La ricerca nel settore dei parassiti è una operazione che si fa comunque o ha bisogno di una richiesta specifica in vista di invasioni o minacce di invasioni?
SERGIO CARRARO- Dovremmo occuparci di tutto indipendentemente dal problema emergente, ma le restrizioni e i numeri in gioco ci costringono ad attivarci quando il problema emerge, cioè spegniamo il fuoco, per dirla tutta. Anche sulla drosofila il tema principale è la tracciabilità dei prodotti per risalire sempre a chi e a dove è stato prodotto quel qualcosa accompagnata dal cartellino di identificazione. La drosofila ad esempio è un parassita piccolissimo venuto fuori nel 2013 dopo essere passato per il Trentino e da subito ha creato danni; il problema era attenuare i danni e ora abbiamo messo in piedi con il consorzio IGP una operazione di difesa fitosanitaria con norme e chiare che possono essere eseguite dai produttori e sono rispettose dei consumatori; l'insetto è minaccioso soprattutto ella ultima parte della stagione, cioè a ridosso della raccolta per cui il pericolo che si corre è forte specie in una zona come la nostra dove la ciliegia è altamente qualitativa e dà lavoro. Stabilendo un calendario di intereventi molto preciso con i rivenditori di antiparassitari e con produttori e tutti i soggetti della filiera abbiamo ottenuto buoni risultati, non ci sono stati incidenti, abbiamo scagionato il vero pericolo che c'era. La tracciabilità è tutto, insisto su questo tema perché è proprio vero, ed è anche rappresenta un incentivo per tutti ad adeguarsi. E magari fosse solo questo, perché nei prodotti confezionati, non freschi, che vengono da fuori provincia o dall'estero, c'è ancora troppo prodotto a basso prezzo, cioè difficilmente giustificabile e l'identificazione almeno in etichetta si può fare, tutto il resto crea problemi di chiarificazione e ancora i rimedi non ci sono del tutto.
Che cosa fa esattamente il ricercatore nel suo laboratorio: indaga indipendentemente o indaga per così dire su commissione, dietro invito per un allarme creatosi nelle colture?
LUCA MAZZON- La cosa che ci chiedono tutti è che cosa fare, ad esempio con le cavallette. Il fatto è che occorre un insieme dio strategie che tutte assieme aiutano a tenere sotto controllo la situazione; i tipi di approccio sono vari come ad esempio la lavorazione del terreno ed altre di tipo scientifico. le lavorazioni nei terreni abbandonati sono importanti perché rimuovere la terra distrugge i nidi degli insetti e ad esempio col freddo mette allo scoperto le uova a disposizione dei predatori, gli uccelli ad esempio. Poi ci sono gli insetticidi, un tasto delicato, materiali da usare con attenzione, spesso oggetto di un fai da te per cui spesso ci si arrangia. Non si può fare così, ci sono prodotti più indicati di altri, ci sono nuove molecole efficaci e altri prodotti molti efficaci che sono anche rispettosi dell'ambiente. In laboratorio stiamo tentando di provare un fungo patogeno che è specifico per queste cavallette, funziona solo su di loro rispettando tutti gli altri artropodi. In attesa della registrazione e dell'approvazione del ministero vediamo che in laboratorio funziona e come primo impatto è sicuramente positivo. Gli altri insetticidi è importante impiegarli precocemente, alla schiusa delle uova, quando gli insetti sono ancora confinati nelle zone di schiusa, nei nidi, e non sono ancora nell'ambiente. In questo caso occorre meno insetticida e ancora di più si lavora in zone limitatissime. Una volta che le cavallette si spargono nell'ambiente, invece, tutto diventa più difficile. La presenza dell'uomo sul territorio è chiaramente indispensabile per arrivare a dei risultati.
SERGIO CARRARO- Seguendo questo discorso del prof. Mazzon vorrei aggiungere che si può fermare l'invasione: a Cornedo Brendola Nanto e Villaga stiamo seguendo delle applicazioni verso i nidi e in questo momento con gli insetti ancora piccoli abbiamo un risultato pieno e localizzato. La cosa più importante è che qualsiasi sia l'intervento va attuato non a parole. È diverso pensare a grandi problemi e grandi mezzi tecnici quando con una pompetta di liquido e individuando i nidi al momento giusto si riesce con una volta alla settimana di passaggio a annientare i nidi e a non avere più problemi. Abbiamo avuto molti incontri per informare e divulgare. Certi discorsi sono assurdi: mi hanno chiesto chi va a fare i trattamenti. Non certo il sindaco come parecchi pensano di poter pretendere. Il privato deve fare le sue cose sul privato e il Comune non può entrare nel privato per fare quello che il privato non fa. Vale anche tra vicini, le cavallette non rispettano confini o vicinanza di terreni. Il nocciolo è che agire non è costoso nè difficile, ma bisogna farlo, pensare che ci siano leggi o ordinanze che risolvano al nostro posto il problema è illusorio.
Concludiamo con il tema dei contributi europei anche alle attività agricole: è vero o non è vero che anche in questo tempo di crisi i soldi ci sono e sono proprio quelli europei? E visto che i soldi ci sono non è un difetto nostro non riuscire a farseli dare per mancanza di progetti adeguati?
GIUSEPPE ZUECH- Il 70 per cento delle scelte in agricoltura sono di provenienza comunitaria; la riforma della PAC fino al 2020 dice questo. Ora gli stati e le regioni debbono adeguarsi. occorrono progetti credibili e seri per avere i contributi che vengono dati in percentuali con il con finanziamento del paese e regionale,. La regione Veneto ha approvato il piano di sviluppo che andrà in Europa per verificare le compatibilità con la regola europea. L'impegno in generale è del prodotto genuino sano e a difesa dell'ambiente; poi c'è il piano giovani che non sono moltissimi ma che sono tornati da professionisti, laureasti e con conoscenza specifica e scientifica. Assieme alla moda questo è l'unico settore che sta crescendo. La burocrazia deve contribuire a non pesare sui produttori, non può lavorare per non far lavorare, occorre semplificazione che il piano regionale di sviluppo sta cercando di realizzare. Il controllo è giusto ma non si può morire di controllo. La gente che lavora e lavora bene va lasciata in pace. L'Europa è una grande opportunità per i prossimi sei anni, io ci credo molto. Certo che se non prendiamo questo treno sarà un bel problema capire dopo dove va a parare tutto questo nostro lavorare visto che l'agricoltura, ripeto, è essenziale per l'equilibrio sociale, per la tutela della salute, del territorio, per la difesa da danni devastanti come le alluvioni. Questo è l'agricoltura. Non si può chiedere l'impossibile ai sindaci che utilizzano in modo saggio i soldi che hanno per i servizi alla gente. Anche loro debbono collaborare ma non gli si può chiedere quel che non possono dare. la riforma comunitaria è una speranza importante e credo che dobbiamo crederci davvero. Ci vuole un salto culturale di tutti e poi serve anche marketing, occorre fare comunicazione adeguata e continuare ad operare per arrivare davvero a dei risultati positivi.
nr. 25 anno XIX del 28 giugno 2014
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