NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Un vincitore e quanti vinti?

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Un vincitore e quanti vinti?

RENZI_-_MATTARELLA (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Sergio Mattarella è il nuovo Presidente della Repubblica. Persona per bene, nessun scheletro negli armadi, sicuramente grande conoscitore della Costituzione, politicamente assente dalla scena da anni ma non per questo digiuno delle cose politiche. Già, in passato ministro e vice presidente del Consiglio. Cattolico, persona riservata e schiva, colto. Probabilmente non molto ferrato in rapporti internazionali, ma essendo intelligente e attento, sensibile, non tarderà di farsi una cultura in merito che, se privo di esperienze, sarà anche meno condizionata dalla miriade di “informazioni artefatte” dalle quali è sommerso il mondo globale. Il Premier Matteo Renzi, con un colpo da maestro (?) è riuscito a indicarlo prima, farlo eleggere poi al quarto scrutinio e con un suffragio di voti notevole, sfiorando, ma proprio sfiorando, il quorum che sarebbe stato sufficiente per fare eleggere un presidente in prima votazione. Renzi, in questa partita, risulta agli occhi di molti come l’unico vincitore e, sotto il profilo della “battaglia presidenziale”, è così di certo. Aveva dietro le spalle un partito, il PD, diviso, con una giovane minoranza combattiva sostenuta, suo malgrado, da vecchie personalità con vecchi rancori e qualche spirito di vendetta. Sempre a Sinistra tentava un varco, e non solo legato alla vicenda presidenziale, SEL con un Vendola determinato a cacciare il NCD dal Governo e occuparne lo spazio poltronato. Inoltre una CGIL, con varie sfumature, non rinunciava a creare problemi e a minacciare di scendere in piazza. A destra il fantasma del Patto del Nazzareno pareva garantire il Presidente Berlusconi nelle sue aspettative e contemporaneamente diveniva l’oggetto della contesa interna mettendo l’arma in mano al giovane arrabbiato on.le Fitto.

ALFANO (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)L’alleato Alfano, segretario del NCD e Ministro degli Interni, dopo aver intessuto rapporti stretti con Formigoni e Casini, tentava di mantenere acceso il forno governativo e contemporaneamente di portare un po’ di legna al forno berlusconiano. Salvini, Melloni, Grillo, altri giocavano partite solitarie. Un quadro generale disordinato e in fibrillazione BERLUSCONI (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)dove Renzi doveva navigare a vista e dove non mancavano i più impensabili scogli. Facendo un passo, lungo passo indietro, riporto alla mia memoria un ragionamento che da una ventina di anni si è insinuato nella mia testa ed è andato via via costruendo una sua struttura: tutto lo sforzo che il Paese ha fatto per rendere operativo il concetto costituzionale del “decentramento e partecipazione”, e questo da circa la fine degli anni”60 inizio anni “70 del secolo scorso, è stato oggetto di demolizione cercando, e in gran parte riuscendovi, a riportare tutto il potere decisionale al centro. Cioè nella città dei Palazzi del Potere. La formula adottata è quella della “efficienza” usata come un ariete, ma in realtà fatta più di slogan che di effettivo miglioramento della macchina statale. Uno degli ultimi baluardi del decentramento rimane l’istituzione della regione, che comunque è sotto attacco.

MATTEO_RENZI (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)L’accusa che viene rivolta a Matteo Renzi è che, in modo spregiudicato, ha deciso tutto lui. Sempre in nome del risultato, effettivamente positivo per quanto è dato di sapere e di sperare, con la nomina del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

MATTARELLA (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Gli alleati di Governo e l’alleato provvisorio del patto del Nazzareno, altri ancora, parlano di sconcerto forte per il metodo usato da Renzi: aver posto un dictat, dopo aver operato all’interno del suo partito e ricevutone il consenso, solo in un secondo momento abbia comunicato il nominativo del futuro presidente senza possibilità di scelta alcuna. Insomma prendere o lasciare. Certo un argomento di tutto rispetto ma a mio avviso lo stesso fatto avrebbe dovuto essere letto in modo diverso. E’ vero che se la scelta fosse stata affidata ai riti del passato probabilmente sarebbe stata vissuta con un eccesso di vischiosità scarsamente operativa. Ma è altrettanto vero che tutta l’operazione è stata svolta, furbescamente al di là dell’ottimo risultato, sul terreno di una affermazione centralistica del diritto di scelta. E questo non è un elemento trascurabile. Appare essere un atto estremamente individualista. Lo stesso Presidente Mattarella, nel suo discorso di investimento, ha accennato all’indebolimento della democrazia proprio sul terreno della partecipazione. Mi è parso un passaggio delicato ma indispensabile per definire la prospettiva di questo mandato presidenziale. Non è negabile che a Matteo Renzi questa vicenda gli assegni la palma della vittoria ma, a mio avviso, è una vittoria che comporta non pochi problemi. Primo tra questi il prezzo, politico, che la minoranza del PD pretenderà sicuramente di farsi pagare in termini di modifiche alle sue proposte di riforma. Richieste che, d’altra parte, gli sarà difficile da soddisfare senza mettere in difficoltà la tenuta dell’attuale compagine governativa. Riguardo il Patto del Nazzareno, legati appunto alle riforme, vi è da recuperare il rapporto con FI e quindi con Berlusconi che pare essere uscito umiliato dalla vicenda presidenziale.

VENDOLA (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Un ulteriore problema lo rappresenta il NCD che, a quanto dicono gran parte degli osservatori politici, sta dissolvendosi. Credo che Alfano, seppur messo in difficoltà nei confronti sia di FI sia di parte del suo movimento, non potesse fare che quel che ha fatto, cioè votare il Presidente Mattarella. Il non farlo significava la crisi di governo e, in tempi normali, questo non sarebbe stato un grande problema. Altre forze politiche potevano sostituire il NCD e consentire un secondo governo Renzi. Ma in questo caso specifico l’uscita del NCD avrebbe con molta probabilità fatto sì che il governo si spostasse tutto a sinistra e che l’interlocutore-alleato di Renzi divenisse Vendola e il SEL.

SACCONI (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Conosco da decenni Maurizio Sacconi e so che è uomo di valore e di valori, ma in questo momento fa prevalere i sentimenti, onorevoli ma impraticabili se si vuole salvaguardare una Italia moderata e moderna. La strada del NCD è praticamente ridotta ad un strettissimo sentiero impervio ma un compito può ancora svolgerlo. In effetti è un sacrificio, quasi un suicidio, ma è anche una scelta per la quale ci vuole molto coraggio, determinazione, senso profondo dello Stato. Resistere al fianco di Renzi per quanto difficile possa essere fino al momento del voto per il rinnovo del Parlamento. Ma i problemi non si fermano alle più che probabili rivendicazioni della minoranza interna dal PD. Va tenuto conto della posizione della CGIL ma anche dell’incalzare che farà il Sel di Vendola. Il problema principale, centrale, è quello legato alla crisi economica che la gente non accetterà più letta solo sul terreno della salvaguardia delle banche e della tenuta dell’euro, oppure a livello degli 80 euro elargiti ad alcuni settori deboli. Matteo Renzi dovrà rapidamente dimostrare che è in grado di invertire la rotta e “far crescere” veramente le buste paga e le pensioni modeste. Ora il rischio, per il Premier, è che avendo stabilito che è praticamente solo al comando, sarà anche solo nella responsabilità della eventuale mancata realizzazione delle riforme e del rilancio economico.

 

Mario Giulianati

 

nr. 05 anno XX del 7 febbraio 2015 



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