Che poi il lavoro di squadra si applica al lavoro in azienda e al team.
“Esatto! Ti toglie dalla solitudine. I suicidi arrivano dalla disperazione del momento presente, dall’aver fallito l’obiettivo primario, cioè il lavoro. Obiettivo primario, più della famiglia, e questa logica è MOLTO legata a questa terra: c’è una scala di valori in cui il lavoro ha una presenza altissima. La rete Teatri Vivi ha siglato un accordo con la rete antisuicidi per ospitare a teatro chiunque di queste persone sia in contatto col centro antisuicidi e ne faccia richiesta, in tutto il Veneto, ovviamente vengono prenotati in forma anonima. Allora il ruolo sociale è fondamentale, io non voglio parametrarmi con gli altri in crisi in una guerra tra poveri, ma con i lavori pubblici: chi sono i poveri? Scuola, sociale, cultura, perché vengono considerati soldi a fondo perduto, che non è vero perché da quando il Civico ha riaperto, tutta quest’area ha ricominciato a lavorare,perché lavora il bar, chi fa da mangiare, l’albergo che ospita. Questo è indotto economico. È una questione veramente complessa e liquidarla dicendo “ o do da mangiare o faccio uno spettacolo” è una strepitosa banalità. Il cinema ha il tax shelter, cioè chi interviene con una sponsorizzazione la scarica dalla dichiarazione dei redditi e recupera, il teatro e la danza no. Basterebbe già questo per ossigenare il sistema teatrale”.
Adesso avete due teatri funzionanti, su 40.000 abitanti, uno moderno che è l’Astra e il Civico. Quale sarà il destino di questi due teatri? Imposterete la stagione su due location puntando su pubblici diversi oppure contenuti diversi per contenitori diversi?
“Secondo me contenuti diversi per contenitori diversi. Io non sono mai rigida in queste formule, quando metti in piedi un cartellone vai su tutta una serie di bilanciamenti. Il grande richiamo va all’Astra perché può sostenere certi tipi di compagnie. Il futuro di questo teatro dovrebbe essere legato molto alla logica delle residenze, però finché non viene finito il teatro che all’ultimo piano prevede la foresteria è difficile portare avanti un discorso così”.
Comunque qui è stato fatto un investimento che sta già dando dei risultati.
“Come collante di comunità, fortissimo. Tanta gente si riconosce in un progetto che riconosce il talento territoriale oltre che voler vedere l’edificio per curiosità. Non è niente di diverso da come è partita la logica del restauro: si chiama Ottavia Piccolo, si fa uno spettacolo per 99, diteci cosa pensate non dello spettacolo ma di questo spettacolo in QUESTO luogo. Il grosso nome viene sfruttato per essere a fianco al talento territoriale e insieme si dà luce al monumento”.
nr. 18 anno XIX del 10 maggio 2014