NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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“L’arte accade da sola”

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Deep dish

Dirigi ciò che accade sullo schermo? Ciò che il danzatore riprende, lo dirigi con un criterio e con uno sguardo coreografico anche quando per esempio vediamo le bollicine del vino?

“Si lo dirigo ma viene dall’improvvisazione e tutto quello che vedete è allestito e sceneggiato, annotato ed è come se il tavolo diventasse un palcoscenico e la telecamera si trova esattamente nel punto giusto al momento giusto”.

Hai messo degli stop?

“All’inizio sì, ma ora è tutto a memoria, è sempre lo stesso percorso”.

Pensi che il pubblico sia maggiormente attratto dai dettagli o dalla scena nel suo insieme, ciò che avviene principalmente nella coreografia e nella pièce? La nostra cultura è dominata dai video e dai primi piani.

“Sì ma da un altro lato non penso che un cameraman non avrebbe utilizzato la telecamera come l’ha usata il danzatore questa sera, penso che lo sguardo del danzatore diverga. In generale penso che sì, sono d’accordo, la nostra è una cultura molto dominata dal video ma in questa pièce viene usato come una lente per guardare le cose da vicino perché si è curiosi, si vuole vedere qualcosa e questo è l’occhio del danzatore, non quello di nessuno del pubblico, è lui che è interessato, per questo si avvicina ed è ciò che il pubblico vede”.

Qual è l’indicazione più importante che hai dato ai danzatori?

Deep dish (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)“Non selezioniamo mai solo dei danzatori ma delle personalità che lavorino con noi e come coreografo sono sempre molto curioso a cosa accade in questo corpo perché per me è la personalità, è l’artista ed ero molto interessato specialmente verso queste 4 persone, che hanno lavorato questa sera, ma anche il musicista, Andreas Berger, e chi ha fatto le luci, Thomas Jelinek, che hanno lavorato insieme per creare qualcosa. Quindi penso che il mio lavoro sia quello di dare loro la possibilità di lasciare che la personalità si evolva e si adatti al soggetto, al topic”.

Durante la pièce ho notato che avete usato delle luci molto forti che hanno creato delle ombre di lato al teatro e che queste sono diventate parte dello spettacolo: c’erano i video, i ragazzi sul palco e le ombre, magari le ombre erano casuali e non le avete pianificate per lo spettacolo. Quanto sono importanti l’improvvisazione e le cose che accadono per caso e che non vengono pianificate per lo spettacolo?

“Sai, quando crei uno spettacolo cerchi di pianificare più cose possibili e tutto ciò che viene aggiunto o che viene dopo (perché ogni teatro è diverso, a volte lo facciamo fuori o non abbiamo questo tipo di teatro che abbiamo avuto stasera) crea qualcosa di nuovo, quindi abbiamo sempre cercato di lavorare con lo spazio in cui ci troviamo e farlo su quello spazio, questo richiede un po’ di preparazione e qualsiasi cosa nuova che arriva, come quella delle ombre che hai detto tu per esempio, è un grande piacere che avvenga, perché è qualcosa che hai avuto e che è successa comunque. Quindi al’inizio abbiamo cercato di coprire le ombre perché non erano parte del gioco ma poi la decisione è stata di tenerle aperte perché è uno spazio così”.

Sono molto belle!

“L’arte accade da sola, e non dobbiamo creare niente,semplicemente accade!”.

Tu hai vinto il Leone d’Oro per la Danza nel 2007, non è passato molto tempo ma è anche un tempo sufficiente per notare, a parere tuo, se la danza e la cultura stiano andando meglio o peggio, se ci sono ancora possibilità di ricerca o, la solita domanda, tutto è già stato detto e fatto.

“Non penso che tutto sia già stato fatto, ci ripetiamo forse ma sarebbe come dire: il corpo umano 200 anni fa era esattamente così? Il cyborg: ci avevano promesso che se avessimo perso un braccio ce lo avrebbero sostituito? Non è successo niente, continuo a farmi male se mi ferisco un dito, per esempio. Con gli strumenti, i social media, la globalizzazione, abbiamo completamente una via per “digerire” le cose, e darne una via d’uscita; certamente il nostro argomento è l’essere umano e le emozioni non cambiano: ci sentiamo ancora soli, ci innamoriamo ancora, odiamo qualcosa o ci arrabbiamo, e non è solo emozione e l’essere umano è sempre lo stesso di sempre, non direi che è bene o male ma come artisti contemporanei dobbiamo misurarci con questo. Vorrei ringraziare Roberto Casarotto che fa un lavoro straordinario e questo festival è un ambiente unico e meraviglioso”.

 

nr. 30 anno XIX del 6 settembre 2014 

 



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