ne ha una quarantina) ed è stato sempre doppiamente legato alle valli vicine al punto che sappiamo benissimo di non poter sopravvivere senza il circondario, senza gli altri comuni. La casa di riposo creata da Marcello Borgo ne è una dimostrazione, ci sono ospiti di tutta la zona. Poi è strato recuperato lo stabile della ex casa di riposo e se ne è fatta la sede di distretto dell'ussl in modo da dotarci di servizi che fossero a disposizione dei nostri vicini. Era una convinzione di Borgo, ma è stata e continua ad essere anche la mia perchè ripeto: siamo al centro delle vallate e viviamo se le vallate vivono. Se invece le vallate si spopolano decade anche Arsiero. Oggi siamo a 3300 abitanti contro i 4000 del rilevamento precedente, abbiamo subito una emigrazione di 1500 persone dopo la guerra. L'esperienza in Comune è stata bella e importante, la augurerei a tutti i cittadini perchè è fondamentale che tutti si impegnino anche se in questo momento mi pare che ci sia un abbandono crescente anche della politica. Ragioni varie, ma certo non ci si deve far condizionare dalle situazioni cattive, se vogliamo salvarci tutti assieme bisogna partecipare tutti assieme, non ci può essere ancora più disimpegno.
La cornice di tutto questo è insomma soprattutto l'abbandono della montagna per cui bisognerebbe cominciare ad operare in questa direzione. Inutile ripetere che quel che accade in montagna...
BRUNO SCALZERI- Stiamo parlando di un argomento che investe la scuola e la storia ed è tutto autentico. Per capire le nostre difficoltà bisognerebbe che ci si adattasse mentalmente alla realtà di oggi e si facesse un confronto. Bisogna pensare riflettere ed operare, se abbiamo avuto risultati facendo un acquedotto unico partendo dai primi dieci è perchè abbiamo trovato la forza di unirci; ci sono state iniziative di avvicinamento anche verso Casotto, eccetera. la comunità montana è stata preceduta dal consiglio di valle, quando presidente era Mariano Rumor negli anni 70. La storia di integrazione del nostro territorio è cominciata allora, l'idea del consorziarsi è cominciata lì. La comunità montana è stata un organismo territoriale estremamente rispettoso delle autonomie dei Comuni i quali hanno tutti collaborato continuando ad essere essenzialmente quel che erano ognuno nella sua particolarità. L'area imprenditoriale di Seghe di Velo ha un valore ancora oggi e ancora oggi è un punto di riferimento per il lavoro industriale e anche artigianale. Senza, saremmo del tutto in rotta. Questi princìpi devono rinsaldarsi e l'unione dei Comuni può essere il modello vincente di riferimento.