NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

La riforma della scuola

facebookStampa la pagina invia la pagina

La riforma della scuola

Non c’è governo che non si cimenti con la riforma della scuola. Qualsiasi sia il colore abbia l’ Esecutivo in carica, il ministro dell’istruzione deve, assolutamente, produrre una sua riforma.

Che la scuola italiana a più di settanta anni dalla riforma Gentile, superando questi decenni più o meno faticosamente alla ricerca di un uovo modello di struttura scolastica, abbia necessità di adeguare i suoi schemi alla realtà di oggi, e nella prospettiva del domani, è cosa indiscutibile.

Se il problema deve essere affrontato e risolto, non lo si può fare senza cercare di indicare una meta e definire, con la maggior precisione possibile, la priorità. Una priorità che non risiede nell’interesse di una categoria piuttosto che di un’altra. Gli insegnati, i dirigenti (non è comprensibile, ad esempio, perché si è rinunciato al vecchio titolo che spettava al capo d’istituto: direttore didattico o preside), gli studenti, i loro parenti, le case editrici, il turismo scolastico ecc. - Tutti soggetti importanti e certamente da non trascurare, ma non può essere che una riforma della scuola trascuri il reale obbiettivo primario: la “scuola” deve poter essere messa in grado di fornire al Paese gli elementi che, ai diversi livelli, possano essere utili allo sviluppo del Paese stesso.

La riforma della scuola (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Ed eccoti che il Governo Renzi, e la Ministro Stefania Giannini con la collaborazione del Sottosegretario Roberto Reggi, autore del nuovo Piano scuola, ti sfornano la loro riforma che, naturalmente, almeno sulla carta, risolverà tutti i problemi, forse. Traggo qualche spunto dai giornali e leggo che la proposta tende a riconoscere il merito, dando dei premi ai professori, ma sempre che sia dimostrato che lavorano più dei colleghi, coprano ruoli, nella scuola, al di fuori dell’attività didattica, gratuitamente, quindi i cosi detti collaboratori della dirigenza. Naturalmente il premio si quantifica cin un aumento salariale. La Repubblica ci porta a conoscenza delle intenzioni del sottosegretario Roberto Reggi scatti d'anzianità invariati e premi stipendiali fino al 30 per cento per i docenti impegnati in ruoli organizzativi (vicepresidi, docenti senior) o attività specializzate (lingue e informatica). In cambio il ministero chiede agli insegnanti una maggiore disponibilità: più ore a scuola per un periodo più lungo. Oggi nelle medie e nelle superiori un docente lavora 18 ore settimanali (più 80 ore l'anno per consigli di classe e d'istituto)”.Come sempre, anche in questa occasione viene presentato un ritratto dell’insegnante-lavoratore, a dir poco, inesatto. Le famose 18 ore settimanali sono quelle che si definiscono “frontali”. Cioè quelle che l’insegnante trascorre a diretto contatto con gli alunni. Oltre ai consigli di classe e di istituto, definite in 80 ore annuali, vi sono gli scrutini, gli esami, la preparazione e la correzione dei compiti, l’aggiornamento, gli incontri con i genitori ecc. Un insegnante serio e professionalmente preparato, e ce ne sono tanti, a volte spende a casa delle ore per correggere un solo pacco di compiti. Ore mai considerate in nessun contratto di lavoro. Pertanto quando il sottosegretario Reggi propone un nuovo contratto di lavoro con un aumento delle ore, pare su per giù 22/24 ore, la domanda che viene posta è se queste sono “ frontali” oppure relative ad altre attività, oltre le 18 ore canoniche. Se sono frontali, la qual cosa significa una o più classi in aggiunta alle precedenti e quindi in proporzione aumentano anche le ore, svolte a casa, non pagate. Più di trenta anni or sono, una pattuglia di allora giovani, o quasi giovani, insegnanti, aveva proposto le 36 ore omnicomprensive, trovandosi davanti un muro dal doppio spessore. Una contrarietà dallo stesso mondo della scuola e una impossibilità di realizzazione, concreta, perché si e no, l’1% degli edifici scolastici italiani erano in grado di sopportare le nuove funzioni indispensabili a far fronte ad una trasformazione del genere. La riforma della scuola (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Mancavano di mense, di studioli per i docenti, di biblioteche adeguate, di strutture per le attività collaterali degli alunni ecc. ecc. Questo secondo “spessore del muro” non è stato, in più di trenta anni assolutamente abbattuto. Dice il sottosegretario Reggi, sempre su Repubblica "Tutte le ricerche internazionali concordano sul fatto che gli insegnanti italiani lavorano meno, guadagnano meno e non fanno carriera. Vogliamo ribaltare le tre conclusioni". Sul lavorare meno, il Sottosegretario Reggi dovrebbe essere più cauto. Che vi siano insegnanti pelandroni non lo metto in dubbio, i pelandroni sono presenti in tutte le categorie ma vi sono anche tanti insegnati che lavorano sodo. Il Piano scuola pare presentare, sempre secondo i mas media, anche molti altri punti che meriterebbero particolare attenzione, ad esempio il fatto che saranno i dirigenti scolastici a decidere a chi dare il bonus stipendiali, cosa questa che pone alcuni interrogativi. Sarebbe auspicabile l'elezione di una commissione ad hoc con rappresentanti delle varie categorie che decidesse autonomamente. E ancora il fatto che si chiederebbe alle singole scuole di restare aperte oltre le ore 16,30 arrivando anche fino alle 22. Quindi almeno un doppio turno e, tanto per fare una battuta, il doppio turno anche delle mense. Oppure tutti si portano il panino da casa?-

In definitiva, al di la di tutte le particolarità, buone o meno buone, l’elemento chiave della proposta sta nel fatto che all’insegnante viene chiesto di lavorare, a scuola, per un numero maggiore di ore a settimana, senza alcun aumento di stipendio - Ma questo lo fa già, e le ore in più, rispetto al contratto nazionale, sono sempre state fatte gratuitamente. Questa, così come viene presentata dai mas media, non è una riforma, è semplicemente un trasferimento di situazioni esistenti. Una riforma dovrebbe affrontare i temi dell’insegnamento, i contenuti delle diverse discipline e i metodi didattici. Non solo le tecnologie ma soprattutto la “filosofia” che informa la preparazione dello studente. L’augurio che faccio al mondo della scuola è che la Ministro Giannini magari ci metta un paio di mesi in più di quanto la sua agenda ha fissato, che mi sembra di aver compreso dovrebbe diventare decreto legge in un paio di settimane, per definire la sua proposta tenendo ben presente la saggezza popolare che recita “la fretta fa nascere i gattini ciechi”.

 

nr. 27 anno XIX del 12 luglio 2014



« ritorna

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar