NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Abbigliamento in crisi, serve una sterzata

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Abbigliamento in crisi, serve una sterzata

Consuelo D'Orrico: «Ho aperto un negozio un anno fa, buoni affari con il vintage e l'abbigliamento donna di qualità»

L'altra faccia della crisi è quella di Consuelo D'Orrico, 38 anni, originaria di Marostica ma trasferitasi a Vicenza, che un anno fa, nonostante il trend negativo e le difficoltà per tutti i comparti dell'economia, ha deciso di mettersi in proprio, aprendo un negozio di abbigliamento nel centro storico del capoluogo berico, in via Cesare Battisti, che ha chiamato "Nina", il suo soprannome. «Gli affari vanno bene - confida la signora Consuelo, che a livello professionale ha sempre lavorato in negozi e boutique, prima come commessa, poi come responsabile e infine in proprio - posso dire che il bilancio dei primi dodici mesi è soddisfacente. Nel lancio del mio negozio, peraltro piccolo a livello di metratura e quindi con costi inferiori rispetto a chi possiede aree più grandi, sono partita dal presupposto che ormai la gente, almeno per quanto riguarda il settore abbigliamento, non compra più per necessità ma perché si innamora di un determinato capo o vestito».

«Da qui la necessità di puntare - spiega la negoziante - sull'abbigliamento donna di alta qualità e sul vintage, nella sua accezione autentica di valore di un oggetto indossato o prodotto da almeno vent'anni. Grazie ad uno dei fornitori più importanti e apprezzati d'Italia scelgo pochi capi che tuttavia abbiano i benefici dei capi prodotti in particolare negli Anni Sessanta e Settanta, quindi tutti sartoriali e con stoffe di valore. La mia è una selezione molto attenta e meticolosa in quanto questi capi vintage devono realmente far parte del passato, ma nel contempo è necessario un loro ritorno nella moda attuale e che possano comunque essere indossati insieme ad altri capi. Non è un lavoro facile perché ti richiede sempre grande attenzione e la necessità di essere sempre aggiornata: ad esempio io sono reduce da un viaggio di tre-quattro giorni a Parigi, per vedere le sfilate di alta moda, proprio per capire le tendenze dei prossimi anni che potranno piacere e far innamorare».

«In un momento difficile come quello attuale - conclude Consuelo D'Orrico - inventarsi qualcosa di nuovo è fondamentale per garantirsi che la propria attività sia in attivo. Credo sia una strategia non solo per l'abbigliamento ma anche per tutti gli altri comparti. Piangersi addosso non serve a nulla, piuttosto sono necessarie nuove idee e fantasia, oltre che una certa professionalità».

 

Michele Bocchese (Confindustria Veneto): «L'obbligatorietà del "Made In" fondamentale per il rilancio del settore a livello mondiale»

Abbigliamento in crisi, serve una sterzata (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Consapevoli della crisi che attanaglia il settore sono anche i produttori, ossia gli imprenditori del settore moda, che ritengono indispensabile per il rilancio del comparto l'obbligatorietà del "Made In", ossia l'indicazione sull’origine dei prodotti di consumo non alimentari, prodotti in Europa o importati da Paesi extra Unione Europea. «Proprio in questi giorni in cui è impegnato nella riforma del mercato del lavoro - spiega Michele Bocchese, vicentino, presidente della Sezione Moda di Confindustria Veneto e membro del Consiglio di presidenza Sistema Moda Italia con delega alla politica industriale - chiediamo con forza al Governo che in sede europea metta in campo tutte le iniziative necessarie affinché sia introdotta l’obbligatorietà del ‘Made In’: si tratta di un provvedimento fondamentale per il nostro manifatturiero e per la tutela dell’occupazione. Il nostro appello al Governo è tempestivo proprio con l'obiettivo di approfittare del semestre di Presidenza italiana dell’Unione Europea per ottenere l’obbligatorietà del "Made In"».

«La legge sull’obbligatorietà dell’etichetta trasparente - precisa Bocchese, a.d. del Setificio Bocchese 1908 di Vicenza - permette di identificare la qualità e l’alto valore aggiunto dei nostri prodotti, a tutela dei consumatori e contro la concorrenza sleale dei paesi emergenti, che provoca danni enormi alle nostre imprese e a tutto l’export made in Italy. È quindi un provvedimento vitale e determinante per la difesa dell’eccellenza delle decine di migliaia di imprese manifatturiere venete e vicentine, dei loro dipendenti e del benessere sociale di tutto il territorio. Nello specifico si tratta di un provvedimento che consentirebbe di valorizzare la filiera italiana del sistema moda e i suoi 500 mila addetti, l’unica filiera integra in Europa».

«Nell’ultimo anno – sottolinea Bocchese – su questo fronte c’è stato un grande lavoro da parte della nuova squadra di Sistema Moda Italia e dall’azione sinergica di tutte le categorie economiche del Veneto riunite attorno al tavolo veneto della moda. Un importante traguardo è stato raggiunto lo scorso aprile con l’approvazione, seppur in prima lettura, dell’introduzione dell’obbligo da parte del Parlamento Europeo. Ora rischiamo di disperdere questo risultato per la presenza di una maggioranza di Paesi contrari in Commissione Europea e per i compromessi a cui il nostro Governo sembra sia dovuto scendere per il raggiungimento di altri obiettivi istituzionali in Europa. Come non giova al fronte comune del ‘Made In’ chi ritiene che sia l’etichettatura facoltativa, anziché obbligatoria, a portare i reali vantaggi alle nostre aziende».

 

nr. 34  anno XIX del 4 ottobre 2014



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