NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Museo Diocesano e promozione culturale

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Museo Diocesano e promozione culturale

MA VICENZA È ATTENTA?- Parlando di cultura e di attenzione alla cultura la domanda che ci si può porre è quella legata all'attenzione della città al suo patrimonio artistico. Fin dalla fine degli anni 80, da quando cioè sparì dalla scena delle iniziative artistiche un personaggio come Neri Pozza, gli addebiti mossi a questa città sono stati numerosi e principalmente centrati sulla distrazione cronica che la caratterizza quando si tratta di prendere veramente atto di questo qualcosa di enorme valore che si chiama appunto patrimonio artistico. Fino a che punto si spinge? Abbastanza in là, se si pensa che ad esempio gli archivi di Luigi Meneghello e la grandissima realtà grafica internazionale della Casabianca di Malo hanno preso e prenderanno strade del tutto disgiunte da quello che dovrebbe essere l'interesse centrale di un capoluogo di provincia come Vicenza. Per quel che riguarda il Museo Diocesano pare invece che la realtà segni un passo in controtendenza. Il sindaco che interviene all'inaugurazione di una iniziativa significa indubbiamente attenzione non occasionale. E del resto il servizio reso dal museo è di quelli che non si possono ignorare perchè c'è una continua sintonia e disponibilità con quel che succede all'esterno di Piazza Vescovado. L'esempio dell'intervento su Santa Corona, quando le sale del museo si sono aperte alle opere che dovevano lasciare la loro primitiva collocazione a causa dei lavori durati tre anni è un caso non eccezionale, non a parte, ma rappresenta invece una risposta seria a quella che implicitamente era e continua ad essere la domanda della città: il Museo Diocesano è un luogo di grande importanza anche specialistica, più che giusto che all'occorrenza gli si chiedano altre disponibilità, sempre del resto prontamente espresse. Naturalmente se tutto questo si condisse anche di una qualche partecipazione finanziaria alle iniziative del museo sarebbe cosa gradita, perchè anche inventare presuppone un costo, ma sappiamo che in tempo di crisi spremere soldi ad una amministrazione pubblica è impresa quanto meno improba. Conclusione: alla domanda se Vicenza sia o no attenta a questa parte del suo patrimonio artistico storico e culturale, la risposta di Francesco Gasparini è un deciso sì. I mezzi di sussistenza invece debbono essere autoprodotti ed anche questa è una realtà.

Museo Diocesano e promozione culturale (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)IL VALORE DELLA BELLEZZA- Ma è anche vero, sottolinea ancora il responsabile del Museo Diocesano, che quando si parla di cultura e di arti bisogna saper far coincidere il peso dei costi eventuali con l'obiettivo principale che rimane sempre quello di offrire all'uomo gli spunti migliori della sua stessa creatività. In tutti i secoli che ci hanno preceduto questa capacità di cogliere il nocciolo della bellezza contenuta nelle cose artistiche ha sempre coinciso con i migliori periodi delle varie comunità, anche dal punto di vista puramente civile. Non occorreva insomma che l'arte celebrasse la religione, anzi: spesso se ne distanziava, ma era importante che fosse arte, capace di parlare alla sensibilità dell'uomo, capace di far affiorare nell'uomo quello che la sua anima già conosceva, ma che se ne restava ben nascosta e cioè l'aspirazione alle cose belle, ad una estetica in grado di lasciare da parte la meschinità, la volgarità, il cattivo gusto. Lavorare su un museo come questo, sui suoi contenuti, ma anche sulla capacità attrattiva delle collezioni per farne iniziative culturali, significa appunto tutto questo, parlare al territorio e a una società in forte crisi con un linguaggio che per un momento mette tutto in sospensione e offre alternative di fascino, ipotesi di vita del tutto diverse. Basterebbe la collezione etnografica di Pietro Nonis per dissolvere ogni dubbio. È il disegno integrale delle culture di tutto il mondo che convergono su Vicenza e a cui la società vicentina si apre. Che altro si può chiedere?

LA "VETRINA" IN QUATTRO PARTI- L'esposizione proposta dal Museo Diocesano di Vicenza è particolarmente interessante anche per la scelta tecnica operata sul materiale che ne costituisce il patrimonio stabile: il museo infatti conserva le opere più preziose e significative e documenta l'intero percorso storico-artistico e culturale della Chiesa vicentina che nell'arco di molti secoli finisce col coincide con la storia devozionale non solo di questa provincia ma anche del Veneto. Il museo è allestito nel Palazzo vescovile, edificato alla fine del XII secolo ed ampliato nel corso dei secoli, ma che deve il suo aspetto attuale agli interventi del XIX secolo e del secondo dopoguerra. Voluto da mons. Pietro Giacomo Nonis, vescovo della diocesi (1988 - 2003), il museo è stato inaugurato nel 2005 da mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo-vescovo di Vicenza (2003 - 2010). L'itinerario espositivo si articola in cinque sezioni e si sviluppa su quattro piani. Si parte con il Primo Cristianesimo al XIII secolo, la Tradizione manoscritta, la Pittura dal Quattrocento al Settecento -nella Loggia Zeno (1494) sono custoditi alcuni tra i più importanti esempi di oreficeria sacra provenienti dal territorio vicentino, databili tra la prima metà del XIV secolo e la fine del XVIII secolo, che documentano lo sviluppo dell’arte orafa locale e la Collezione etnografica Nonis. Caratteristica straordinaria delle collezioni museali è la presenza, nei locali del piano attico del Palazzo vescovile, di una originale sezione dedicata alla raccolta etnografica costituita e donata al Museo Diocesano da mons. Pietro Giacomo Nonis. La collezione raccoglie infine interessanti manufatti di varie civiltà e culture, in particolare provenienti dall'Africa subsahariana, dalle popolazioni tribali della Thailandia nord-orientale, da tribù del Guatemala, dell'India e della Nuova Guinea: statue, oggetti di uso quotidiano, maschere e tessuti. Infine c'è l'esposizione di icone e immagini sacre provenienti dai paesi ortodossi, in particolare dalla Russia, Grecia, Bulgaria e Romania.

 

nr. 39 anno XIX dell'8 novembre 2014

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