NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Profughi, rifugiati o che? Ancora troppi dubbi

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Profughi, rifugiati o che? Ancora troppi dubbi

IL RUOLO DELL'ANCI- Parlare di Comuni è naturalmente parlare anche dell'associazione ANCI che li riunisce tutti. Proprio lunedì prossimo a Selvazzano si riunisce la nuova assemblea dei Sindaci, quattro mesi dopo le ultime elezioni amministrative, per stabilire chi verrà incaricato di che cosa. La nuova assemblea lo è a tutto tondo: solo in provincia di Vicenza sono addirittura un'ottantina i nuovi Sindaci per cui tutte le amministrazioni sono in una fase di transizione molto impegnativa. All'ANCI non a caso è affidato tutto ciò che concerne il coordinamento delle idee e delle azioni da portare al set nazionale per arrivare a discuterne con il governo. Indubbiamente il caso Santorso+14 dimostra che quando si cercano soluzioni ragionevoli e anche generose, oltre che ben coordinate, ad un risultato si riesce ad arrivare. Ovviamente non può pesare sulle casse di una qualsiasi amministrazione comunale il peso di finanziamenti che toccano attraverso il Ministero dell'Interno la competenza dello Stato. I Comuni sono già abbastanza nei guai per le fortissime limitazioni create dalle regole della legge di stabilità. I bilanci sono stretti, le casse sono teoricamente piene, ma di denaro che non può essere toccato, come dire che vale tanto quanto non averne per niente. Anche dal rinnovo del consiglio direttivo dell'ANCI, insomma, ci si può aspettare qualcosa di inedito dal momento che saranno in maggioranza i Sindaci al loro primo mandato e si sa bene che quando si comincia qualcosa di nuovo si trascinano entusiasmi e possibili incentivi utili a raggiungere altri progetti e ancora altri risultati. Resta il fatto che sul terreno dello stesso concetto di solidarietà funziona in modo molto credibile quanto si è sostenuto alla Giornata 2014 di Roma dedicata ai rifugiati e prima ancora dal Papa a Lampedusa. Considerare questa situazione come una opportunità da cogliere al volo significherebbe indubbiamente attribuire una ben diversa valenza alla disponibilità di accoglimento e poi alla realtà autentica dell'accoglimento. L'equazione secondo cui solidarietà sociale e sicurezza possono essere le teste diverse di una stessa entità da plasmare potrebbe rivelarsi alla fine molto fondata. Gli elementi che operano sul territorio con questi obiettivi ci sono già, sono tutti concentrati nell'infinito mondo del volontariato e sono perciò disponibili ad offrire qualsiasi ampliamento di collaborazione.

RUOLO DEL VOLONTARIATO- Davvero si sfonda una porta aperta quando si affronta questo tema e si tenta di dargli una misura, di chiuderlo dentro un perimetro. La verità è che non si può. Se le associazioni iscritte nel registro del Centro provinciale per il volontariato sono qualcosa come trecento e più, le dimensioni del volontariato vicentino superano perfino l'immaginabile dato che c'è un calcolo che taglia letteralmente il fiato: su 800mila abitanti circa della provincia almeno un terzo sarebbero le persone che svolgono un'opera di volontariato non censita e conosciuta esclusivamente da coloro che possono usufruirne. Tra donatori di sangue, di organi, alpini e uomini della protezione civile forse il conto appena accennato è perfino in difetto. Il problema dunque non c'è, i volontari si trovano dappertutto e sono disponibili. Il Centro Astalli ad esempio è in questo settore una delle presenze più significative. Annamaria Colombaro dice che attualmente vengono assistiti una decina di profughi. Il meccanismo, spiega, è quello della convenzione con il governo: "Siamo convenzionati con il ministero dell'Interno, lo siamo diventati direttamente dovendo bypassare il Comune di Vicenza che sarebbe stato il partner più corretto della Prefettura. Invece il Comune di Vicenza ha rifiutato la convenzione e non ci è rimasto altro che andare direttamente all'accordo con il governo. Può farlo qualsiasi associazione naturalmente ma deve sempre passare attraverso una convenzione specifica. Per quanto ci riguarda noi siamo impegnati non solo ad ospitare queste persone, ma ad accompagnarle in tutte le fasi meno semplici della loro nuova vita qui da noi. Le necessità sono molte, non si riducono a un posto dove poter dormire, ma si allargano a tutte le cose della vita come capire e farsi capire, intanto, e poi affrontare un ufficio, contattare le strutture sanitarie, eccetera. Francamente non capisco il perché di tante polemiche su questo argomento; a Roma il nostro presidente ha descritto molto bene la situazione che in Francia si sta sperimentando da tempo con ottimi risultati. È vero quello che è stato detto alla Giornata del rifugiato: la solidarietà deve essere un elemento essenziale della nostra vita e praticarla promette ill risultato migliore e cioè di capire prima di tutto queste persone, accoglierle per quel che sono, contribuire indirettamente anche alla nostra stessa sicurezza, perché fin che si ha paura di chi è diverso da noi il conforto della sicurezza personale è un miraggio". È abbastanza scontato che in un contesto di questo genere, così specifico e così rivolto ad un futuro diversamente gestito dei nostri rapporti interpersonali, il ruolo sociale di un sindacato non possa apparire di peso secondario. Gianfranco Refosco, segretario generale della Cisl provinciale di Vicenza, conferma che anche se non si progetta direttamente una politica di intervento, si deve tenere ben chiaramente in primo piano la questione dei princìpi da rispettare.

Gianfranco_Refosco (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)COSA PENSA IL SINDACATO- Forse non è un azzardo attribuire ad un sindacato come la Cisl un pensiero generale di cura delle sfumature nei rapporti sociali visto che non può essere il sindacato stesso ad assumersi l'onere di trattare questioni come appunto quella degli immigrati per necessità. Alla stessa maniera della Caritas, che collabora con le associazioni che operano nel settore, c'è un modo per pensare a questi rapporti complessi andando fino alla radice della realtà. Gianfranco Refosco conferma questa visione non ideologica ma saldamente concreta di quelli che dovrebbero e dovranno essere i rapporti: "In linea generale mi pare di poter dire che è arrivato il momento di andare oltre alle necessità dell'emergenza e di passare invece alla costruzione di veri e propri progetti con una ipotesi di partenza ed un risultato da raggiungere. Una proposta come quella lanciata dal Sindaco di Roma non va liquidata con l'idea che si tratti di una provocazione, ma va considerata invece per quello che è, una presa d'atto della situazione difficile in cui si sta dibattendo tutto il settore della solidarietà. Il passo successivo secondo me dovrebbe essere quello di stabilire un patto con gli immigrati: io ti dò un posto per dormire, una tavola per nutrirti, una organizzazione che ti aiuti a risolvere i primi problemi di inserimento, che sono i più complicati, e tu in cambio ti rendi disponibile per fare qualcosa per la nostra collettività. Che cosa è da stabilire, può essere accompagnare un disabile o curare un parco pubblico, può essere qualsiasi cosa, beninteso dignitosa per la persona con cui trattiamo, purché legata da un concetto base di dare e avere che produce più integrazione di qualsiasi ragionamento. Ai Comuni non si può certo chiedere più di quanto non possa dare. Lo stanno già facendo. Però se si chiede qualcosa ad una amministrazione bisogna pur pensare di incentivarla in qualche modo. Il peso delle regole della legge di stabilità è molto forte. Credo che studiando qualcosa di adeguato che alleggerisca quel peso qualsiasi Comune si metterebbe a disposizione per collaborare".

È anche il modo per spianare definitivamente la strada a quel groviglio di definizioni possibili o probabili che la burocrazia oppone alla chiarezza dei rapporti. Se veramente non c'è ancora chiarezza tra le diversa posizioni di fronte alla legge di chi è immigrato, rifugiato, oppure profugo è ora che a cominciare dallo Stato si risolva almeno questo problema. Il problema delle definizioni da cui dipende poi il trattamento secondo normativa. Il problema di non aspettare mesi e mesi per presentarsi davanti alla commissione che dopo l'audizione delle ragion in campo decide il tuo destino...

 

nr. 34 anno XIX del 4 ottobre 2014



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