NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Abbigliamento in crisi, serve una sterzata

Federmoda-Confcommercio Vicenza lancia l'allarme sulla situazione del tessile: nella provincia berica chiude un'attività ogni 4 giorni. Ecco cosa pensano gli addetti ai lavori, per i produttori obbligatoria l'indicazione "Made In"

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Abbigliamento in crisi, serve una sterzata

(C.R.) È l'abbigliamento uno dei comparti più falcidiati dalla crisi che da anni stanno falcidiando l'Italia ma anche l'Europa. La realtà vicentina non fa differenza e la Confcommercio provinciale ha lanciato un nuovo allarme, rendendo note statistiche eclatanti. Ne abbiamo parlato con gli addetti ai lavori, anche per capire quali sono le possibili strategie per uscire da un trend sempre più negativo.

 

L'allarme di Matteo Garzaro, presidente di Federmoda-Confcommercio Vicenza: «In tre anni e mezzo chiuse 300 imprese nel Vicentino»

Abbigliamento in crisi, serve una sterzata (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)«In tre anni e mezzo hanno chiuso più di 300 imprese del dettaglio di abbigliamento in provincia di Vicenza, che davano lavoro ad oltre mille addetti. Come dire che abbiamo perso circa 7 imprese al mese, una ogni quattro giorni. È una vera e proprio emergenza, inutile usare altre parole». A lanciare l'allarme è Matteo Garzaro, presidente di Federmoda-Confcommercio Vicenza e vicepresidente veneto della categoria, che lancia l’allarme sulla situazione di un settore, quello dei negozi che vendono articoli tessili e abbigliamento, che con le sue 800 imprese rappresenta l’ossatura del commercio al dettaglio vicentino. A fronte delle chiusure, nello stesso periodo ci sono state circa 140 aperture di nuove attività, ma il saldo resta comunque fortemente negativo e soprattutto rischia di aggravarsi da qui alla fine dell'anno.

«Veniamo da un’estate con vendite estremamente deboli – prosegue il presidente Garzaro - e i saldi, penalizzati dalle temperature autunnali e dalla prudenza dei consumatori, hanno avuto un andamento in picchiata, con una media del -15% rispetto al 2013. Nel Vicentino i fatturati del settore hanno subito una contrazione media dell’8% nei primi otto mesi se confrontati con lo stesso periodo dell’anno scorso, e non si vedono all’orizzonte segnali di un’inversione di tendenza».

La preoccupazione del presidente di Federmoda-Confcommercio Vicenza è che la crisi del dettaglio moda dia il via ad una battaglia sui prezzi che può essere sostenuta solo a scapito della qualità e del made in Italy, che sono i punti di forza del piccolo e medio dettaglio. «Non credo che la risposta al calo dei consumi sia “svendere il settore” – aggiunge Garzaro - bensì sostenere uniti quelle riforme che possono far ripartire l’economia. Se i dati provenienti dal sistema bancario rilevano che nei primi sei mesi di quest’anno la raccolta del risparmio gestito si è avvicinata a quella dell’intero 2013, significa che le disponibilità a spendere ci sono, ma che i consumatori preferiscono mettere i soldi nel “salvadanaio” per far fronte alle incertezze sul futuro e soprattutto per adempiere alle scadenze fiscali».

Secondo Confcommercio provinciale, tra la Tasi ad ottobre, acconti Irpef a novembre e Imu a dicembre, i prossimi mesi saranno un salasso per le tasche di tanti italiani. Con buona pace per chi spera nella ripartenza dei consumi. «La via di uscita da questa situazione è una sola – conclude Garzaro – abbassare la tassazione su imprese e lavoratori, recuperando risorse da un taglio della spesa pubblica. Finora su questo fronte abbiamo sentito solo annunci, e intanto le imprese chiudono. Se non ci saranno subito fatti concreti, i prossimi autunno e inverno sarà drammatico per il nostro settore e per l’economia in generale».

 

Paolo Franchini, negoziante: «La mia famiglia ha un'attività in centro a Vicenza da 60 anni, mai vista una crisi così pesante»

Chi può parlare della crisi attuale, facendo un confronto anche con quelle registrate in passato, è sicuramente Paolo Franchini, 69 anni, uno dei negozianti più storici e conosciuti del centro di Vicenza. «Il negozio di corso Fogazzaro, con vista su piazza San Lorenzo - spiega Franchini, dal 1972 iscritto all'Ascom provinciale e già presidente di Federmoda-Confcommercio - è stato aperto da mio padre nel 1954, quindi quest'anno festeggiamo i 60 anni di attività. Per quanto riguarda la mia esperienza posso dire che in passato ci sono stati altri periodi di crisi, anche lunghi, ma così feroce e battente come quella attuale, posso dire di non averla mai vista. Gli economisti ci spiegano che gli alti e bassi sono periodici, ma sono del parere che sarà impossibile tornare, anche in un periodo lontano, ai livelli di 20-30 anni. Si tratta probabilmente di una crisi strutturale, che non coinvolge solo l'Italia ma tutta l'Europa e in cui pesa anche il pessimismo, che convince molta gente a risparmiare, forse convinta del fatto che in futuro la situazione può ulteriormente peggiorare. Ma la verità è che la gente si trova in difficoltà, bastonata da continue tasse e balzelli, quindi non ha realmente la possibilità di spendere cifre elevate per un vestito o un cappotto».

Lo stesso Franchini ammette tuttavia che negli ultimi vent'anni, per quanto riguarda il settore dell'abbigliamento, lo scenario è cambiato notevolmente. «Direi quasi che c'è stata una rivoluzione - precisa - basti pensare al fenomeno, sempre più diffuso e ormai incontrollabile, dei centri commerciali, degli outlet, dei megastore e degli ipermercati, che hanno finito inevitabilmente con il cambiare le abitudini dei consumatori. A questi va aggiunta, negli ultimi anni l'apertura, fenomeno che riguarda anche il centro storico di Vicenza, di negozi gestiti da cinesi, dove si vende a prezzi stracciati in virtù di una qualità bassa e per il fatto che questi capi vengono prodotti spesso nei laboratori abusivi».

«Nell'ultimo anno - conclude Paolo Franchini - ha contribuito a peggiorare le situazione anche il meteo, con l'inverno scorso particolarmente mite, che non ha spinto certamente la gente ad acquistare capi pesante e con un'estate caratterizzata da un numero record di giornate di pioggia che non hanno certamente invogliato la gente a passeggiare o andare alla ricerca del capo preferito nelle vetrine. La pedonalizzazione del secondo tratto di corso Fogazzaro? Francamente non credo sia così determinante, anche in occasioni delle varie manifestazione c'è un afflusso notevole di gente, ma i negozi rimangono vuoti».



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