NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Lo sport vicentino e la sua vitalità anti crisi

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Lo sport vicentino e la sua vitalità anti crisi

Parrocchie che non funzionano più come catalizzatori di attività sportive e le ex sponsorizzazioni che hanno spremuto l'altro sport, quello di punta, quello dei grandi risultati, con la conseguenza che quelle punte non esistono praticamente più. Cosa ne dite e che cosa ne sarebbe dei ragazzi che oggi stanno nelle polisportive e nei patronati?

FERNANDO ANDRIGHETTO- Difficile rispondere, on saprei dare un quadro così, quel che è certo che le parrocchie stesse sono in crisi e la nostra fortuna è di portare avanti una realtà di sostanza dura a morire: abbiamo cento anni e spero che ne compiremo altri cento, questo posso dire. Le parrocchie che erano una realtà ora sotto certi aspetti ostacolano le attività...

ENRICO_MASTELLA (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)ENRICO MASTELLA- Ribalterei il concetto nel senso che lo sport di alto livello non ci sarebbe senza lo sport di base. Il vero modo di fare l'attività sportiva è questo nostro e sicuramente non esisterebbe altro sport se i ragazzini non crescessero con noi,. Che poi si segua sempre lo sport professionistico è un altro discorso. Il nostro lavoro infatti è di gente che si mette in gioco facendo qualsiasi lavoro, compreso guardalinee o arbitro o uomo che segna il campo col gesso. Lo sport di élite non potrà mai fare a meno del nostro sport. La nostra prospettiva non è altra rispetto a quella di creare lo sport di base. Il resto riguarda il futuro di tanti ragazzi atleti che faranno quello per cui sono più portati.

ELIO RIGOTTO- Confermo che se non ci fossimo noi ci sarebbero ragazzi che cercano altre strade per cui sono convinto che facciamo un lavoro di servizio vero e proprio a nessun costo per la società e so che tutti i giorni, finché me la sento, sarò in questa posizione. Non mi considero anziano ma so che bisogna cercare di guardare avanti e anche di fare un passo da parte per favorire il ricambio generazionale. Troppo spesso i vecchio dirigenti sportivi insistono nella loro posizione impedendo di fatto che crescano altre generazioni pronte a sostituirlo. Anche questo è un impegno di valore sociale.

MAURO DALLA POZZA- Quattro giovani su cento, quelli che hanno avuto il coraggio di dirlo, affermano che per ottenere successo e risultati si ricorre a sostanze dopanti anche nelle categorie giovanili. Secondo me è questione anche di famiglia, di tecnici, di massaggiatori, di medici sportivi, non è solo questione dei ragazzi: è la cultura che bisogna cambiare e lo sport di base sta facendo questo lavoro. Il campione serve sempre, ma lo sostieni con un investimento umano e sociale in questo sport cosiddetto minore.

Le sponsorizzazioni con la crisi sono diminuite fortemente, ma ora qual è la realtà, quella di uno sport prof come il calcio che dà da vivere anche a voi?

FERNANDO ANDRIGHETTO- Le amministrazioni non hanno soldi e questo è il primo punto, ma nel mio piccolo ho quattro palestre che devo pagare e si tratta di un terzo abbondante del mio bilancio di società. Il Coni non ci fa arrivare niente, anzi, i soldi glieli diamo. Ma è anche il discorso delle polisportive, come diceva Dalla Pozza, perché lì ci sono le squadre che si sostengono una con l'altra e nella polisportiva i ragazzi possono scegliere da una attività all'altra

ELIO_RIGOTTO (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)ELIO RIGOTTO- C'è una forte richiesta di impiantistica sportiva e come amministratori non riusciamo a soddisfare le richieste. Il nostro sport è autofinanziato e naturalmente questo determina una autonomia di attività che non pesa su nessuno. la prima volta che pensi di guadagnarci qualcosa non solo tradisci il principio del tuo lavoro, ma lo concludi perché non hai più mezzi per continuare. Questo è il rapporto tra lo sponsor che esiste e finanzia e la condizione opposta.

MAURO DALLA POZZA- Le società di vertice o hanno soldi o non vanno avanti. Ma se lavori sulle persone i soldi per mantener viva una attività sportiva li trovi. Bisogna anche avere il coraggio di adattare le regole del gioco alla persona, come noi nel calcio dove abbiamo inserito due minuti di time-out o i cambi liberi di giocatori senza la liturgia dei cinque arbitri, e infine il cartellino blu, la sospensione a tempo di un giocatore durante la partita. Resta il fatto che la vitalità di questo sport sostiene anche la vitalità dell'altro sport, quello dei professionisti.

 

 nr. 17 anno XIX del 3 maggio 2014

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