NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Ricky, diversamente amabile

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Ricky, diversamente amabile

Vuole raccontare a chi non l'ha conosciuto chi era Riccardo?

Ricky, diversamente amabile (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)"Riccardo era un ragazzo eccezionale, anche se affetto dalla sindrome di Down. Premetto che io non ho la presunzione di considerarmi un esperto in questo campo, nel senso che non conosco affatto tutti gli aspetti che questa patologia comporta. Ho conosciuto bene soltanto Ricky, e non so dire quanto della sua personalità e della sua simpatia era dovuto alla sindrome di down e quanto invece al profondo della sua anima. Non è riuscito a diplomarsi o a raggiungere una completa autonomia in quanto la sua vita è stata caratterizzata da periodi molto difficili: il suo cammino non è stato sempre in discesa. Il mio racconto si snoda proprio attraverso questo cammino di conquista".

La sua breve vita ha lasciato un segno non solo nei familiari e amici, ma anche in tutti coloro che credono nei valori della solidarietà e dell'empatia.

Ricky, diversamente amabile (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Il problema più importante per questi ragazzi è che non hanno mai una possibilità di scelta: c’è sempre qualcun altro che sceglie per loro. Ecco, allora, l’importanza di avere a fianco le persone giuste e le proposte più adatte per ciascuno di loro. Questi ragazzi, se seguiti con competenza, passione ed amore, sono in grado di raggiungere traguardi insospettabili. Viceversa, se abbandonati a loro stessi, specialmente quando manca un contesto familiare ottimale, si ritrovano in una sorta di limbo, prigionieri della loro condizione. Tutte le testimonianze che ho raccolto per la realizzazione del libro presentano, in ogni caso, un comune denominatore. Operatori, volontari, assistenti sociali, o chiunque abbia avuto a che fare con questi ragazzi, a vario titolo, sono concordi nell’affermare di aver ricevuto moltissimo in termini di rapporto umano, sfociato spesso in profondi sentimenti di amicizia, affetto e amore fraterno".

Lei usa parole non tenere contro l'ipocrisia della società a proposito di espressioni come diversamente abile... quanta strada c'è da fare ancora per liberarsi da questi pregiudizi?

"Le racconto un episodio, piuttosto significativo al riguardo. Qualche settimana fa ho incontrato una mia ex collega di lavoro, che non vedevo da oltre un anno. Alle sue domande circa le novità sulle mie esperienze lavorative, una volta soddisfatte la sua curiosità ed il suo interesse, mi sono sentito in dovere di invitarla alla ormai prossima presentazione del libro spiegandole, a grandi linee, l’argomento trattato. Per carità!... Non voglio saperne di disgrazie!... Non ho proprio bisogno di storie tristi e drammatiche!... E’ stata la sua perentoria risposta: quasi un’istintiva reazione. Ecco qui un chiaro esempio di pregiudizio. Ma perché, mi chiedo, la vita di un ragazzo down deve per forza di cose essere caratterizzata da tristezza e dolore? Certamente anche Ricky ha vissuto momenti difficili, ma sono stati molti di più i momenti gioiosi, al pari di tanti altri esseri umani. Nella testa di troppe persone è ancora forte il pensiero che la vita, per molti disabili psichici, più che vissuta, debba essere subita. A queste persone consiglio di avvicinarsi a queste realtà, in modo di comprendere. Non si può giudicare ciò che non si conosce".

Cosa e quanto le ha dato vivere vicino a Riccardo? E cosa le manca ora che lui non c'è più?

"Accade sempre così. Ci rendiamo conto di quanto sia importante una cosa soltanto quando ne veniamo privati. Pensiamo, per esempio, alla salute. Per me la condizione di normalità è stare bene. Quando mi capita qualche cosa, specie se di una certa gravità, solo allora prendo atto di quanto era fortunata la mia precedente condizione, che davo per scontata. Lo stesso avviene anche per le persone. Ricky era una presenza costante, una certezza. Ora mi manca. Mancano la sua allegria contagiosa, la sua capacità di stupirmi con le sue trovate originali e fuori dagli schemi, i suoi scherzetti ingenui ed infantili. Ma preferisco parlare di ciò che mi ha lasciato in eredità, come la capacità di gioire delle piccole cose della vita e  l’attenzione verso i bisogni degli altri. Ai miei figli, inoltre, ha regalato quella sensibilità e quell’altruismo che, altrimenti, non avrebbero mai conosciuto".

Ricky, diversamente amabile (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Nella postfazione Stefano Ferrio sottolinea l'espressione "che cosa vi siete persi", ricordando l'aneddoto dell'autobus. Cosa si perde nel rifiutare la disabilità?

"La nostra mente ha enormi capacità. Noi ne sfruttiamo soltanto una minima parte. Questo concetto vale anche per la nostra anima. Io credo che il non fermarsi alla comodità che ci offre il nostro comodo divano, sapientemente posizionato davanti alla televisione, per scegliere di avere, invece, la curiosità di uscire in mezzo alla gente, sia la prima basilare condizione. Il mondo vive fuori dalle nostre quattro mura. Prima o poi ci succederà, inevitabilmente, di imbatterci in persone con problemi, ed allora cominceremo ad interessarci anche ad una condizione diversa dalla nostra. Magari c’è un amico con problemi di dipendenza, o con la giustizia, o economici, o di salute. Non voltiamogli le spalle ma offriamogli la possibilità di alleggerire un pochino il suo peso dividendolo con noi. Diversamente, rischieremmo di perdere qualcosa di prezioso: l’immenso piacere di donare. Regalare il proprio tempo, la propria attenzione, la propria solidarietà, rende felice più chi dona che chi riceve".

Superando il buonismo, esperienze di vita come la sua a volte sono anche difficili e pesanti da gestire?

"Ho imparato che le cose che contano, nella vita, costano fatica. Il sacrificio è il cammino che ti prepara a pregustare il tanto agognato premio finale. Ricky non è mai stato un peso. Certamente aveva bisogno di attenzioni ma, in tutta sincerità, né più né meno di quelle che ho riservato ai miei tre figli. E’ pur vero che Ricky non viveva con noi 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno. Non sempre le cose vanno così. Mentre questi ragazzi sono in età scolare, solitamente va tutto bene. Sono ben inseriti nell’ambiente scolastico, si fanno ben volere dai compagni e dagli insegnanti e, di conseguenza, anche la famiglia ha un ottimo aiuto. I problemi giungono dopo la scuola. La difficoltà di entrare nel mondo del lavoro è un grosso ostacolo alla continuità di relazione di cui hanno estremamente bisogno. Si sentono improvvisamente relegati ai margini della società, perdendo anche le amicizie coltivate tra i banchi di scuola in quanto i compagni continuano gli studi all’università. Sarebbe necessario prevedere un inserimento lavorativo anche con orario e con stipendio ridotto, mediante appositi contratti, in modo da poter continuare a coltivare la loro autostima. Anche la politica dovrebbe fare la propria parte, evitando di delegare esclusivamente al mondo del volontariato questi temi così importanti per una società che si vuol chiamare civile".

 

Giancarlo Dalla Libera è nato a Vicenza nel 1955. Dopo il diploma di ragioniere e una carriera bancaria, è oggi titolare di un avviato studio di consulenza finanziaria nella sua città. E’ sposato e ha tre figli. Tra i suoi interessi la micologia, lo sport e la musica. Suona la chitarra e le percussioni. Pratica lo sci di fondo ed il nordic walking. Nel 2011 ha pubblicato il suo prima romanzo Onde anomale edito da Archetipolibri, Bologna. Nel 2012 ha realizzato il libro storico I cent’anni della Banda di Creazzo frutto di un paziente lavoro di ricerca e catalogazione documentale e fotografica. Ricky. Diversamente amabile è il suo secondo romanzo.

 

nr. 22 anno XIX del 7 giugno 2014

 

Ricky, diversamente amabile (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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