NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Ecco come sparisce lo sport dalla scuola

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Ecco come sparisce lo sport dalla scuola

Ecco come sparisce lo sport dalla scuola (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)LA PAURA DI INVESTIRE- Il ragionamento va poi anche molto oltre. Umberto Nicolai dice di avere da tempo una impressione spiacevole e cioè che sulla scuola lo Stato non voglia comunque fare investimenti. Vero o falso? La risposta, dice sempre Nicolai, ce la dà questo ultimo provvedimento che non solo chiude la lunga stagione dei Giochi e dei Campionati studenteschi, ma anche comprime qualsiasi possibilità di sviluppo futuro del coordinamento tra attività scolastiche ed attività sportive dal momento che elimina da questa mappa prima ben definita il cosiddetto Ufficio sport del Provveditorato agli studi: "Di fatto è proprio così anche se nel progetto del governo l'ufficio viene mantenuto ma soltanto a livello regionale, come dire che ciascuna provincia dipenderà da qualcuno che ne sta al di fuori e quindi difficilmente può conoscerne a fondo le caratteristiche della materia che è chiamato a coordinare. È anche su questo punto che la comprensione di quanto si sta progettando si fa difficile. Ogni provincia ha le sue caratteristiche, Vicenza ha una tradizione sportiva e sportivo/scolastica nettamente oltre i livelli delle altre. Ancora più difficile che un coordinatore in Regione possa davvero far fronte alle esigenze di tutti o anche semplicemente alle esigenze di chi ha più cose e più talento da offrire. Nel caso di Vicenza c'è la coordinatrice Sira Miola che sta facendo un grande lavoro nel suo ufficio del Provveditorato, un lavoro fatto di tante cose interessanti compreso un progetto per i disabili nello sport, e però questo ufficio finirà col chiudere perchè a meno di cambiamenti dell'ultimo momento le cose andranno davvero così. Penso che sprecare tanto lavoro e tanto vero talento sia un delitto, soprattutto se tenete presente che tutto viene fatto con ricerca diretta di sponsor e contributi senza l'esborso di un soldo per l'amministrazione, locale o nazionale che sia, e che infine chi si occupa di questo lavoro nella posizione di distaccato dalla scuola è appunto un... distaccato dalla scuola, uno che si è spostato qui a lavorare su questo terreno, magari spesso rimettendoci qualcosa anche nel semplice ambito degli incentivi che gli venivano dati prima. E quindi anche in questo caso il costo dell'operazione è zero. Quel che ci domandiamo è perchè compromettere tutto?".

DECISIONI SENZA SENSO- Sira Miola, responsabile dell'ufficio sport e scuola del Provveditorato agli studi di Vicenza, ufficio nel quale si sono succeduti nei decenni personaggi come Ceroni, lo stesso Nicolai, Fontanella, esprime un dubbio sul quale c'è veramente da meditare: non soltanto l'idea che lo Stato non abbia alcuna voglia di investire sulla scuola, ma in aggiunta anche il sospetto di qualcosa di più: "L'idea che mi sto facendo è che vogliano fare di tutti noi dei volontari, padroni dei propri movimenti e dei propri progetti, ma puri volontari i quali per combinare quel che vogliono seguendo i loro obiettivi debbono andare in cerca di sponsor per le attività che hanno bisogno di qualsiasi livello di finanziamento, anche minimo. Il che non è fuori luogo se si pensa che come nel mio caso tantissimi insegnanti che si dedicano a un progetto sono disposti a portarlo a termine comunque perchè ci credono e per questo sono anche disponibili a rischiare di persona, compresa la fase in cui si va a chiedere contributi a società sportive, banche, imprenditori e altri interlocutori ancora. Il mio sospetto è questo. Chiaro che la soluzione regionale del coordinatore non vuol dire proprio niente per chiunque di noi si occupi di questo tema che concilia la scuola con lo sport. Io i miei progetti li continuerò anche se questo mio ufficio cesserà di esistere. È questione di coerenza, serietà e passione da parte mia, non mi fermerò certo comunque, lavorerò per così dire in proprio. Credo che vada precisato un particolare dato che siamo in tempo di crisi e potrebbe sembrare che queste attività tolgano lavoro a chi lo sta cercando o lo ha perduto: io insegnavo a Caldogno e per il passaggio all'ufficio di coordinatore per lo sport provinciale del Provveditorato agli studi non ho ricevuto alcun miglioramento, sono semplicemente venuta a fare un lavoro che mi appassiona particolarmente, anzi, ci ho perso qualcosa quanto a livello economico perchè mi sono venuti a mancare gli incentivi che avevo prima come insegnante in istituto. Me ne tornerò a Caldogno e continuerò a cercare di concludere i molti progetti che ho cominciato Ribadisco il concetto: se il piano è quello di scaricare tutto sulle spalle di nuovi volontari nel settore scuola/sport da parte mia non ho molto da obiettare perchè i progetti che ho avviato li concluderò in ogni caso. Resta il fatto che queste decisioni non hanno alcun senso, impoveriscono: alla scuola capita la stessa cosa che capita alla sanità, soffre di noncuranza da parte dello Stato, come se fosse più vantaggioso liberarsi di tutto a favore dei privati senza peraltro essere affatto sicuri che i servizi valgano poi tutto questo sacrificare e rimangano ad un livello non solo accettabile, ma anche pienamente dignitoso".

Ecco come sparisce lo sport dalla scuola (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)MENO SOLDI AL CALCIO?- A proposito infine di soldi spesi male e finanziamenti sospesi, il quesito diventa immediato secondo il Coni nazionale che scrive con firma di Luca Landoni: "Si parla parecchio dell’ipotetico taglio dei contributi Coni alla Figc, ovvero al calcio. Il pallone, si sa, da sempre si mangia il grosso dei fondi del Comitato Olimpico, anche se di olimpico ha poco niente, con più di 60 milioni di euro concessi a pioggia. Ora di questi se ne vorrebbe tagliare una bella fetta, probabilmente intorno ai 17 milioni. Naturalmente la cosa ha provocato la sollevazione di scudi degli interessati, che lamentano il fatto che quei denari vadano agli arbitri e alla giustizia sportiva, ma a questa obiezioni noi rispondiamo con un bel chissenefrega. Il punto è che il calcio deve essere in grado di autofinanziarsi e a nostro parere non dovrebbe prendere nemmeno un euro. Il motivo è che il Coni dovrebbe utilizzare un solo e semplice criterio distributivo: l’utilità sociale dello sport. Qual è l’utilità del calcio, che cosa insegna ai giovani? Porta dei valori, li allontana dalla sedentarietà, piaga sociale che ci costa tantissimo in termini di spesa medica nazionale? La risposta è sì, forse, ma solo in minima parte rispetto a sport nobili come il nuoto, l’atletica, il canottaggio e via dicendo. Discipline che non per nulla trovano la loro sublimazione nei Giochi quadriennali. E allora perché io contribuente dovrei pagare per far funzionare un giocattolo che non mi dà nulla in cambio? La nostra proposta è di azzerare i contributi al calcio, recuperando così un bel 62.500.000 euro. Ma attenzione, vediamo di deludere immediatamente le attese delle iene che vorrebbero dividersi questo tesoretto. Tutti i soldi risparmiati NON devono essere ripartiti tra le altre federazioni per ingrassare impiegati e meccanismi più o meno oscuri, ma semplicemente utilizzati su due binari fondamentali per lo sviluppo etico e salutare del paese cioè la promozione scolastica e i Giochi della gioventù".

 

nr. 40 anno XIX del 15 novembre 2014



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