Colpisce il fatto che vi siano soggetti, in Italia, che esaltano la Costituzione in ogni e qualsiasi situazione generica, ma poi non esitino a ignorarla nelle questioni specifiche. Da anni, non solo negli ultimi anni, vi è una specie di parola d’ordine, spesso trasversale ai partiti e movimenti politici, che esalta, a parole, la partecipazione popolare alle scelte del governo nazionale e a quelli locali. In realtà è più un fatto strumentale che di concreta ricerca ad una autentica partecipazione.- Nel migliore dei casi è un atteggiamento ideologistico e del tutto diretto più a catturare l’attenzione, e la capacità di organizzazione, di gruppi specifici, piuttosto che la ricerca di strumenti autentici di partecipazione. In realtà tutta una serie di provvedimenti legislativi e normativi, da anni a questa parte hanno ridotto di molto la partecipazione popolare e hanno creato sistemi che puntano a concentrare sempre più in poche mani la gestione, autentica, del potere e anche del contropotere. E ogni volta che questo è accaduto è stato presentato come un progresso, un miglioramento del sistema, cosa che è solo, in realtà, apparenza e assai scarsamente sostanza. Anche a Vicenza è avvenuto questo e sta avvenendo ancora una volta e sempre in nome della democrazia, della partecipazione, della efficienza, della condivisione ecc. Ma con un ben diverso obiettivo: quello di far si che l’esercizio del potere locale, sia mantenuto sempre all’interno del sistema di parte. Dopo la stesura avvenuta nella passata legislatura, sempre a conduzione Variati, ora si passa alla normativa applicativa dello Statuto Comunale.
Si torna ad affrontare, con spirito alquanto demagogico e, me lo permetto, anticostituzionale, la questione del referendum che in Vicenza dovrebbe avere, in nome di una avanguardia democratica, caratteristiche tali da mettere in condizioni pochi a controllare i molti - Vi è chi, nella attuale maggioranza dice che è un atto di coraggio quello di “di istituire il quorum zero per il referendum consultivo a cui lo statuto affianca anche il propositivo, abrogativo e abrogativo – propositivo” (Vicenza Piu’). Personalmente lo ritengo un atto di incoscienza se non addirittura di arroganza politico-amministrativa. Comunque anticostituzionale. Infatti l’art. 75 della Costituzione recita: “È indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge…”. Quindi solo per azioni di abrogazione ma non per atti propositivi. E ancora: “La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi”. Quindi il quorum zero è un atto nettamente anticostituzionale. Fare riferimento a legislazioni esistenti in altri Paesi, sicuramente democratici, non cambia la natura di un atto che per la nostra Magna Carta è sicuramente contrario alla legge. Il signor vicesindaco e assessore alla crescita Jacopo Bulgarini D'Elci, scrive sempre Vicenza Piu’, “affiancato dal consigliere comunale Valter Bettiato Fava presidente della commissione Affari istituzionali, ha presentato a Palazzo Trissino il nuovo regolamento degli istituti di partecipazione” e dichiara "Il senso del nuovo regolamento è il quorum zero un lavoro importante della Commissione, come avvenuto per il Consiglio degli stranieri, per completare due lasciti del precedente mandato amministrativo: un'innovazione storica e all'avanguardia in Italia…”. Che vi sia in Italia una tendenza da parte di molti comuni di abbassare il quorum referendario, è noto da tempo, e che entro un certo limite, questo possa anche risultare di un qualche interesse, ma solo come spinta verso un Parlamento che decida finalmente di imboccare la strada della revisione dell’art. 75, è anche comprensibile. Giungere alla scelta di indicare come legittimo il quorum O è indubbiamente un atto di estrema negazione dello stato di diritto. Prosegue il vicesindaco “…con questo strumento ora sarà fondamentale la partecipazione, deciderà solo chi partecipa, come avviene per le elezioni"e ancora “Il quorum zero sancisce una forte spinta alla partecipazione e spinge quindi i contrari al referendum a votare piuttosto che preferire l'astensione: sono previsti, per questo motivo, i comitati contrari al referendum”. Questa dichiarazione è esattamente una negazione totale dello spirito della Costituzione. La partecipazione popolare a una qualsiasi forma di gestione pubblica, è un fatto di crescita culturale, quindi nasce dalla creazione non strumenti per l’ abbassamento del livello numerico di partecipazione, ma tramite strumenti di sensibilizzazione, quindi di crescita culturale della società.
Va anche detto che questa formula, così decantata, svolgerà un ruolo esattamente contrario a quello che viene dichiarato essere l’obbiettivo da raggiungere: un aumento della partecipazione. Fungerà, al contrario, quale nuova spinta verso l’abbandono della partecipazione che rimarrà in balia di gruppi, magari limitati numericamente, particolarmente organizzati ma non per questo altrettanto rispettosi del concetto democratico del rapporto di maggioranza e opposizione. Tutto questo, ripeto, nel migliore dei casi, ha un forte sapore demagogico, rivela il desiderio di stupire ma non di costruire una società migliore. Preferisce, questa Amministrazione e i suoi esponenti il “rumore” piuttosto che una seria equilibrata positiva evoluzione.
nr. 18 anno XX del 9 maggio 2015