Tre mesi dopo la guerra alle cavallette è arrivata al punto di svolta: prima che arrivi la completa maturazione della nuova generazione si attiva il piano per debellare il pericolo di una invasione delle colture che sarebbe deleteria per i raccolti. Ne parliamo toccando anche la questione delle ciliege che sono una delle produzioni di punta della provincia.
SERGIO CARRARO- Direi che stiamo facendo una bella battaglia, la guerra vedremo come andrà a finire. Siamo riusciti a mettere in piedi questo progetto di Provincia Università Regione e Ulss di Vicenza, con pochi soldi ma con molta buona volontà. Stanno per uscire dalle grillare gli adulti, questi sono i giorni. Finora erano nei paraggi dei luoghi di riproduzione, ora stanno per tornare fuori,. Abbiamo dato informazione a tutti per cercare di combattere preventivamente questa nuova fase: ovvio che se tutti non curano molto la sorveglianza sul terreno la nuova generazione uscirà e saranno guai. Come lo scorso anno, insomma, anche se allora eravamo partiti molto in ritardo, in agosto per la precisione, mentre ora abbiamo il vantaggio di almeno tre mesi di anticipo nel metterci in moto. Il progetto ha un senso, è assettato sulla necessità e attraverso la divulgazione capillare verso le campagne speriamo che ci serva fino in fondo. Ci sono stati molti incontri con la gente in vari Comuni. Anche questo serve.
LUCA MAZZON- Per noi ricercatori è un problema inconsueto per il nord anche se ora dobbiamo farci i conti. Non c'è una conoscenza maturata anche nelle campagne e i contadini affrontano qualcosa che non conoscono ancora bene. Il punto del nostro progetto è di divulgare notizie sia sull'insetto sia sui problemi legati alla riproduzione. Ci chiedono il motivo di questa moltiplicazione: la cause sono tante e agiscono contemporaneamente. Sono almeno due quelle principali e cioè il cambiamento climatico che si rileva senza troppe difficoltà con estati lunghe e calde e anche secche mentre gli inverni si sono addolciti. Così si è spostato verso nord il problema delle cavallette come già successo per Piemonte e Trentino. La seconda causa è la tendenza diffusa all'abbandono del territorio da parte dell'uomo. Le cavallette si riproducono posando le uova sul terreno, nei campi incolti, al bordo dei sassi, ecc. Tutti gli appezzamenti di collina che ora non sono più presidiati si trasformano in siti adatti alla riproduzione. le due cause assieme collaborano evidentemente al fenomeno. Aggiungiamoci il rarefarsi dei nemici naturali delle cavallette come tassi o uccelli o altri insetti che si comportano proprio da predatori.
Questo discorso mette in rilievo la desertificazione vera a cui assistiamo e cioè l'esodo massiccio dalla campagna e dalle fasce collinari anche se proprio lì esiste il fenomeno contrario dove si coltivano le ciliege...
GIUSEPPE ZUECH- L'abbandono dei terreni è un grosso problema. Per farsi un'idea di che cosa succede al territorio quando l'uomo se ne va basterebbe confrontare in fotografia due aziende, una che funziona, l'altra che è stata abbandonata. Già così si capisce tutto. L'agricoltura è importante, riveste un ruolo centrale per l'uomo e per il suo nutrimento ma anche per l'ambiente, per la difesa e la tutela del territorio. Abbiamo capito tutto questo per quanto ci riguarda come consorzio di tutela e in questi anni con un lungo lavoro, molto qualificato, abbiamo realizzato un prodotto alto di qualità per assicurare alla gente che lavora un reddito dignitoso, cosa non facile ma essenziale per trattenere l'uomo in campagna e in collina. Abbiamo sfruttato l'opportunità dell'Europa di formare un marchio di tutela così da aver riconosciuto il nostro prodotto e la sua qualità. La zona di Marostica che è quella storica con 70 edizioni della mostra ha fatto tutto questo cominciando tutte le procedure avendo alla fine il riconoscimento del marchio IGP. Molto importante perché prevede che in questi nove Comuni tra Astico e Brenta ci sia una regola, ci siano delle misure precise, dei trattamenti fitosanitari, un complesso di cose che assicurino la riuscita dell'operazione anche se con molti sacrifici. Si poteva non fare niente, certo, ma ora che abbiamo fatto ci accorgiamo che il nostro marchio è conosciuto in tutta Italia e altre zone hanno seguito il nostro esempio fino alle Marche e alla Sicilia. È un risultato: 150 aziende certificate, operatori commerciali che vanno all'estero con il nostro marchio di garanzia e due risultati successivi e cioè il fatto che i produttori per aderire al marchio hanno alzato la qualità del prodotto ed è nata una garanzia per i consumatori che sanno che cosa comprano quando trovano questo marchio perché nelle cassettine ci sono i dati completi dell'azienda e del produttore, il telefono la data di raccolta.
Il tema principale dunque rimane quello dell'intreccio strettissimo tra temi che derivano anche dal pericolo dei parassiti. terreni incolti, esodo, cavallette e invece valorizzazione dei prodotti formano un quadro generale chiarissimo: se l'uomo se ne va tutto crolla in campagna tanto più se siamo in collina e in montagna. Succede tutto, alluvioni comprese...
GIUSEPPE ZUECH- I tecnici hanno collaborato con noi del consorzio perché dovevamo adeguarci alle nuove esigenze del mercato e ora abbiamo molte qualità nuove di ciliege; certo che finché ci siamo e lavoriamo facciamo presidio, teniamo in ordine i corsi d'acqua, svolgiamo insomma una funzione sociale insostituibile che bisognerebbe riconoscere. Ci deve essere una integrazione completa delle attività compreso il turismo, ciliege, olio, asparagi latte, tutto deve concorrere a identificare un territorio. Con la crisi di occupazione cerchiamo di dare lavoro alla nostra gente anche se sappiamo che per un euro il produttore continua ad incassa 2o centesimi e qui si pone il problema di marketing. Intanto però questa idea nuova è partita e ora continua con la nostra adesione al progetto regionale sulla biodiversità con cui si garantisce ai consumatori tutta la qualità del territorio e dei prodotti che ne escono. O si rispettano le regole, bisogna dire al mercato, oppure non si vende niente. Questo abbiamo messo in pratica e il risultato è la qualità e la genuinità dei prodotti. Tutto questo ha a monte un lavoro enorme di preparazione. Noi che siamo produttori di olio tra le altre cose sappiamo che l'olio ha un costo, non si può farlo senza... olive. Con la salute non si scherza, la genuinità è alla base dell'onestà del lavoro. Per questo dico che bisogna riconoscere la validità di quanto fa l'agricoltura che non è solo un settore ma ne comprende tanti, dalla qualità alla sanità, dal lavoro alla salute.
È un po' lo stesso percorso di quello compiuto per il latte negli anni 70...,
GIUSEPPE ZUECH- Non si paga più il latte perché è bianco: grazie a quel lavoro di allora si prende il latte perché è buono perché serve a fare un buon formaggio di alta qualità e perché per arrivarci servono gli uomini e cioè gli allevatori, i mungitori, i casari, ecc. Il latte insomma non si paga più perché è bianco ma perché ha grande qualità...