(g. ar.)- Nell'infinito ventaglio dei peccati a cui pare non ci siano possibilità di remissione quello dell'essere costretti su una sedia a rotelle è quasi sicuramente il peggiore. Ai disabili in genere ci si rivolge con un occhio costantemente distratto da altro e ci si ripara dall'eventualità di rimproveri specifici con la previsione in bilancio di investimenti più o meno decenti, salvo poi strapparli via e ricominciare tutto d'accapo. Il che vale per tutte le disabilità in generale, nessuna esclusa, sia pure all'interno di una gamma di giudizio che in genere tiene conto della capacità dell'osservatore di sopportare più o meno la sofferenza altrui: magari mettendoci un po' di cuore, anche se in genere molti ne sono infastiditi o peggio ancora imbarazzati.
NESSUN PREAVVISO AGLI UTENTI- È dentro questa cornice davvero poco rassicurante che il Comune di Vicenza si fa venire una di quelle idee che sicuramente altre amministrazioni italiane gli invidiano e ci invidiano in quanto fortunati cittadini usufruenti: basta con il servizio bus ai disabili. Intanto resta per due giorni alla settimana soltanto e soltanto nel territorio comunale, dopo di che se ne riparlerà globalmente quando con i fondi regionali si potrà allestire un altro servizio che palazzo Trissino comunica di voler affidare al volontariato. Prima di passare agli argomenti connessi a questa nuova strategia -compreso l'aver ignorato le richieste degli interessati per un incontro dopo che non c'era stato alcun preavviso dei provvedimenti in arrivo- va messo nell'opportuno rilievo che le persone disabili danneggiate da tutto questo hanno pensato bene di non limitarsi a protestare: si sono rivolte a Mario Allegra, avvocato e disabile egli stesso, ed hanno spedito al sindaco una diffida perché provveda entro quindici giorni al ripristino dei servizi precedenti a questa novità e lo faccia in modo integrale, non escludendo né giorni né fasce di territorio comunale e intercomunale dell'ulss 6 dove dovranno tornare i minibus AIM senza i quali chi è immobilizzato cronico non si può permettere nessuna attività. Tra le ipotesi contenute implicitamente nella diffida, due sono quelle più interessanti e consistenti: il successivo ricorso al giudizio del tribunale e la richiesta di un adeguato risarcimento danni per impossibilità di esercitare qualsiasi attività. Una volta arrivati a questo grado di giudizio e di risultati, nei confronti del Comune potrebbe venire sollecitata un'azione penale per omissione di atti d'ufficio, anche se tutto il contendere è ovviamente limitato per ora alla diffida che chiede l'immediato ripristino dei servizi sospesi.
TUTTI SEQUESTRATI IN CASA- Il quadro è dunque questo. I "peccatori" della disabilità sono ormai assuefatti praticamente a tutto. Hanno per anni chiesto che i bus AIM venissero muniti di piattaforme per il loro accesso. Inutilmente. Fanno il confronto con altre situazioni come a Verona o a Padova dove questi accorgimenti sono da tempo in atto e tirano conclusioni molto negative per sindaco e assessore. Hanno chiesto e non ottenuto alcun incontro chiarificatorio perlomeno fino ad oltre la entrata in vigore della sospensione dei servizi così come erano in precedenza, stanno ora cercando di capire che cosa significhino in realtà le posizioni dell'amministrazione espresse pubblicamente (ma non agli interessati) dall'assessore Sala in modo "insoddisfacente e poco chiaro". L'assessore Isabella Sala si mette al riparo delle "limitate disponibilità di bilancio" dentro cui purtuttavia "si dà un servizio commisurato alle richieste di gran parte degli utenti" perché in fondo "solo un esiguo numero vorrebbe il servizio più di due volte per settimana". Sicuramente l'assessore ha ragione, ma è il Comune ad avere l'obbligo di prestare assistenza ai disabili, è il Comune che deve assicurare i servizi nel perimetro dell'ulss 6 allargando quindi il raggio dei mezzi AIM, bus o minibus poco importa, a tutti i Comuni contermini e per i quali la rete normale funziona già da anni. Il fatto che si tratti dello stesso Comune che ha ordinato ai barboni di non dormire nei luoghi pubblici, sorvolando sul fatto che i barboni non hanno un luogo privato, ebbene, questo non fa che aumentare i dubbi sulla conclusione di questa nuova vicenda.
CI SENTIAMO UMILIATI E DERISI- Non occorre molto impegno per capire fin dove arriva il disagio tremendo unito all'umiliazione di vedersi trattati come pacchi da consegnare al destinatario. Ma il destinatario di questi pacchi che siamo noi, dicono ad esempio Patrizia Colombo e don Giovanni Cecchetto "è il nostro luogo di lavoro, il nostro ambiente di attività normale e quotidiana dove andiamo per guadagnarci normalmente da vivere; come viene in mente al Comune che ci sia bisogno di un mezzo di trasporto soltanto due volte per settimana?". Si sentono umiliati e anche derisi da queste decisioni del Comune perché "colpiscono la dignità di persone che hanno una sola colpa, ,quella di non potersi muovere da casa senza l'aiuto di qualcuno". Tutto qui. Forse per decidere questo scippo di servizi dovuti è stata fatta una statistica delle forze in campo, quanti sì e quanti no, quanti per due giorni e quanti per tutti i giorni lavorativi della settimana. Più probabilmente dietro non c'è alcun calcolo a verificare ma soltanto la precisa volontà di tagliare spese e ridurre quindi i rendiconti di bilancio. Diciamo pure che a parziale alibi di sindaco e assessore c'è che lo sport è praticatissimo a livello governativo nazionale e anche regionale; quando il piatto piange infatti la cosiddetta scure purificatoria arriva a tagliare le eccedenze che si ritengono non vitali per la sopravvivenza collettiva: dimagriscono nell'ordine prima di tutto la cultura e poi le voci su assistenza e interventi sociali. Lo sport è questo, praticatissimo oltre che collaudatissimo. A nessuno ovviamente viene in mente di razionalizzare le spese, a cominciare dagli sprechi, facendo scelte di merito e di qualità anziché ricorrere ai percorsi agevolati dalla debolezza degli interlocutori. Quando l'assessore Sala parla infatti di quello che definisce un pacchetto ridotto di persone, un "esiguo numero", esprime una valutazione ben comprensibile. L'esiguo numero non fa massa e neppure forma consenso.
"PENSARE CHE L'HO ANCHE VOTATO"- Patrizia Colombo racconta di come e fino a che punto la comunità degli esigui per numero si senta strapazzata e umiliata: "Pensare che questo sindaco l'ho anche votato... Gli abbiamo chiesto un incontro subito dopo aver saputo la novità dei minibus ridotti, glielo abbiamo chiesto non come associazioni ma con un gruppo di una dozzina di persone perché occorreva troppo tempo per metterci in contatto con tutti, ma abbiamo firmato sollecitando un colloquio diretto. Non ci ha nemmeno risposto. Così come non ci ha risposto l'assessore Sala che soltanto dopo il provvedimento ha accettato un incontro per sabato 31, non prima, e prima di sapere che il minibus non sarebbe stato più a disposizione nessuno aveva pensato di darci uno straccio di avvertimento. Siamo stati umiliati, questa è la verità, molti di noi ora sono sequestrati in casa per non avere qualcuno che lo aiuti ad uscire, siamo prigionieri. La nostra colpa però è solo quella di non poterci spostare autonomamente, la colpa di chi ci condanna ancora di più all'isolamento è quella di non fare niente per attenuare la nostra condizione. Siamo persone che lavorano regolarmente e che in questa nuova condizione adesso rischiano anche qualcosa su questo terreno. Il ricorso all'avvocato Allegra ha questo significato: diffidare e poi passare ad altre scelte se servirà farlo". Come dire che se passati i quindici giorni previsti nella diffida non si ripristinano i servizi si ricorrerà al magistrato e alla causa civile perché quando si subisce un danno in solido si ha anche il diritto di chiedere ed ottenere il relativo risarcimento.