È di moda, oggi ma anche qualche tempo addietro, ch e ogni cosa, anche le persone, che siano legate a una storia che superi un paio di generazioni, venga considerata vecchia, addirittura da rottamare o, in ogni caso da svecchiare. Così bisogna svecciare le istituzioni, da quelle politiche e amministrative a quelle addirittura famigliari passando per il mondo della scuola, delle attività produttive e chi più ne ha più ne metta. In poche parole giungere a un “largo ai giovani” che significa anche largo a idee nuove. La qual cosa è certamente positiva ma che nei risvolti porta anche a ”rottamare” tradizioni e costumi che sono motivo di orgoglio e di crescita per la società.
Vicenza, città bellissima, lo è in virtù dell’azione svolta dai nostri antenati che ci hanno regalato, un centro storico che ancora, seppur faticosamente, mantiene l’impronta antica e per alcuni, non pochi, capolavori architettonici che l’universo della cultura ci invidia. Spesso è accaduto che le ultime generazioni, intrecciati i tempi da crisi vecchie e nuove, da guerre vecchie per fortuna, seppur non antiche, da indifferenze e tolleranze, abbiano a volte ceduto e messo in difficoltà questo straordinario patrimonio in parte faticosamente recuperato al piacere della vista in anni più recenti. Uno, forse tra i più importanti prodotti dell’arte dell’uomo, è proprio il Teatro Olimpico così come lo è la Basilica Palladiana, Palazzo Chiericati e tanti altri monumenti architettonici che generano, essi si, curiosità che è l’anticamera della crescita culturale. L’Olimpico è stato a volte maltrattato, ma nei decenni post bellici vi sono state voci forti e chiare che hanno chiamato a raccolta le sensibilità dei vicentini per la sua tutela. Oggi mancano all’appello, purtroppo, i Cevese, i Neri Pozza, i Bandini, e tanti altri ancora, a volte pur semplici cittadini, che non avevano timore alcuno di levar la voce per darci comprendere che questo patrimonio non è nostro, è solo affidato temporaneamente alle nostre cure. Fortunatamente qualche voce si fa ancora sentire. Come assai di recente la signora Giovanna Dalla Pozza Peruffo che invia una sua lettera, bellissima, al Giornale di Vicenza criticando, giustamente, la proposta, sempre proveniente dalla Amministrazione Comunale di utilizzarlo per i matrimoni. Lettera che, altrettanto giustamente, il Giornale di Vicenza titola “Nozze all’Olimpico, una idea kitsch di cui vergognarsi”. Oggi leggiamo che sta per spezzarsi l’ultimo tabù e si consente che il Teatro più bello del mondo, il nostro Olimpico, divenga sede di manifestazioni popo-rock- Nulla da dire su questo genere di musica che merita certamente considerazione e rispetto. Ma non è per nulla congeniale alla struttura, alla scenografia, alla atmosfera misteriosa dell’Olimpico che troppe volte, anche in anni recenti, è stato malamente utilizzato e quindi ferito non solo nel suo essere gioiello delicato ma anche nello spirito che da 500 anni ha impregnato i suoi muri, i suoi legni, le sue statue, le sue fantastiche strade tebane. Non è per nulla affascinante l’ipotesi ventilata che nell’Olimpico si installino impianti capaci “di rendere disponibile una location mozzafiato per organizzare produzioni video o concerti unici di grandi artisti della scena internazionale”. Questo è quanto propone, con molto ardimento ma, mi sia consentito, con scarso rispetto per la storia di questo gioiello dell’architettura dal Vice Sindaco signor Jacopo Bulgarini D’Elci che pare non rammentare che il Teatro Olimpico non è vecchio bensì antico.
Per anni abbiamo ascoltato sagge parole, non sempre rispettate, della necessità di restituire l’Olimpico alla sua autentica missione legata alla classicità. Questo ennesimo tentativo di snaturarne la storia e intaccarne la miglior tradizione potrà forse attirare qualche turista ma non certo recare maggior bellezza a quanta già ne possieda il capolavoro palladiano.
Nell’insistenza di azioni di questo genere si nasconde il pericolo della dimenticanza del suo essere misterioso e affascinante antico ambasciatore di memorie bellissime.
Mario Giulianati
nr. 26 anno XIX del 5 luglio 2014