NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Quale musica si suona a Vicenza?

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Quale musica si suona a Vicenza?

Come si formano tanti gruppi musicali e quanto influisce su questa fioritura la presenza del festival del jazz: è un elemento trascinatore?

Quale musica si suona a Vicenza? (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)RICCARDO BRAZZALE- Il Conservatorio è fabbrica di musica e in questi ultimi anni si sta aprendo alla musica internazionale anche le extra occidentali come la indiana. In potenza abbiamo una bellissima prospettiva con moltissimi giovani che si interessano anche in prospettiva professionale, la nostra preoccupazione di insegnanti è di favorire alla base una cultura musicale che non crei solo dei sogni ma che costituisca il punto di partenza per poi pensare alla musica in altra chiave. È stato importante avere il nuovo regolamento dei Conservatori perché ha definito la strada del musicista in crescita, ma è chiaro che se non c'è una cultura musicale di base, come avviene nel nord Europa quello che si rischia è di creare disoccupazione e delusione. Occorre creare invece opportunità nella diversità delle varie  sfumature di fare musica, creare spazio a più fruitori della musica; il problema da considerare è di non fare più questa fatica infinita per creare un pubblico della musica che c'è ma rimane sempre identificabile in parte. C'è una proposta di legge e ci sono i laboratori per i docenti di scuole elementari e medie che riguarda la musica vocale e penso che questo sia un bel passo avanti perché si forma una base di persone competenti a partire dalla pratica corale che rappresenta un passo importante per avvicinarsi alla musica. La musica si deve fare e non sono solo i professionisti a doverla fare in esclusiva. Tutti dovrebbero suonare come era un tempo quando si suonava in casa. Per noi è la vita e ci sembra ovvio, ma quel che manca veramente è questo passo successivo e definitivo per far avanzare la musica. L'aggiornamento dei programmi dei Conservatori è stato un passo avanti fondamentale. Ci sono ottimi motivi per insistere e spingere facendo ascoltare musica e magari spiegandola un po' a chi ascolta, e chi ascolta è interessato e si appassiona perché si aprono orizzonti più stimolanti, gli si fornisce una chiave di lettura importantissima, è il modo per rendere popolare un qualcosa che altrimenti rimarrebbe appollaiato nel solito isolamento accademico. Il Conservatorio di Vicenza ha fatto passi importanti anche da questo punto di vista. Credo che la tradizione della pratica del canto come diceva il direttore Pisa vada ripresa in modo molto diffuso.

MARIO BAGNARA- A questo proposito posso fare una precisazione con la mia esperienza scolastica: è determinante la sensibilità degli insegnanti dal punto di vista dell'avvicinamento dei ragazzi alla musica ed è una cosa importante fin dalla scuola materna. Un mio nipotino che esce dalla scuola materna si è svegliato accanto a me una mattina canticchiando qualcosa che ho poi saputo faceva parte dello spettacolo finale della sua scuola. Il che mi suggerisce alcune cose davvero molto importanti sul risultato dell'avvicinamento del concetto di musica alla base stessa della vita dell'uomo.

Piano piano siamo arrivati a parlare di bellezza dell'arte che è poi si moltiplica e si diffonde in mille immagini,  sport compreso. Invocare la bellezza è essenziale perché è essenziale la necessità dell'uomo di rivolgersi a cose che sono prodotto e strumento della bellezza. Però torniamo al ragionamento sullo stato economico su cui la OTO ha rischiato di saltare definitivamente per aria.

MARIO BAGNARA- La grande produzione sinfonica è una impresa, la produzione lirica lo è ancora di più. Certe esperienze passate anche riuscite bene sono state molto impegnative dal punto di vista economico. Ora l'orchestra fa secondo le disponibilità vere. Il bilancio è determinato da contributi pubblici di Regione Comune e Ministero: siamo in attesa di 400mila euro di contributi, cioè di cassa. Se la cassa è vuota bisogna sopperire con altre soluzioni, anche con quei fidi bancari che costituiscono il tormento di tutte le associazioni musicali anche se ben radicate e coadiuvate dal volontariato. D'ora in poi bisogna capire che visti i ritardi dei contributi la politica di bilancio deve essere molto prudente e si può mettere in programma solo ciò che è consentito dai soldi che abbiamo. I nodi alla lunga vengono al pettine come è già accaduto. Anche a livello professionale si può fino a un certo punto operare grazie alla gratuità  almeno dal punto di vista organizzativo. La OTO non è una orchestra stabile però se in ipotesi può diventarlo. Ora ci sono 40 giovani che saranno selezionati e per un biennio avranno assicurata la collaborazione. Dopo di che si vedrà come continuare. I musicisti di prima formalmente non ci sono più ma tra loro c'è una forte percentuale sotto i 30 anni e questi ovviamente potranno affrontare le audizioni. La giuria sarà indipendente e di assoluta imparzialità.

RICCARDO BRAZZALE- Personalmente dopo aver sottoscritto la convenzione per l'esercizio 2014 e dopo due sessioni di prova con un'altra che ancora manca aspetto novembre per sapere come andrà a finire perché occorre una orchestra formata apposta per fare da riferimento ai giovani musicisti che si presenteranno alla sua porta.

RICCARDO BRAZZALE- Abbiamo parlato di conti: noi vogliamo formare musicisti che possano essere professionisti. La bellezza dell'arte ha inevitabilmente costi precisi. Jupiter di Mozart deve essere preceduta da almeno tre giorni di prove e ha bisogno di 40 musicisti,. Non c'è ente lirico al mondo che possa fare a meno dei contributi esterni. I soldi per la cultura servono, non ci si può illudere di cavarsela con qualche briciola.

 

nr. 27 anno XIX del 12 luglio 2014

 

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