NON POSSO PIU' DIRE MESSA- Come Patrizia Colombo anche don Giovanni Cecchetto, disabile e fortemente impegnato nel campo dei servizi sociali, dice che la nuova situazione oltre ad aver preso tutti completamente alla sprovvista perché non c'era stato alcun preavviso ha creato una situazione di fortissimo disagio: "Quando si ragiona con le persone che come noi hanno attività normali, ma sono condizionate del loro stato e dal non potersi spostare autonomamente, è chiaro che si dovrebbero usare quanto meno delle maniere un po' più delicate. In questo momento ad esempio io non so come potrò continuare a celebrare la messa come ho fatto finora. Non me la sento di mobilitare tanta gente che mi deve prendere in braccio, spostare, portare a destinazione e venirmi poi a riprendere. Bisognerebbe evitare di umiliare una persona, qualunque persona". Il concetto è ripreso ed esteso da Patrizia Colombo che da questo momento in poi dovrà limitare molte cose: prima di tutto risolvere il problema quotidiano di andare al lavoro e poi quello di vedersi con la sorella che abita a Caldogno oppure rinunciare all'appuntamento di una volta al mese a Costabissara. Cose così non si cancellano con un tratto di penna e qualche fredda parola di circostanza a cui tra l'altro manca il sostegno delle prove, della certezza. Come testimonia il legale che ha presentato la diffida, la legge non parla di compatibilità, ma di obblighi da parte dell'amministrazione ad occuparsi del sostegno dei disabili...
DISATTESO UN OBBLIGO DI LEGGE- Questo è il parere di Mario Allegra, il legale che ha presentato la diffida al sindaco a nome di una dozzina di disabili che si sentono danneggiati dalla decisione del Comune. Da disabile costretto sulla sedia a rotelle l'avv. Allegra comprende perfettamente il disagio e l'umiliazione di sentirsi ignorati per di più in un diritto preciso previsto dalla legge. Sulla questione del regolamento comunale ha tutt'altra opinione rispetto all'assessore: il Comune ha l'obbligo di assistenza ai disabili. Se ci basiamo sui precedenti in questa materia dovremmo dire che la sospensione ad esempio dei tempi di laboratorio ai disabili mentali o agli autistici, decisione che costringe un'ottantina di ragazzi soltanto a Vicenza a vivere confinati nelle varie residenze, è una sospensione che suona con timbri drammatici anche in questo caso perché la tendenza a ridurre e magari ad annullare è l'opzione più semplice e adottata. In questo caso però, come dice Mario Allegra, c'è prima di tutto l'obbligo del Comune a rispondere alla diffida: "È chiaro che se ci hanno ignorati prima ora debbono darci una risposta. Per noi si tratta del primo passo per ottenere il rispetto da parte dell'amministrazione di un nostro diritto. Nel caso che la cosa si allunghi arriveremo fino alla richiesta di un risarcimento del danno perché il danno effettivamente c'è. Omissione di atti d'ufficio? No, per ora, ripeto, ci limitiamo a diffida e verifica che abbia efficacia, dopo di che passeremo eventualmente alla fase successiva anche se spero che tutto venga ripristinato. Se si vuole risparmiare ci sono altri modi, non è certo negando diritti elementari come questo che si risolvono i problemi di bilancio...".
AIM IN DIFETTO DA SEMPRE- Tra le posizioni espresse dall'assessore Sala e che non piacciono al mondo dei disabili c'è il riferimento al progetto di Volontariato in rete che sta ottenendo dalla Regione un contributo di 140mila euro con i quali si dovrebbero ricomporre le tessere di questo complicato mosaico dei servizi scippati ad ognuno dei quali comunque alla fine potrebbe mancare qualcosa di fondamentale. Il dissenso rispetto a questo riferimento è totale. Riccardo Cagnes, presidente del coordinamento ComViH tra le associazioni rappresentanti le famiglie di disabili dell'ulss6, dice che come al solito un problema dei disabili, uno qualunque, fosse anche il meno importante, viene affrontato alla solita maniera: "Si taglia e si esclude, si ignorano le persone, ,si umiliano loro e le loro famiglie, non ci si ferma neppure un attimo a considerare come stanno effettivamente le cose e per scegliere la soluzione migliore, che non può essere certo questa sempre scontata e immediata: tagliare e basta. Don Giovanni non può più dire messa, tutti quelli che hanno un lavoro e non possono più muoversi ovviamente non ci stanno, tutti i disabili non ci stanno. Il fatto è che queste amministrazioni con le quali i disabili lottano da sempre, dovrebbero almeno ricordarsi di far parte di una realtà ulss che le accomuna e le pone dentro una logica di diritti/doveri a cui non ci si può sottrarre. Il pullmino/taxi che AIM metteva a disposizione come servizio di trasporto era un dovere dell'amministrazione e un diritto dei disabili, perché tra l'altro AIM non ha mai adeguato i suoi mezzi normali alla legge sul superamento delle barriere".
IL VONTARIATO NON RISOLVE- Ultimo punto giudicato addirittura offensivo dai disabili è quello che riguarda l'eventuale affidamento del servizio trasporto disabili ad un non meglio identificato corpo di volontari. Colombo, Cecchetto, Cagnes dicono tutti assieme che fino a prova contraria un servizio di trasporto svolto e organizzato per un calendario di passaggi regolari e costanti almeno cinque giorni la settimana dovrebbe basarsi come si è basato finora con i pullmini/taxi sulla sicurezza che alla chiamata corrisponde una risposta immediata. Cagnes: "Come fanno a pensare al volontariato che di per sÈ è precario e non può assicurare regolarità? In questo caso gli utenti del servizio hanno bisogno del trasporto per questioni di lavoro per cui non è pensabile che la soluzione possa essere di certo quella della convenzione progettata con la Regione". Qualcosa che non va c'è evidentemente già nell'approccio della questione da parte del Comune. Certo è che tra la diffida dopo la sospensione e l'eventuale ripresa dei servizi non potranno passare tante settimane: il rischio concreto è quello di compromettere la posizione di lavoro di tante persone che hanno la sola colpa di non potersi spostare da sole. Vale la pena?
nr. 04 anno XX del 31 gennaio 2015